Comunali, primo confronto tra candidati A dividere la platea migranti e mobilità

«Sono orgoglioso di essere il sindaco di una città finalmente viva rispetto a chi voleva ridurla una palude. Guardi don Corrado, la città è viva». A scaldare e dividere contemporaneamente, con fischi e applausi, è Leoluca Orlando, sindaco in carica e in corsa per la sua riconferma che, con queste parole, ha indicato la sala gremita di gente del teatro Ranchibile don Bosco. Qui, alla presenza dell’arcivescovo Corrado Lorefice, si è svolto un confronto aperto tra i candidati alla poltrona di primo cittadino per le prossime amministrative. L’iniziativa, organizzata dalla Rete sinodale della comunicazione (Cec) è stata preceduta da qualche polemica su facebook per l’esclusione di un candidato, Tony Troja.

«Speriamo che questo sia il primo di tanti confronti, lo prendo come un invito, Palermo ha bisogno di ritrovare un senso di comunità, e chi meglio dell’Arcidiocesi può essere l’interprete?», ha esordito il leader de I coraggiosi, Fabrizio Ferrandelli, arrivando al teatro. A ciascun candidato sono stati riservati dieci minuti di tempo, dopo una premessa di Lorefice che ha subito sgombrato il campo sull’opportunità della sede e del coordinamento dell’iniziativa: «Il vescovo non è un politico e neanche un portatore di interessi. L’orizzonte di ogni politica autentica è il bene comune che si trasforma in un appello alla solidarietà – ha detto – Occorre assumere uno sguardo dal basso sulla città a partire dalla marginalità e dalle sue fragilità. Bisogna stare dentro la città, percepire i suoi drammi, dare voce a chi non ha voce. La democrazia è ascolto delle ragioni di ciascuno. Per questo siamo qui».

Poi l’arcivescovo si è commosso fino alle lacrime ricordando don Pino Puglisi: «In questi miei 16 mesi a Palermo ho imparato a conoscerla, ad amarla e a diventare palermitano – ha detto – godendo della sua bellezza, soffrendo e indignandomi per ogni furto della dignità che si consuma, viviamo spesso con un basso senso civico, una grande sfiducia nelle istituzioni alimentata dalla presenza invasiva della criminalità mafiosa». Tutti, nessuno escluso, hanno apprezzato l’intervento di Lorefice, citandone alcuni passaggi, ma quando a prendere la parola è Orlando, la platea si spacca tra contestazioni e applausi. Il sindaco cita le cifre del bilancio confrontandolo con i debiti delle altre capitali (Roma oltre un miliardo, 4 miliardi Milano, ndr). «È una città virtuosa, è il miglior bilancio delle città italiane», ha detto. «Siamo ricchi e non lo sappiamo», si è sentito tra i fischi.

Mobilità e migranti i temi più divisivi, per tutti. «Volete davvero che mi commuova di fronte all’estetica del tram? – ha detto il professore – . Saranno i progettisti a suggerire le forme estetiche adatte su via Libertà. Il tram per me serve perché chi sta a Borgo Nuovo non dice più scendo in città. Il piano regolatore che abbiamo immaginato è a consumo di suolo zero, al contrario di altri. La verità è che abbiamo rotto l’isolamento. Se non hai una visione finisci in mano al primo farabutto che passa».

«Io ho una visione che non contempla il tram in via Libertà o a Mondelloha detto Ferrandelli strappando applausi alla platea – questa città ha avuto troppi cantieri, è stata ostaggio del traffico, non possiamo permetterci ulteriori costi di infrastrutture, meglio investire in bus elettrici che costano molto meno». «Del tram al palermitano non ne può frega de meno, manca la luce nelle periferie» – ha detto Ismaele La Vardera – «Io uno senza esperienza? Se quello che lo sapeva fare ci ha portato a questo punto…». Più volte La Vardera, appoggiato dalle liste Noi con Salvini e Fratelli di Italia, ha sostenuto di voler amministrare il Comune «come un buon padre di famiglia» ma quando accenna all’inchiesta del procuratore di Catania sulle Ong accusate di lucrare sui salvataggi in mare viene fischiato e contestato con cori di vergogna. «Non nascondiamoci dietro la retorica e il falso perbenismo – ha aggiunto – ben venga Palermo capitale dell’accoglienza, ma prima si deve pensare ai bisogni dei palermitani». Dal canto suo, il candidato pentastellato Ugo Forello cerca di discostarsi dalle posizioni che hanno finora contraddistinto il M5s: «Il salvataggio dei migranti è un dovere irrinunciabile e verrà garantito nelle prossime amministrazioni ampliando i poteri della consulta delle culture e delle associazioni anti tratta». Fuori dal coro l’indipendentista Ciro Lomonte, che sostiene la necessità di un assessorato alle politiche familiari, per poi fare cenno all’edilizia: «Questa città è costruita male ed è destinata a crollare. Tutte le case sono a rischio, basta guardare i balconi. Dobbiamo avere il coraggio di fare dei piani regolatori per modificare il sistema viario». Poi l’affondo finale: «Noi riteniamo che mafia e Stato italiano siano sinonimi. Tutti i partiti ci hanno trattato come colonia». Ultima per sorteggio è stata Nadia Spallitta, che ha proposto una «Biennale del cinema del Mediterraneo, orti urbani e parchi – ha detto la candidata dei Verdi – ma anche misure contro la povertà. Troppo poco è stato fatto a Palermo per creare posti di lavoro, pur avendo gli enti locali strumenti come quelli offerti dai fondi europei».


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