Cellulari: tariffe ‘al rialzo’

Ormai da un mese gli italiani non sono più costretti a regalare soldi ai vari operatori per ricaricare il cellulare, anomalo balzello tutto italiano che non trova eguali negli altri Paesi europei. Ora è giunto il momento di mettere sotto accusa l’eccessivo costo di sms e mms, il canone Telecom e lo scatto alla risposta, affinché i cittadini possano pagare effettivamente quello che consumano, e la tariffazione deve essere al secondo e non al minuto come invece avviene nella maggior parte dei piani tariffari. Artefice delle “battaglie” contro le compagnie telefoniche (Tim, Vodafone, Tre, Wind) è Andrea D’Ambra, presidente di Generazione Attiva, un’associazione senza scopo di lucro che ha come obiettivo primario la tutela dei consumatori, andato alla ribalta sulla stampa nazionale in seguito alla vittoriosa campagna contro i costi di ricarica lanciata attraverso la petizione “Aboliamoli.eu”, lo scorso aprile. Beppe Grillo è stato il primo sostenitore della petizione che ha raccolto in tutto oltre 820mila firme, grazie alla quale questa ingiustificata “tassa” è stata denunciata alla Commissione Europea che ha attivato le Authority Italiane. Infatti, nonostante i vari operatori cerchino di far passare ai clienti – attraverso la pubblicità ingannevole che da settimane ci tormenta su ogni mezzo di comunicazione e che è già stata denunciata all’Antitrust da Generazione Attiva – la notizia che hanno deliberatamente eliminato i costi di ricarica, quest’obbligo deriva dal decreto Bersani, approvato a gennaio ed entrato in vigore ufficialmente lunedì 5 marzo. Il decreto Bersani (Decreto Legge n. 7, 31/01/2007) vieta, infatti, l’applicazione di costi fissi e di contributi per la ricarica di carte prepagate a partire dal 5 marzo 2007, nonché l’abolizione della scadenza delle stesse ricariche.

Dunque, acquistando una qualsiasi ricarica l’intero importo diventa traffico disponibile e non avrà più scadenza, anche se sulla scheda è ancora presente il costo di ricarica, e questo vale per tutte le ricariche accreditate sul telefonino a partire dal 5 marzo, indipendentemente dalla data in cui è stata acquistata.

Tre è stata la compagnia telefonica ad essersi per prima adeguata al decreto legge, eliminando i costi di ricarica e la scadenza del credito già il 2 marzo. A seguire Vodafone, che ha anticipato al 4 marzo l’eliminazione dei costi di ricarica su tutti i tagli effettuati da qualsiasi canale (ricarica sul sito, Telericarica Più, ricarica tramite Bancomat, ricarica acquistata presso negozi, tabaccai, edicole, etc.), e Tim. L’unico operatore a non aver rispettato fin da subito il decreto è stato Wind, che aveva annunciato di non abolire il costo di ricarica per i vecchi clienti che non passavano ad un nuovo piano tariffario, adeguandosi poi al decreto – dunque senza distinzione tra vecchi e nuovi clienti – con alcuni giorni di ritardo. Ironia del destino ha voluto che Berardino Libonati, titolare dello studio legale che ha supportato Wind nella sua prima decisione, è stato nominato presidente di Alitalia dall’attuale Governo: Libonati supportava, quindi, gli escamotage di un’azienda per aggirare legalmente un provvedimento dello stesso Governo. Anche questo può accadere in un Paese come il nostro!

L’entrata in vigore del decreto Bersani non ha però risolto tutti i problemi. La legge appare ancora incompleta in alcuni punti; non è chiaro ad esempio se è possible richiedere il rimborso dei costi di ricarica ingiustamente prelevati in dieci anni ai cittadini italiani, grazie ai quali solo nell’ultimo anno gli operatori hanno guadagnato 1,7 miliardi di euro. Finora l’unica a decidere le modalità di restituzione è stata Vodafone che rimborserà i consumatori in contanti, trattenendo 8 euro per l’operazione di rimborso e 3,50 di lettera raccomandata. Ma ancora nessun cliente ha ricevuto il rimborso. Inoltre tutti gli operatori telefonici stanno modificando “al rialzo” le tariffe, prima fra tutte – neanche a dirlo – Wind, che dal 1 maggio prevede unilateralmente ed in modo forzoso di trasformare il piano tariffario “Wind 10”, pubblicizzato come “Wind 10 PER SEMPRE”, in “Wind 12”, con conseguente aumento tariffario da 10 a 12 centesimi al minuto per le chiamate, degli sms da 10 a 15 centesimi e dello scatto alla risposta da 15 a 16 centesimi di euro. Non solo: Wind sta aumentando anche il costo della connessione gprs/umts. Tale sopruso verso i clienti è stato denunciato proprio dal nostro giornale direttamente al presidente di Generazione Attiva, che ha provveduto immediatamente ad inviare un esposto all’Agcom, l’Authority Garante per le Comunicazioni, nonché alla Guardia di Finanza.
Nell’esposto sono stati anche denunciati altri comportamenti ritenuti scorretti come quello di Tim e Vodafone circa il servizio “SOS RICARICA” su cui permane il costo di ricarica (ad esempio, sulla ricarica da 3 euro viene ancora addebitato 1euro per il costo di ricarica). Inoltre, proprio in questi giorni, migliaia di clienti Vodafone hanno denunciato l’attivazione di servizi mai richiesti, come il servizio di “sms vocale”, attivato su tutti i cellulari Vodafone dal 6 marzo – proprio il giorno dopo l’entrata in vigore del decreto Bersani… strana coincidenza – senza che ne venisse data comunicazione al cliente. Il servizio “sms vocale” parte in automatico quando la persona che state chiamando non è raggiungibile e non ha attivato la segreteria telefonica. Dal momento in cui chi chiama sente la voce della Vodafone che ti invita a lasciare un messaggio vocale, il chiamante ha circa 1,5 secondi per attaccare se non vuole farsi addebitare 29 centesimi per ogni sms vocale. In ogni caso, anche se non si lascia nessun messaggio vocale, dopo il secondo e mezzo vengono addebitati 10 centesimi.

Prima che venissero aboliti i costi di ricarica se si chiamava una persona e non era raggiungibile si veniva trasferiti alla segreteria telefonica con un messaggio vocale che informava che la chiamata stava per essere trasferita, e dopo qualche secondo il chiamante veniva avvisato del collegamento con la segreteria da un ulteriore messaggio: solo dal secondo messaggio vocale si iniziava a pagare la telefonata. Ora invece, il primo e unico messaggio che si sente è «Vodafone, servizio di segreteria telefonica…» e chi ha un piano tariffario con lo scatto alla risposta ci rimette circa 15 centesimi di euro.

Dopo un’ulteriore denuncia di Generazione Attiva, il 21 marzo la compagnia telefonica incriminata ha eliminato tale servizio su tutti i clienti. Una cosa è certa: purtroppo in Italia ad ogni “buona azione” volta al benessere di tutti i cittadini, corrisponde una reazione pari e contraria ad opera di qualcuno. Dunque occhi aperti e orecchie ben tese per evitare e contrastare ogni abuso illecito.


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