Il Partito democratico rompe gli indugi, il candidato sarà scelto tramite consultazione popolare. Ma il resto della coalizione frena la fuga in avanti e propone una modalità condivisa che vada oltre il vecchio sistema dei gazebo
Centrosinistra, per le Regionali ormai certe le primarie Di Paola: «Il metodo? Votare i candidati in 13 incontri»
«Con le elezioni regionali previste in autunno il modo migliore è quello di dare spazio ai siciliani passando dai gazebo, a una partecipazione popolare vera, che torni a dare la voce dopo questo tempo difficile» parola di Anthony Barbagallo. Il segretario regionale del Partito democratico si sbilancia sulle modalità che porteranno alla scelta del candidato alla presidenza della Regione sostenuto dalla coalizione formata appunto da Pd, Movimento 5 stelle e Cento passi di Claudio Fava. Proprio il presidente della commissione regionale antimafia all’Assemblea regionale siciliana era stato il primo ad avanzare la propria candidatura, concedendo la disponibilità al passo indietro solo in caso di decisione popolare. E così è stato, dopo mesi di discussioni, tra favorevoli e contrari e con i Dem sempre pronti a definirsi «la casa delle primarie», senza tuttavia affondare prima d’ora il colpo, arriva la fuga in avanti.
«Si avvii una stagione di grande partecipazione, di protagonismo della gente, che non è soltanto nel voto per la scelta del candidato presidente – dice ancora Barbagallo – Le primarie servono a scrivere insieme un nuovo modello di Sicilia. Musumeci ha fallito perché per ogni problema ha pensato di avere una soluzione, ma la regola dell’uomo solo al comando non funziona più». Un pensiero condiviso, ma non fino in fondo da tutti. Perché se anche chi si era opposto con fermezza alle primarie come il capogruppo all’Assemblea regionale del Movimento, Nuccio Di Paola, vede di buon occhio la soluzione, a destare perplessità è il termine «gazebo», storico simbolo delle espressioni di democrazia partecipata del Pd.
«Rimango fermo sulle mie posizioni e sul fatto che il metodo va trovato insieme – dice Di Paola – Il metodo gazebo a un euro è del Pd, ma noi siamo un fronte nuovo, quello progressista. Non ci si può imporre un metodo dopo un pranzo di tre persone. Non lo accetto. Secondo me una soluzione sarebbe quella all’americana: con i candidati che si confrontano sui territori e chiedendo sul posto di volta in volta il voto. Il tempo per farlo c’è, si potrebbe risolvere tutto in 12 o 13 incontri, considerando le nove province e le città principali. Votazione dopo votazione, chi vede che non ha riscontro sufficiente si ritira e appoggia altri candidati. Questo stare vicini alla gente ci aiuterebbe a combattere l’astensionismo, che nel 2017 ha superato il 50 per cento e credo che quest’anno possa essere ancora maggiore. L’astensionismo non si batte né con i gazebo né con il dibattito continuo sui giornali».
Parole, quelle di Di Paola, che trovano riscontro positivo su un altro fronte della coalizione, quello che fa capo a Claudio Fava. «I gazebo appartengono al Pd, così come la votazione online appartiene ai 5 stelle – fanno sapere – Noi siamo favorevoli a decidere tutti insieme il metodo con cui fare le primarie e ci auspichiamo ci sia presto un incontro per prendere questa decisione, che se fatta per tempo, ci potrebbe dare una grossa mano sui territori, in particolare per le elezioni amministrative a Palermo e a Messina».