Cefop, Giuseppe Raimondi: “Allo Snals qualcuno ha perso la memoria”

Proseguono le contrapposizioni sul futuro del Cefop. A rendere aspro il confronto sono le diverse posizioni delineatesi tra le organizzazioni sindacali rappresentate con propri iscritti nell’Ente commissariato.

Tutto ha inizio con la comunicazione di volere sospendere le attività trasmessa dai commissari straordinari del Cefop ai sindacati. Il prossimo 20 febbraio si conoscerà la vera intenzione del management alla guida dell’Ente commissariato dal Tribunale di Palermo nel 2011. Intanto monta la polemica. Ad assumere una posizione chiara e distinta è la Uil Scuola che, attraverso il suo coordinatore regionale del settore Formazione Professionale, Giuseppe Raimondi, ha voluto darci la versione dei fatti.


Raimondi, serpeggia un certo malumore nel mondo sindacale sulla vicenda del Cefop, ma cosa è successo?

“Confesso che non comprendo la posizione dello Snals, faccio fatica a collegarmi con qualcosa che sfugge ad un ragionamento derivante dalla conoscenza delle cose. Non ho voluto aprire polemiche, ma quando il limite é colmo, bisogna che qualcuno faccia il tentativo di rimettere le cose al loro posto, altrimenti si accreditano convincimenti fondati sul nulla”.

Cioè?

“Provo a spiegare la motivazione di fondo della iniziativa dei Commissari straordinari. Voglio però premettere alcune cose, perché non se ne perda il ricordo. Il cosiddetto accordo sulla ‘Buona formazione’, dell’aprile 2011, ha introdotto il parametro unico, ovvero l’impossibilità di trasferire corsi e personale da un Ente all’altro e l’assegnazione delle risorse in capo agli Enti definanziati al Fondo di Garanzia. Quell’accordo, che è stato firmato dalle Associazioni Forma Sicilia e Cenfop, dalle organizzazioni sindacali. Cgil, Cisl e Snals/Confsal di categoria, ha spianato la strada all’introduzione delle regole del Fondo sociale europeo (Fse) nel settore e alla modifica legislativa del Fondo di Garanzia istituito con l’art. 132 della legge regionale n. 4 del 16 aprile 2003, cioè all’introduzione, nel settore ella formazione, degli ammortizzatori sociali nazionali. Rammento a quella parte di categoria che pare abbia perso la memoria, ed al responsabile regionale dello Snals, che somiglia sempre più allo smemorato di Collegno, che l’azione del Governo regionale, presieduto all’epoca dal presidente Raffaele Lombardo, sostenuto da quel fronte sindacale di cui faceva parte lo Snals, aveva come obiettivo il trasferimento del costo del Piano regionale dell’offerta formativa dal bilancio regionale ai fondi comunitari, lo svuotamento del capitolo della legge regionale n. 24 del 6 marzo 1976, la riduzione degli Enti e la riduzione del numero di addetti”.

In effetti, l’azione del Governo Lombardo è stata questa.

“La responsabilità di attuare tale obiettivo è stata assegnata al dirigente generale del settore dell’epoca, Ludovico Albert, e all’assessore regionale alla Formazione professionale, Mario Centorrino. Ricordo che il sindacato di Milazzo, allora, li sostenne senza riserve. La differenza tra lo Snals e le altre sigle che firmarono quell’accordo consiste nel fatto che Milazzo fa il finto tonto e con voli pindarici si comporta come se quell’accordo non lo avesse mai firmato, mentre le altre sigle coerentemente non lo hanno mai rinnegato”.

Lei critica anche alcune scelte affrettate che hanno causato il black-out del sistema formativo.

“Nessun governatore o dirigente, con un minimo di sale in zucca, poteva immaginare di traghettare un sistema con trent’anni di regole alle spalle come quello siciliano verso un altro sistema senza prevedere un periodo di transizione. In nessuna parte del mondo, dove la civiltà ha preso piede, si rinviene un precedente di questo tipo. Perché serviva un periodo di traghettamento? Per diversi motivi. Perché bisognava occuparsi del trasferimento del personale (che noi abbiamo sempre considerato una risorsa) in esubero dopo l’introduzione del parametro unico da un Ente all’altro; perché bisognava avviare a riqualificazione di quel personale con titoli deboli e competenze non aggiornate; perché bisognava agevolare una reale fuoriuscita dal sistema per quei lavoratori prossimi alla pensione! Invece, la scelta adottata dal Governo Lombardo, è stata proprio quella di non prevedere periodi di transizione. Non era accompagnata da nessun ‘paracadute sociale’ per i lavoratori del settore da concordare, eventualmente, con il Ministero del Lavoro. Ecco perché la Uil Scuola ha rifiutato la firma dell’accordo sulla Buona formazione che ha portato alla cosiddetta ‘macelleria sociale’.

