Chiosco villa Pacini, Catania bene Comune vs Balsamo «Inopportuno. Ora stop alle trattative e nuovo bando»

«Le dichiarazioni dell’assessore al Commercio Ludovico Balsamo circa l’affidamento del chiosco di villa Pacini alla stessa società a cui era stato confiscato, perché ritenuto nella disponibilità di persona sotto processo per mafia, sono inopportune». Non usa mezzi termini Catania bene comune. Il movimento di sinistra, in un comunicato pubblicato in mattinata, non ha gradito l’apertura di Balsamo all’ipotesi di riaffidare la struttura alla ditta individuale Francesco La Spina, che nel 2012 si aggiudicò – con un’offerta da 125 euro al mese – il bando di gestione, in virtù del quale la ditta aveva inoltre assunto la responsabilità della manutenzione della villa. Nel corso di quella gara, delegato da La Spina, si presentò a rappresentare l’azienda Orazio Buda, cugino del boss dei Carateddi Orazio Privitera, oggi alla sbarra nel processo scaturito dall’inchiesta Prato verde. Operazione che in un primo momento coinvolse anche Francesco La Spina, che secondo i pm era un prestanome dello stesso Buda. La sua posizione, però, venne stralciata in fase di indagini preliminari e poi archiviata

«Bisogna ristrutturare completamente la logica di affidamento dei parchi – dichiara a MeridioNews Matteo Iannitti – Quello che è accaduto a villa Pacini dà una dimostrazione. Noi, durante l’amministrazione Bianco, anche con una mobilitazione che ha riguardato tante associazioni, ci siamo opposti a un’ipotesi di regolamento che prevedeva che tutta la gestione dei parchi venisse appaltata a privati, che si sarebbero appropriati dei punti ristoro e in cambio avrebbero curato il verde. In questo senso, al di là di villa Pacini, c’è anche l’esempio, fallimentare, del boschetto della Plaia». Che fu affidato a un’azienda interessata a costruire un parco avventura. 

«A villa Pacini – prosegue il leader di Cbc – la manutenzione non funzionava. E noi abbiamo ricordato anche le tante denunce che, sul decoro del parco, avevano fatto Davide Ruffino e altri consiglieri di municipalità. Poi c’è un secondo tema. Qualora l’amministrazione facesse un passo indietro e costruisse un nuovo bando, ci sono decine di associazioni che hanno richiesto una valorizzazione della villa Pacini. A quel punto, secondo me – aggiunge Iannitti – avrebbe un senso che tutte le parti in causa si facciano carico di trovare un meccanismo per partecipare al rilancio dello spazio verde. Però, sia chiaro, nessuno può pensare di delegare la manutenzione del verde alla manovalanza di volontari, che in città hanno un ruolo diverso. E per quel servizio (la manutenzione, ndr) paghiamo abbondantemente le tasse». In questa ottica, i primi contatti tra le associazioni ci sarebbero già stati. 


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