Marco Vengeur Ragusa ha 22 anni e vive a Palermo. È il primo italiano a vincere il QuakeCon, la massima competizione per chi gioca con i videogiochi e lo ha fatto con un titolo storico del panorama videoludico. L'intervista a MeridioNews
C’è un siciliano sul tetto del mondo negli eSport con Quake «La vita da gamer professionista è come quella di un atleta»
Affrontarsi da soli o insieme ai compagni del proprio team con l’obiettivo di combattere per la sopravvivenza utilizzando armi futuristiche. Riassumere in poche parole cos’è e cosa c’è dietro Quake non è impresa semplice. Anche perché il nome di questo videogioco, che rientra negli sparatutto in prima persona, racchiude una storia cominciata nel 1996 e proseguita con una serie che ha avuto il suo momento di massimo splendore con Quake III. Milioni di giocatori sparsi nel mondo con una comunità, fatta di squadre e tornei anche dal vivo con i computer collegati in rete, che hanno gettato le basi di quelli che oggi vengono conosciuti come eSport, cioè l’attività di giocare a livello competitivo con i videogiochi. Sport elettronici con ricchi montepremi, sponsorizzazioni, commentatori specializzati e canali dedicati per milioni di spettatori.
Una piccola introduzione, anche per chi non ama mouse e tastiere, fondamentale per cercare di ricostruire i contorni dell’impresa che ha compiuto Marco Ragusa, 22 anni di Palermo, conosciuto con il nickname di Vengeur. Mai un giocatore italiano, prima di lui, era stato infatti capace di vincere un QuakeCon – l’equivalente dei mondiali nel calcio – che anche quest’anno, a causa del Covid-19 e delle restrizioni sanitarie, si è svolto a distanza. Prima di Ragusa, il nostro Paese aveva avuto una solida tradizione di giocatori di Quake. Tra i nomi più noti quelli di Vincenzo Booms D’aurelio, Sigfrid Cosmin Cocis Bonvecchio e Alessandro StErMy Avallone. Quest’ultimo, diventato anche un imprenditore di successo, oltre a essere il testimonial della campagna #NotForEveryone dell’Inter.
Quando
Quake veniva lanciato sul mercato Marco Ragusa, che fa parte dal 2019 del team Myztro Gaming, non era nemmeno nato. Bisogna chiedersi cosa lo ha spinto a buttarsi su un titolo del genere. «Mi sono innamorato di questo videogioco un paio di anni fa – racconta a MeridioNews – giocare a questo livello a uno dei giochi più difficili sulla scena competitiva è sinonimo di una sfida che ogni giorno estrae il meglio da te come giocatore. Quake ha una storia di 20 anni, purtroppo non è la moda del momento ma un torneo come il QuakeCon è riuscito comunque ad attrarre 20mila spettatori in diretta, non ai livelli di altri giochi più famosi ma il pubblico cresce torneo dopo torneo».
Giocare a
Quake non è disciplina semplice e immediata. Bisogna conoscere le armi e soprattutto le arene in cui si gioca, oltre ad avere una buona mira. Come si svolge la vita di un giocatore professionista degli eSport? «Prima del Covid partivo circa sette volte all’anno, per allenarmi con il team, per i tornei, per sponsorizzazioni e altro, mentre adesso è tutto online quindi abbastanza monotono. Ho sempre pensato che la vita di un giocatore professionista debba essere simile a quella di un atleta di uno sport – racconta Ragusa – Faccio palestra, mangio nel modo migliore possibile, cerco di ottenere il meglio di me sia dentro il gioco che al di fuori, perché il cervello conta quanto le mani a questi livelli, durante l’off-season gioco poco, circa un’oretta al giorno, mentre durante la season e i tornei arrivo anche a sette ore totali in un giorno di preparazione».
La carriera di questo campione siciliano, appassionato anche di simulatori di guida, calcio, corsa e viaggi, è ancora agli inizi ma lo sguardo è puntato già al futuro. «Continuerò a lavorare nel settore eSport per molto tempo, spero soprattutto di avere una carriera longeva a livello di giocatore ma mi vedo benissimo in un futuro come coach o manager. Vorrei laurearmi in Marketing, magari quando ci sarà un periodo di stallo nella mia vita da giocatore professionista». Ragusa, in un’estate dalle mille emozioni per lo sport italiano, ha portato a casa l’ennesimo alloro per il nostro Paese. Quei momenti e quella vittoria sono ancora ricordi indelebili e resteranno tali a lungo. «È stato un traguardo arrivato dopo anni e anni di duro lavoro. Nel 2020, mi ero piazzato al terzo posto, qualche mese prima di quel torneo mi ero piazzato quarto all’IEM Katowice (il secondo torneo più importante dopo il QuakeCon) ma non ero mai riuscito nell’impresa di vincere un titolo. Vincere il QuakeCon, il torneo più importante di tutti i tempi su Quake per me resterà la più grande emozione mai provata a livello videoludico, ma questo non è un punto di arrivo ma di inizio. Vincere è difficilissimo ma rimanere al top e vincerne due di fila sarà una sfida molto allettante».