Secondo la sua organizzazione sindacale, che non ha firmato l’accordo sulla Buona formazione, quali effetti ha provocato sulla vicenda del Cefop e sul sistema formativo?

“I mille licenziamenti, tanto per intenderci, anche i 347 del Cefop, sono figli di quella scelta, non di chi ha l’obbligo dalla legge a mantenere in servizio un numero di dipendenti il cui costo lavoro é contenuto nel finanziamento concesso dalla Regione Siciliana”.

Lei non risparmia critiche allo Snals, perché?

“Mi sono chiesto più volte e mi chiedo, cosa faceva allora Milazzo? Cosa si aspettava Lo Snals che dopo la sentenza dichiarativa di insolvenza del Tribunale di Palermo e l’approvazione del programma da parte del Ministero dello Sviluppo Economico sarebbe finita a tarallucci e vino? Si é mai posto la domanda di quale compito devono svolgere i tre pubblici ufficiali nominati ai sensi del Decreto legislativo n.270 del 1999”?

Raimondi, Le chiediamo qual è stata invece la posizione della sua organizzazione sindacale sulla gestione Cefop?

“Forse molti non sanno che la Uil Scuola, tra il 2007 ed il 2008, chiese le dimissioni dell’allora presidente e dell’intero gruppo dirigente del Cefop perché non avevano saputo cogliere l’opportunità offerta loro dal cosiddetto progetto Co.Or.Ap. e perso l’occasione di avviare il risanamento aziendale. Rammento che all’epoca quando tutti gli altri lavoratori del settore percepivano 13 mensilità quelli del Cefop ne percepivano 10. Perché alcuni ex dirigenti del vecchio Cefop, che oggi sventolano il vessillo della correttezza e della trasparenza, non completavano le procedure di mobilità ex circolare 10/94 prima che il Tribunale di Palermo decidesse le sorti dell’ente? Perché non si sono assunti le loro responsabilità, come hanno fatto altri enti, adottando decisioni dolorose ma necessarie per non arrivare alle procedure concorsuali”?

Secondo il suo parere cosa ha spinto i commissari straordinari ad annunciare la sospensione delle attività?

“L’impossibilità di contemperare la progettazione approntata dalla vecchia gestione con le rigidità contenute nell’avviso 20/2011. La progettazione del vecchio Cefop prevedeva che tutte le ore finanziate negli ambiti di intervento FORGIO, SVILUPPO e F.P. venissero svolte da formatori con 10 anni di anzianità sia nel settore sia nella funzione. Nell’ambito FAS, il 75% da docenti con 10 anni, il 20% con anzianità comprese tra 5 e 10 anni, il 5% tra 0 e 5 anni. Praticamente, il CEFOP per svolgere la quasi totalità delle ore finanziate avrebbe dovuto avere alle sue dipendenze oltre il 95 % dei suoi docenti di fascia A (10 anni e 10 anni), ma la realtà era ben diversa”.

Cioè?

“Che circa 286 formatori non erano funzionali alla progettazione approntata e sono stati raggiunti da lettera di recesso. Quindi quelli che sono rimasti sono assolutamente indispensabili per svolgere le attività finanziate”.

E se si ammalano ?

“L’Avviso 20/2011 prevede pesanti penalità qualora si dichiari di impiegare un formatore con 10 anni di anzianità di servizio con altri di anzianità inferiore. La sanzione può comportare anche un abbattimento del 65% del finanziamento. Ecco perché in questo contesto operare la sostituzione di un formatore assente per malattia o per altra causa, con un altro avente le stesse caratteristiche professionali e d’anzianità, diventa impossibile.Tutto questo ha fatto perdere la pazienza ai Commissari. Si è registrato, nelle scorse settimane un frequente il ricorso alla malattia adottato da una parte dei dipendenti del Cefop. Atteggiamento che cela ben altri motivi di sofferenza. Pare che non sia andata proprio giù a parte del personale dipendente l’idea di dovere accettare, per evitare il licenziamento, sedi di lavoro lontane anche oltre cento chilometri dal logo di residenza. Questo atteggiamento però ha messo in crisi la gestione delle attività”.

Che fare, allora, per garantire il personale?

“Premesso che di personale con 10 anni di anzianità nel settore e 10 di anzianità nella funzione (tipologia di lavoro esercitata), non vi è traccia né tra quello licenziato, né tra quello inserito nell’elenco ad esaurimento, e neanche sul libero mercato. L’unica strada è intervenire sull’Avviso 20/2011 se non si vuole determinare un blocco delle attività. Bisogna consentire l’impiego di formatori con anzianità inferiori purché posseggano i requisiti contrattuali d’accesso alla funzione”.

