Economia

In Sicilia agrumi più piccoli a prezzi più alti. Coldiretti: «Il 2023 è un anno nero per l’agricoltura»

Tanto caldo, assenza di piogge ed eventi atmosferici sempre più estremi. «Il 2023 è un anno nero per l’agricoltura». Parola di Andrea Passanisi, presidente di Coldiretti Catania che fa il punto della situazione attuale in Sicilia del comparto. Alte temperature, sommate alla mancanza di precipitazioni, starebbero compromettendo la produttività e lo sviluppo vegetativo delle piante. L’esperto fa la conta dei danni, evidenziando la situazione di due prodotti simbolo dell’Isola in tutto il mondo. «I limoni non sono ancora pronti – spiega a MeridioNews – e vengono raccolti in maniera sporadica, frammentata, con un ritardo che compromette il flusso commerciale». Stesso problema anche per le arance che avranno un calibro più piccolo rispetto al passato. Ed è proprio su questo punto che si dovrebbero concentrare gli sforzi per sensibilizzare i consumatorI.

«Dobbiamo acquistare il prodotto italiano sebbene le dimensioni siano piccole – prosegue Passanisi – per supportare la nostra terra e la nostra storia». Danno non solo economico ma anche morale. Dietro una pianta ci sono anni di lavorazione e di programmazione su come andrà un’annata. Ma le previsioni non bastano «se poi arrivano 50 gradi, c’è siccità e si perde parte del raccolto o lo stesso non è adeguato». Così, con una reazione a catena su tutta la filiera, rispetto alla stagionalità precedente si registrano danni del 20-30 per cento di produzione in generale. E il risultato si concentra, in ultima battuta, sul prezzo. «Il frutto più piccolo costa di più – spiega il presidente di Coldiretti – poiché quando non piove il contadino irriga attingendo alle proprie risorse idriche messe da parte».

Come si può provare a risolvere una situazione che sembra sempre più compromessa? Passanisi lancia un appello alla politica siciliana affinché si possa intervenire con un piano strategico di manutenzione delle dighe e di raccolta dell’acqua. «Le bombe d’acqua che si presentano facendo danni potrebbero essere sfruttate trattenendo l’acqua nelle dighe, per poi distribuirla tramite il consorzio di bonifica che, tuttavia, non è efficiente e necessita di una manutenzione straordinaria. La politica – conclude Passanisi – dovrebbe riconoscere che quell’acqua è preziosa e va conservata». Un quadro di speranze costanti in cui si spera possa arrivare una boccata d’ossigeno dal piano idrico regionale che l’assessorato all’Agricoltura ha inviato a Roma. Sulla carta sono previsti 28 interventi per un importo complessivo di 846 milioni di euro che dovrebbero essere distribuiti tra i consorzi di bonifica della Sicilia occidentale e orientale, il dipartimento Acque e Siciliacque.

Chiara Gangemi

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