Si chiama A lu cielu chianau e parla della festa dell'Assunzione di Maria, un evento che catalizza l'attenzione di tutti i randazzesi. A realizzare il videodocumentario sono Mauro Maugeri e Daniele Greco, appena rientrati dalla laguna, dove hanno ritirato una menzione speciale data dalla giuria
Cinema, acesi vincono alla Mostra di Venezia Un corto per raccontare la festa di Randazzo
«Quella di Venezia è stata un’esperienza unica, è bello quando in un evento così grande viene data rilevanza a corti e documentari». Sono entusiasti Mauro Maugeri e Daniele Greco, i due registi etnei appena rientrati dalla Mostra del cinema di Venezia dove hanno ricevuto una menzione speciale della giuria al concorso I love G.A.I. (giovani autori italiani) per il cortodocumentario A lu cielu chianau. L’opera racconta la festa dell’Assunzione di Maria di Randazzo e le avventure dei bambini che la vivono in cima a una vara alta 18 metri.
«Siamo partiti dalla festa più che dal paese – racconta Mauro, originario di Aci Castello – anche se Daniele era già stato a Randazzo per un reportage fotografico e tra il 2012 e il 2013 abbiamo girato un documentario proprio lì». Nel raccontare la festa i due registi hanno voluto sottolineare l’aspetto dello spirito di comunità, per cui «tutto il paese, ogni anno, si mobilita per raggiungere uno scopo comune», dicono.
Spazio dunque all’identità di un popolo, sull’esempio del lavoro iniziato da Vittorio De Seta negli anni ’50. Quando «l’autore ha raccontato la Sicilia con un approccio estetizzante, unendo l’aspetto folkloristico con quello antropologico», spiegano.
La festa religiosa, quindi, come pretesto per raccontare una comunità. «Persone – dice Maugeri – che si dedicano al cento per cento a un evento e riescono a trovare un solo giorno dell’anno un momento per stare insieme». E questo vale per A lu cielu chianau – a cui hanno lavorato anche il montatore Antonio Toscano, la produttrice Giulia Iannello e il tecnico del suono Fabio Trombetta – come per i documentari girati quest’estate a Capizzi e a Santa Maria La Scala, raggruppati nel format nato nel 2014 Sicily folk doc, che riunisce la narrazione di più feste siciliane seguendo i cinque elementi. «La festa di San Giacomo di Capizzi ricorda la terra – chiariscono gli autori -, quella della Madonna della Scala l’acqua e quella di Randazzo l’aria».
A questi lavori – realizzati anche grazie a una raccolta di crowdfunding su Produzioni dal basso – se ne aggiungeranno almeno altri due, anche se i due 35enni non si sbilanciano sulle scelte future.
Chiusa la parentesi di Venezia si continua a lavorare, autonomamente come insieme. Resta saldo, infatti, il rapporto nato nel 2005 dopo il loro incontro al festival acese Magma, mostra di cinema breve. A quei tempi Daniele studiava Scienze della comunicazione a Roma e divideva un appartamento con altri acesi, tra cui Lorenzo Vecchio, fondatore della rassegna, scomparso durante l’ultimo anno di università. «Lo affiancavo quando lavorava ai suoi corti e ho imparato tanto da lui», ricorda Daniele.
Mauro, invece, che già da piccolissimo è entrato a contatto la telecamera del padre, cineoperatore della Rai, racconta di come «la passione di raccontare storie attraverso le immagini» si è trasformata prima in studio al Dams di Roma Tre e poi nel lavoro della sua vita.
Lo stesso scelto da Daniele, con cui continuerà a collaborare per raccontare ancora le feste religiose siciliane e le diverse comunità di pescatori o allevatori che le vivono. «Ognuna ha caratteristiche proprie che influenzano l’evento e in cui i cittadini si rispecchiano», conclude Daniele.