Clan Cappello affittava piazza di spaccio a ex calciatore «Non mi nascondo. Il sabato vendevo 200 palle di coca»

Una piazza di spaccio al Tondicello della Playa utilizzata come fondo cassa del clan Cappello-Bonaccorsi. Con i proventi della vendita di cocaina e marijuana in parte destinati al mantenimento di alcuni boss di primo piano. Il resto dei guadagni li avrebbe messi in tasca Nunzio La Torre. L’ex centrocampista del Calcio Catania, con una stagione nel Cagliari in serie A, che quella piazza di spaccio la gestiva in affitto e con la presunta complicità del figlio Sebastiano. La ricostruzione è quella contenuta nelle carte dell’inchiesta Piazza pulita della procura di Catania. La Torre, che è accusato di associazione mafiosa, avrebbe versato al clan circa ottomila euro al mese, poi scesi a duemila nel periodo in cui l’ex calciatore era agli arresti domiciliari.

Ci sono detenuti in difficoltà e stiamo levando due punti 

Tra i principali accusatori c’è Salvatore Bonaccorsi, figlio del boss Concetto – entrambi collaboratori di giustizia – e un pusher di piazza Caduti del Mare. Le dichiarazioni di quest’ultimo avrebbero chiarito la posizione di La Torre durante il periodo ai domiciliari del parente. C’è poi una lunga intercettazione ambientale risalente a ottobre 2017. Le voci, oltre a quella dell’ex calciatore, sono quelle di Simone Bonaccorsi e dei fratelli gemelli Fabio e Luca Santoro. Gli ultimi due finiti nei guai nell’inchiesta Gorgoni e ritenuti tra gli uomini più fidati del boss Massimiliano Salvo

Al centro della discussione finisce proprio la gestione dei proventi della piazza di spaccio. «Quello che voi dite mi sta bene», mette le mani avanti La Torre. Subito dopo Bonaccorsi cerca di centrare la questione ma, anche in questo caso, La Torre lo interrompe. «Ti stiamo spiegando perché ti vogliamo bene e sei un amico nostro, eri un altro ti avremmo detto “tu devi fare questo”». Subito dopo la discussione entra nel vivo: «Siccome ci sono detenuti in difficoltà, allora noi stiamo togliendo due punti». Riferimento, secondo la ricostruzione dei pm, alla percentuale di guadagno in più da versare alla cosca. «Te l’abbiamo data a 50, andiamo a 48. Alla fine sono 200 euro che ti stiamo togliendo ogni 100 grammi». 

Per La Torre non sarebbe «cambiato nulla», dall’altro lato l’ex calciatore avrebbe dato «una mano d’aiuto a qualche detenuto, a uno sofferente». In mezzo al faccia a faccia il presunto gestore della piazza di spaccio mette le mani avanti soltanto quando si tratta di avere rassicurazione sulla qualità delle forniture. «Non è perché uno ti leva due punti – diceva – gli porti la munnizza». «No, te la vieni a prendere tu», rispondeva Luca Santoro

L’intercettazione ambientale scatta anche una sorta di fotografia del giro d’affari che avrebbe avuto in mano La Torre. Specializzato nella vendita di cocaina, con un chiosco di famiglia poi chiuso perché base logistica dello spaccio. Il dettaglio emerge quando Bonaccorsi e Santoro spiegano di essere intenzionati a spostare a stretto giro una fornitura di polvere bianca. L’ex centrocampista è titubante: «Domani 100 palle – diceva – sabato 120 o 130, quando io invece il sabato toglievo 200 palle. Io ve lo dico perché io non mi nascondo». La Torre, si legge nei documenti, dava «assoluta disponibilità, purché rimanesse inalterata la qualità della sostanza stupefacente che gli fornivano». 


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