Lo scontro prosegue da mesi. Secondo l'amministrazione la società palermitana non ha ottemperato agli obblighi sul servizio integrato e disposto una serie di ordinanze oggetto di ricorso al Tar per costringere l'azienda a farsi carico del servizio. Replica la presidente: «Non sussistono le condizioni previste perché il primo cittadino agisca»
Cefalù, guerra Comune-Amap su gestione servizio idrico «Nessuna emergenza, il sindaco non deve intervenire»
Uno scontro che va avanti da mesi e che ancora non accenna a placarsi quello tra Amap, azienda partecipata del Comune di Palermo per l’erogazione dei servizi idrici e il Comune di Cefalù. Lunedì 2 gennaio il primo cittadino della cittadina normanna, Rosario Lapunzina, ha emesso un’ordinanza con la quale si impone alla società di assicurare la gestione del sistema idrico integrato, per un periodo di novanta giorni. Nel documento, il sindaco chiede ad Amap di «procedere alla fatturazione dei corrispettivi all’utenza e al saldo delle posizioni debitorie connesse, ponendo a disposizione, quindici giorni prima della scadenza del periodo, la banca dati dei rapporti contrattuali, ricevuta dai precedenti gestori, debitamente aggiornati». In passato sono state già pubblicate due ordinanze sulla gestione del servizio idrico, il 3 giugno e il 3 ottobre 2016 scatenando gli attriti. I provvedimenti infatti sono stati oggetto di ricorso al giudice amministrativo, ai fini dell’annullamento, previa sospensione dell’efficacia, senza che la misura cautelare della sospensione sia stata accordata, avendo la prima sezione del Tar di Palermo fissato, per la discussione del ricorso nel merito, l’udienza pubblica al prossimo 24 febbraio 2017.
«La società Amap – si legge in una nota del Comune – risulta non avere ottemperato, per l’intero periodo dei 120 + 90 giorni, agli obblighi di gestione nei confronti della stessa disposti, tanto che, con ulteriori ordinanze sindacali (anch’esse oggetto di impugnativa da parte di Amap, ma non sospese dal giudice amministrativo di primo grado e di appello) si è dovuto provvedere ad assicurare la funzionalità dell’impianto di depurazione dei reflui sito in contrada Sant’Antonio di Cefalù, attraverso le prestazioni della società Ilardo Hidroelettrica, salvo il diritto di rivalsa, da parte dell’ente, sulla società rimasta inadempiente, e con analoghe modalità sono state adottate diverse ordinanze per interventi di manutenzione straordinaria sulla rete idrica e fognaria». La risposta dell’azienda non si è fatta attendere. Secondo la presidente Maria Concetta Prestigiacomo «il Comune di Cefalù ha conoscenza che Amap non gestisce il Servizio idrico integrato nella cittadina dall’1 febbraio 2016. Vorrei capire – continua – i motivi di urgenza che portano Lapunzina a predisporre un’altra ordinanza che non ha i poteri di fare quanto già speficicato dall’avvocatura di Stato, che ha specificato che il sindaco può attivarsi legittimamente quale ufficiale di governo solamente in circostanze eccezionali d’urgenza e imprevedibilità».
«In questo caso – prosegue Prestigiacomo – il sindaco sta agendo illegittimamente in quanto non si è verificato nessuno stato di emergenza. La quinta sezione civile del tribunale di Palermo ha rigettato il reclamo del Comune di Cefalù perché è comprovato che non ha provveduto ad affidare ad Amap il servizio idrico integrato in via definitiva trentennale, né all’atto della sottoscrizione delle azioni né successivamente, quindi deve escludersi la qualità di socio». Altro tema non chiaro per la presidente è l’invio della nota del pagamento delle fatture, riferite agli ultimi mesi, inviate da Sorgenti Presidiana ad Amap. Per i vertici della società palermitana: «Le fatture, che devono essere pagate dal comune di Cefalù, non sono state mai pagate pur avendo usufruito del servizio Presidiana. È forse questo l’accanimento del Comune cefaludese nei confronti di Amap?».