Sedeva su un trono simile a quello di Tony Montana, il protagonista di Scarface. William Alfonso Cerbo era la mente di un sistema nazionale di società di comodo dal valore di 65 milioni di euro ed è stato arrestato questa mattina. Dal noto film trae il nome l'operazione condotta dalla Direzione distrettuale antimafia etnea e dalla Guardia di finanza, che ha portato a sedici arresti tra i vertici del clan dei carcagnusi, oltre al sequestro dei due noti locali etnei. Arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa un luogotenente della Gdf, Francesco Caccamo, mentre è tuttora ricercato il capo clan Nuccio Mazzei
Clan Mazzei, sequestro da 65 milioni Sigilli a Moon Beach e Sessantanove Lune
Si era fatto creare un trono con le sue iniziali e aveva in progetto la costruzione di una villa identica a quella del personaggio cinematografico Tony Montana. William Alfonso Cerbo, uno dei membri al vertice del clan Mazzei, detti carcagnusi, è al centro dell’operazione che ha portato oggi a sedici misure di custodia cautelare per associazione mafiosa, bancarotta fraudolenta, intestazioni fittizie e sequestri di società e beni immobili per oltre 65 milioni di euro. L’indagine prende il nome proprio dal film Scarface di Brian De Palma. Tra i locali e le attività sequestrate, le note discoteche Moon Beach e Sessantanove Lune, insieme a 31 immobili, 13 fra auto e moto, e a undici società sparse per il territorio italiano. Loperazione è stata coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e dalla Guardia di Finanza di Catania, con l’ausilio del Servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata.
A Catania sono stati tratti in arresto alcuni dei componenti di punta del clan mafioso: oltre a Cerbo, William Alfonso, la custodia cautelare in carcere è stata disposta per Gaetano Cantarella, Francesco Ivano Cerbo, Grabirele Di Grazia, Michele Di Grazia, Angelo Finocchiaro, Carmelo Panebianco, e due cosiddetti prestanome Cirino D’Assero e Luigi Zennaro. Coinvolto anche un luogotenente della Guardia di Finanza etnea, Francesco Caccamo, «per il contributo causale che forniva all’associazione, sia in operazioni antidroga che facendo sorveglianza, in particolare alla discoteca Moon Beech. E’ accusato di concorso esterno e ora in custodia cautelare in carcere», spiega Roberto Manna, comandante della Gdf etnea. I fatti si riferiscono al 2012. Un risultato che il procuratore della Repubblica di Catania Giovanni Salvi definisce «di rilevo, anche se doloroso, visto il coinvolgimento di un finanziere», con l’unica nota che riguarda il mancato fermo a quello che è attualmente il capo clan «Nuccio Mazzei, il cui ruolo apicale è stato sottolineato da molte intercettazioni telefoniche».
Cerbo William, in particolare, era la mente operativa nella costituzione di una rete di società a livello nazionale, «strutture societarie che avevano operatività reale, dall’edilizia all’ecologia, che effettuavano acquisti salvo poi non onorare i debiti, generando bancarotte fraudolente – spiega Manna – Chi chiedeva documenti fiscali veniva minacciato». Cerbo, definito «un punto di riferimento del clan per le sue competenze dal punto di vista imprenditoriale», aveva un comportamento «sopra le righe», stigmatizzato anche dalla madre dello stesso, Letteria Di Paola, intestataria fittizia della discoteca Sessantanove Lune, mentre una della società gestite dal clan, la Edil Mascara spa, era intestata per il 50 per cento a Klizia Cerbo. Una vita spregiudicata, che ha attirato le attenzioni degli inquirenti. «Da sottolineare l’alloggio da sessantamila euro mai onorato nell’hotel Parco dei principi di Roma, intestato alla società Nicastro costruzioni spa, e l’acquisto di una Porsche da parte della Agricola Retina spa. Le due società avevano rispettivamente un milione e mezzo e 400mila euro di debito». Le altre ditte sotto sequestro sono Zenith Industries, Agricola Reatina, Nicastro Costruzioni, Eurostese, Ecologica 2000, Civico Otto, Prostaff e Cosmelia.
L’intera operazione trae origine dalle attività svolte nellindagine Reset che, nel novembre del 2013, aveva portato allarresto di 24 componenti del clan Santapaola, il cosiddetto Gruppo della Stazione. In quel contesto erano emersi specifici elementi che hanno portato a ricondurre alcune attività economiche, tra cui la nota discoteca catanese Boh, alla famiglia mafiosa dei Mazzei.
Un distinto filone investigativo, collegato alloperazione Scarface, ha fatto emergere le posizioni – estranee alle vicende mafiose del clan di cinque finanzieri in servizio a Catania. I militari, nei cui confronti è stata disposta la misura degli arresti domiciliari, si sono resi responsabili di false attestazioni e omissioni nel corso di unoperazione di polizia giudiziaria a contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti.