Comiso, l’ex base Usa in concessione al Comune «Ora vogliamo realizzare una grande area cargo»

La ministra della Difesa Elisabetta Trenta ha presenziato questa mattina a Comiso alla firma dell’atto ufficiale di cessione della zona Usaf, un tempo gestita dagli americani, dell’ex base della Nato alla Regione. La cerimonia si è svolta all’interno dell’aeroporto Pio La Torre e ha sancito il passaggio dell’area dal ministero della Difesa al Demanio della Regione siciliana e da questa, in concessione per 40 anni, al Comune di Comiso.

Si conclude così il processo di trasferimento delle aree interne all’aeroporto di Comiso, dal ministero della Difesa alla Regione e contestualmente al Comune di Comiso. «Partiamo da lontano e siamo arrivati da poco, ma l’attività di oggi è pienamente rispondente alle finalità di questo governo». Sono le prime parole della ministra. «Il nostro intento è mettere al centro il cittadino anche nella Difesa. Ogni volta il cittadino vedeva una infrastruttura o una parte di territorio, utilizzata dalla Difesa, aveva la percezione di un bene che gli fosse stato tolto. Ora lavoriamo ad un nuovo rapporto di supporto reciproco con città, imprese, territorio e università.  Sono orgogliosa di avere portato avanti questo progetto, lavoriamo al riutilizzo intelligente di aree non utili alla Difesa e fare ciò ci impone un continuo confronto con i territori, dall’utilizzo condiviso alla cessione di spazi». 

È stato il generale Giancarlo Gambardella a delineare il percorso effettuato dal ministero della Difesa per giungere alla cessione del’ultima parte dei terreni e di struttura. «Una giornata che ha valore storico – ha affermato – il patrimonio immobiliare della Difesa consta di cinquemila immobili di natura diversa, da aree addestrative a poligoni a caserme: un patrimonio rilevante che partiva da 7.500 beni e che ha imposto alla Difesa un percorso di razionalizzazione complesso». E tra questi anche gli aeroporti, come quello di Comiso. «La parte del dicastero della Difesa, originariamente constava di 192 ettari e già 107 erano stati trasferiti in possesso dalla Difesa alla Regione a settembre 2011 – spiega Gambardella – che include ovviamente anche la pista. Oggi viene trasferito il possesso dell’area che viene detta ex Usaf. Il sedime è di circa 85 ettari con circa 600 immobili di varia natura suddivisi in cinque zone: la prima è una zona residenziale che era destinata alle famiglie dei militari; la seconda era la zona ricreativa con circoli, palestre etc. La zona 3 era destinata alla logistica, ai magazzini, la quarta zona era destinata agli alloggi del personale senza famiglia al seguito e la zona 5 era la cosiddetta zona bunker». 

Con la cessione alla Regione e il successivo passaggio al Comune di Comiso in comodato si chiude un processo iniziato da diversi anni e si apre una prospettiva di sviluppo sulla quale c’è grande attenzione. «È il momento di sollecitare la politica affinché si metta subito in moto – commenta la sindaca di Comiso, Maria Rita Schembari –  Noi abbiamo già inviato la nostra candidatura alla Regione affinché’ la rappresenti al ministro delle Infrastrutture. Chiediamo che questa venga riconosciuta come una zona Zes, zona economica speciale, perché nessun aeroporto del Meridione d’Italia ha un’area del genere e proprio per questo è possibile attirare investimenti ed investitori anche nella prospettiva della realizzazione di un’area cargo importante». D’accordo su questo scenario anche Giancarlo Cancelleri, deputato M5s dell’Ars. «Ora comincia la battaglia locale, uno scalo merci sarebbe importantissimo, perché siamo al centro del Mediterraneo. Ma ora serve un’azione regionale per un’agenzia unica per gli aeroporti siciliani».

Secondo l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone «si definisce un percorso per aprire un nuovo scenario di sviluppo e di implementazione, di nuove occasioni per il Sud Est della nostra Isola. L’aeroporto di Comiso è assolutamente strategico e il presidente della Regione Musumeci lo ha affermato più volte. Deve però interagire con quello di Catania; le due infrastrutture non possono essere disgiunte ma devono lavorare in grande sinergia: questa è stata la nostra richiesta ai vertici della Sac, la società di gestione dell’aeroporto di Catania».

Piero Burrugano

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