Dopo le riforme Gelmini e della Buona Scuola, secondo gli organizzatori della manifestazione, università e scuole sono diventate ormai «meri strumenti di disciplinamento alla flessibilità, alla competitività e all'accettazione di un lavoro precario, privo di garanzie e retribuzione». In aggiornamento
Centinaia di studenti scendono in piazza «No all’alternanza e ai tirocini non pagati»
L’alternanza scuola-lavoro è una forma di sfruttamento per centinaia studenti, sia dei licei che delle università, che oggi si sono dati appuntamento in piazza Verdi per manifestare il loro dissenso. Diversi sono stati i cortei che, dalle scuole, sono giunti al concentramento. Tutti riuniti dietro uno striscione che recita lo slogan filo conduttore del corteo. «Dopo la giornata di mobilitazioni del 6 ottobre – afferma Annalisa, dell’Assemblea studenti medi e universitari in lotta – abbiamo deciso di rilanciare la protesta verso una data unitaria: quella di oggi. Il 6 ottobre, infatti, ha visto contemporaneamente scendere in piazza gli studenti contro la Buona Scuola, l’alternanza scuola-lavoro, caro libri e caro trasporti e ha visto lo svolgersi di un’assemblea di Ateneo convocata da studenti, ricercatori e professori dell’Università degli Studi di Palermo». Due appuntamenti organizzati in momenti e luoghi diversi della città, che hanno espresso contrapposizione alle politiche degli ultimi governi rivolte al mondo della formazione. Il corteo degli studenti, partito da Piazza Verdi e giunto sino a Piazza Castelnuovo, si è diretto dentro i locali del McDonald in segno di protesta. Gli studenti dicono a gran voce che i tirocini al McDonald non sono formativi, sono solo sfruttamento. Tensione con le forze dell’ordine intervenute sul posto. Due studenti sarebbero stati fermati e poi rilasciati dopo qualche ora.
«Ciò che lega gli studenti in questa fase – continua Annalisa – è riconducibile alla trasformazione radicale che i luoghi della formazione hanno subito a seguito della riforma Gelmini e della Buona Scuola». Queste, secondo gli studenti, hanno determinato una restrizione del diritto allo studio, facendo diventare «queste due grandi istituzioni pubbliche della formazione meri strumenti di disciplinamento alla flessibilità, alla competitività e all’accettazione di un lavoro precario, privo di garanzie e retribuzione». Chi protesta sostiene con forza che tutto questo avviene nella scuola, attraverso l’istituzione dell’alternanza scuola-lavoro obbligatoria per tutti gli studenti e nelle università, attraverso gli stage e i tirocini non retribuiti.
«A questo – conclude Annalisa – si aggiungono gli ampi margini di autonomia delle scuole e delle Università la cui gestione viene affidata a una casta ristretta che approfittando del potere acquisito compensa l’assenza di finanziamenti statali aprendo la strada agli interessi degli investitori privati. Questo al Sud ha provocato un de-finanziamento progressivo degli Atenei con il conseguente abbassamento della qualità dei servizi, dell’offerta formativa e della ricerca».