I carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Catania hanno sequestrato un impianto di estrazione di basalto lavico nel territorio brontese. Secondo gli investigatori, a condurla era Giacomina Barbagiovanni, 59 anni, moglie del 68enne Antonino Sciacca
Cava abusiva da 80mila metri nel Parco dell’Etna È di nuovo nei guai la famiglia Sciacca di Bronte
Una cava di estrazione di basalto lavico grande 80mila metri quadrati e ricadente nel territorio del Parco dell’Etna, in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico, ovviamente abusiva. L’hanno sequestrata i carabinieri del Noe di Catania a Giacomina Barbagiovanni, 59 anni, moglie del 68enne Antonino Sciacca. I militari hanno sequestrato l’intero impianto, che non aveva alcuna autorizzazione, e che si trovava in un’area nascosta in territorio di Bronte.
I carabinieri del Noe e quelli della stazione brontese hanno fatto irruzione nel cantiere, bloccando i lavori in corso e i mezzi che erano al lavoro, un escavatore che stava operando sul fronte lavico e un piccolo autocarro di supporto per il rifornimento dell’escavatore. L’operatore alla guida del mezzo è risultato essere assunto in nero. Barbagiovanni è stata denunciata per esecuzione di lavori su beni sottoposti a vincolo paesaggistico senza autorizzazione, distruzione o deturpamento di bellezze naturali, omessa denuncia dell’inizio dei lavori, mancata nomina del direttore e mancato rispetto della normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania ha convalidato il sequestro. Non si tratta della prima vicenda giudiziaria in cui Barbagiovanni è coinvolta: nel 2014, l’azienda Sicilia inerti a lei intestata era finita nel mirino della Direzione investigativa antimafia. Cinque anni fa è rientrata in un sequestro – poi annullato – del valore di tre milioni di euro nei confronti del marito, Nino Sciacca, originario di Cesarò (nel Messinese) ma residente a Bronte. Sciacca è stato arrestato nel 2004, durante l’operazione Tunnel, perché sospettato di far parte dell’associazione mafiosa locale. Un’accusa confermata fino alla corte d’Appello di Catania e punita con tre anni e quattro mesi di carcere.
Secondo i giudici, Sciacca fa parte della mafia brontese, che fa capo a Francesco – detto Ciccio – Montagno Bozzone. Nel 2015 Vincenzo Sciacca, figlio dei due, è stato arrestato dopo un anno di latitanza. Era stato condannato in Appello per omicidio, con l’aggravante mafiosa.