“Ommi! Ma io non so leggere”. “Nessun problema, non è mai troppo tardi”. Non è un dialogo degli anni ’60 riferito alla celebre trasmissione del maestro Alberto Manzi, che dagli schermi televisivi sottrasse all’analfabetismo moltissime persone. È un estratto della versione in piemontese di Wikipedia, l’enciclopedia on line realizzata direttamente dagli utenti: il dialetto sta tornando di moda e chi non lo capisce deve adattarsi e consultare una sezione con le spiegazioni di base. E non è un’eccezione: il sito, lanciato in inglese nel 2001, ha almeno dieci varianti in varie parlate locali italiane.
Grazie anche alla Rete, il dialetto sta vivendo una seconda giovinezza. Il profilo tipico degli utenti, inoltre, fa presumere che le versioni dialettali di Wikipedia non siano originali iniziative di qualche vecchietto nostalgico, ma siano soprattutto l’opera di ragazzi che hanno deciso di rispolverare la lingua dei propri nonni per farne un veicolo di trasmissione del sapere.
I primi esperimenti sono partiti nel 2004. Anche se raggiungere l’enciclopedia in italiano, che può contare su 274mila voci e quasi 150mila utenti, appare impossibile, i numeri sono già di tutto rispetto e sono destinati a crescere. Complessivamente, alle pagine in dialetto hanno lavorato oltre 2mila persone, che hanno inserito quasi 50mila voci. A guidare la graduatoria è il lumbaart, con 15.949 voci, seguito dal nnapulitano con 12.390 e dal sicilianu con 8.774. Più distanziati il piemontèis (4.485), il vèneto (3.796), il furlan (1.821), il ligure (1.548), il sardu (204), l’emigliàn-rumagnòl (198) e il tarandine (30).
Si tratta di un’operazione senza precedenti. Se nel corso dei secoli di dizionari di dialetto ne sono stati scritti tanti, l’idea di realizzare un’intera enciclopedia è nuova. In questo caso non si propone infatti una traduzione in italiano dei termini dialettali, ma si spiega in lumbaart chi è “Lisander Manzon” (Alessandro Manzoni), in sicilianu cos’è una “pillicula” (film) o in nnapuletano cos’è “a fiseca” (la fisica).
Il risultato è sin dall’inizio decisamente sorprendente, soprattutto per chi è sempre stato spinto a migliorare il proprio italiano e a non considerare importante il dialetto. Tutte le homepage, costruite seguendo il modello standard di Wikipedia, si aprono con il tradizionale saluto ai visitatori; ma mentre un “Benvenuti su Wikipedia!” può lasciare quasi indifferenti, non si può non sorridere di fronte a un “Benvegnùo in-sciâ Wikipedia Ligure!”, a un “Bene bènnidu a sa Bichipedia Sarda!” o a un “A si ‘rivet in tla premma pagina ad Wikipedia, la premma enciclopedia che tot i po’ cambi!” in emigliàn-rumagnòl.
Queste versioni di Wikipedia sono un esempio della forza di lingue che in passato erano state spesso considerate in via di estinzione. “Dai dati Istat, emerge che in molte zone il dialetto resiste e che, da quando la conoscenza dell’italiano è diffusa, la vergogna di dichiararsi dialettofoni sta scomparendo – spiega Bruna Badini, docente di dialettologia italiana all’Università di Bologna – Nei siti dove gli utenti comunicano tra loro, è possibile un uso libero del dialetto che può anche portare all’innovazione tipica delle lingue vitali”.
Il fenomeno, comunque, non è un’esclusiva del nostro paese. Ci sono ben 250 versioni di Wikipedia: si va da quella in inglese, composta da un milione e 686mila voci, fino a quella in Choctaw, la lingua di alcuni nativi americani degli Stati Uniti meridionali, che ha solamente due voci. In passato qualche appassionato di Star Trek aveva anche provato a costruirne una in Klingon, la parlata degli omonimi extraterrestri della fortunata serie televisiva. Il progetto, però, non fu approvato: l’enciclopedia on line non discrimina la lingua di nessuno, ma non accetta quelle inventate.
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