Secondo Lei, cosa non è andata per il verso giusto sul reclutamento?

“Provo a spiegare gli effetti della applicazione perversa di una regola, quella sul reclutamento, che tanto ha fatto imbestialire i commissari straordinari del Cefop. Seguendo le previsioni dell’avviso 20/2011, se la sostituzione non può essere eseguita per mancanza di personale con le medesime caratteristiche, le attività vanno sospese con la conseguenza che il periodo di costo si allunga. Mentre se la sostituzione dovesse avvenire con personale, reclutato tra quello licenziato per esempio ma con caratteristiche differenti sotto il profilo tecnico-professionale, s’incorre in penalità pesanti che comportano la restituzione di parte del finanziamento. Quando le assenze sono corpose e contemporanee, gli effetti possono essere devastanti”.

E’ in discussione allora l’istituto della malattia?

“Certo che no! È chiaro che ammalarsi è un diritto non oggetto di negoziazione, siamo convinti che su questa partita tutti i sindacati sono concordi”.

Allora dove sta la questione?

“Stiamo attenti, nessuno si é mai sognato di sostenere che ammalarsi non sia più un diritto, tutt’altro, il problema è, semmai, creare le condizioni perché la sostituzione possa avvenire senza che ciò determini penalità e decurtazioni al finanziamento com’e accaduto recentemente per gli sportelli multifunzionali . Noi siamo perseveranti e crediamo che una soluzione si troverà. Abbiamo ricevuto da parte dei Commissari Straordinari la massima disponibilità a rivedere, mantenendo il rispetto delle regole, alcuni incarichi di docenza, il cui svolgimento é obiettivamente impossibile da realizzarsi”.

Quali sono state le iniziative messe in campo?

“Il problema , ripeto, è serissimo e può realmente mettere in discussione e a rischio anche i 620 posti di lavoro che faticosamente sono stati recuperati. Almeno questa è la posizione della Uil, condivisa anche da altre sigle sindacali. Ed è per questo motivo che Cgil, Cisl e Uil di categoria hanno inviato al presidente della Regione, Rosario Crocetta, all’assessore regionale Istruzione e Formazione Professionale, Nelli Scilabra e all’assessore regionale al Lavoro, Ester Bonafede, nonché alla dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale alla Formazione, una richiesta d’incontro (fatta pervenire alla nostra Redazione) per affrontare la questione che i Commissari hanno sollevato nel corso dell’incontro informale svoltosi il 13 febbraio scorso”.

Cosa ha da aggiungere su questa iniziativa sindacale unitaria che ha però creato una frattura in seno ai sindacati rappresentati al tavolo tecnico?

“Mentre il tavolo tecnico stava producendo qualcosa di buono per i lavoratori licenziati, compresi i 347 dipendenti del Cefop che quel lavoro lo hanno perduto, ci ritroviamo impegnati a evitare il peggio. E questo nonostante sia emerso un mucchio indistinto di apprendisti stregoni, improvvisati giuristi, politici imprudenti, che producono un’azione scomposta e dannosa sia per i lavoratori licenziati sia per quelli in servizio”.

Lei si riferisce a quanto dichiarato dal collega Milazzo, cosa allora non è andato giù delle proposte avanzate dallo Snals nella riunione dello scorso mercoledì?

“Chiarisco che i contratti di solidarietà difensivi, proposti dallo Snals, non si posso applicare al Cefop perché in un ente in amministrazione straordinaria é impossibile contemperare la polverizzazione delle funzioni (incarichi con ore contrattuali ridotte) con l’obbligo tassativo derivante dal programma approvato dal ministero dello Sviluppo Economico di mantenere in servizio solo 620 lavoratori”.

Lo Snals ha lanciato un appello al presidente Crocetta, che ne pensa la Uil?

“Tutti siamo d’accordo nel trovare una soluzione per i lavoratori licenziati e non basta dichiarasi d’accordo con il governo regionale, bisogna fare delle proposte. Noi abbiamo richiesto un tavolo sulle emergenze, indicato al Governo regionale dove ricercare le risorse per avviare a riqualificazione il personale in mobilità con l’obiettivo di una loro ricollocazione, suggerito ai commissari straordinari di richiedere, nell’ambito degli interventi di politica attiva destinati ai cassa integrati, aree disciplinari utili a richiamare in servizio quanti più lavoratori licenziati possibili. Se qualcuno ha proposte realizzabili per risolvere i problemi dei lavoratori li faccia pure, noi li appoggeremo incondizionatamente. Se non ha niente da dire, e deve solamente fare esercizio verbale, per favore si taccia”.


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