«Sono almeno vent’anni che quando c’è un’elezione al Comune di Palermo da alcuni ambienti si ipotizza un mio diretto coinvolgimento». E anche questa volta, dopo le riluttanze di Fabrizio Ferrandelli, a saltare fuori era stato il nome di Gaetano Armao. L’avvocato, già assessore regionale all’Economia del governo Lombardo, sembrava dover essere il prescelto per guidare il Centrodestra unito nella sfida contro il Centrosinistra di Leoluca Orlando e il Movimento cinque stelle per la poltrona più importante di Palazzo delle Aquile. Questo almeno secondo quanto fatto intendere dal fronte guidato da Gianfranco Miccichè e Saverio Romano, in cerca di un leader spendibile. Non è da escludere che il nome dell’autonomista fosse saltato fuori per mettere pressione allo stesso Ferrandelli, che solo venerdì ha sciolto le riserve. Vero è comunque che questa possibile discesa in campo non avrebbe posato su fondamenta stabili, visto che sarebbe stata tirata fuori senza interpellare il diretto interessato, sempre più concentrato nel proprio progetto verso le Regionali.
«Non posso che essere lusingato per il pensiero – spiega Armao – Ma non ho mai detto una parola riguardo alla mia candidatura. E io quando devo fare un’azione pubblica la faccio, da questo punto di vista non sono particolarmente timido». E ancora: «Se i partiti e i movimenti di un Centrodestra ampio, che raggruppi i moderati avessero un progetto con una larga convergenza, potrei valutare l’ipotesi. Ma non mi pare che ci sia questa prospettiva, dunque continuo a battermi per la mia Sicilia e penso alle Regionali». Centrodestra compatto che, secondo l’avvocato, non corrisponde a quello che si è stretto attorno al candidato Ferrandelli. «Da quello che capisco un pezzo del Centrodestra dissente da questa prospettiva e quindi sarà un problema di chi gestisce queste cose a Palermo» continua Armao.
Ben diversa è la situazione che riguarda la corsa verso palazzo d’Orleans alla quale, stavolta sì, Armao parteciperà, dopo avere raccolto l’invito a candidarsi da parte del Movimento nazionale siciliano: compagine a vocazione indipendentista, ma non lontana dalle idee – appunto – del Centrdosestra. «Spero – continua ancora – che sulla regione questo progetto si possa costruire: abbiamo un dialogo con Musumeci, un dialogo con Angelo Attaguile. Se si faranno le primarie potrà esserci un confronto leale che consenta a tutte le forze che si oppongono al governo Crocetta di confrontarsi nuovamente con la gente, i paesi, i territori. Una grande opportunità che potrà certamente condurre all’individuazione unitaria di un candidato con programmi sicuri e certi».
Perché, almeno a livello regionale, il nome da combattere sarà quello del presidente uscente, Rosario Crocetta, in attesa di sapere se il Centrodestra farà effettivamente delle primarie, a cui lo stesso Armao intende partecipare, e che tra le fila della controparte il Pd scopra le sue carte. «Mi pare che così come sta avvenendo per le vicende finanziarie di Regione e Comune, ci sia una sinistra che cerca di dissimulare i ruoli: il Pd ha un ruolo centrale al governo regionale e in questa città. I rapporti con Orlando sono sempre stati conflittuali, ma così come un fiume carsico si ingrottano alla fine non possono non venire alla luce, listone o meno.
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