Catene in via Milella e Biagio Siciliano La strada contesa tra Comune e privati

Uno, nessuno e centomila. Sono i volti di via Giuditta Milella e Biagio Siciliano (ex via Villa Giocosa), strada parallela a viale Strasburgo, tra le vie Aldisio e Cavalieri di Vittorio Veneto, contesa tra Comune e privati. Di giocoso questo vicoletto adiacente al liceo classico Giovanni Meli non ha molto: chiuso ai due estremi da una catena, senza illuminazione né tombini né asfalto, con sporadici mucchietti di rifiuti e vestiti abbandonati. 

Fino all’800 tutta la zona compresa tra la Statua di piazza Vittorio Veneto e la via San Lorenzo era un grosso appezzamento di terreno denominato Fondo Scannaserpe, e la trazzera serviva solo per il transito dei contadini. Secondo quanto racconta uno dei proprietari dei terreni che affacciano sulla stradella contesa, «Con la suddivisione in lotti a cavallo tra fine ‘800 e inizio ‘900 la via Villa Giocosa mantenne la sua funzione, e i discendenti dei proprietari delle singole partizioni ne hanno ereditato di generazione in generazione il diritto di proprietà e di servitù di passaggio».

Il problema sorge con la realizzazione negli anni ’80 del liceo Meli, visto che la strada in questione è usata dagli studenti per raggiungere la parte posteriore del plesso scolastico. Il Comune ritenne che la strada assolvesse una funzione pubblica, ma i proprietari dirimpettai ribattono che «dall’amministrazione non è mai arrivata nessuna comunicazione ufficiale in merito», tantomeno una dichiarazione d’esproprio per pubblica utilità. Da allora la vicenda è rimasta assopita, fino a quando nel febbraio 2015 una determinazione sindacale modificò il nome intitolando una parte della via, quella più vicina alla scuola, alla memoria di Giuditta Milella e Biagio Siciliano, due studenti del Meli morti in un incidente stradale nel 1985. Tre mesi dopo vennero pure assegnati i numeri civici, e ad inizio 2016, secondo quanto spiega il consigliere della VI circoscrizione Alessandro Re, «Venne eseguita la pulitura di tutto il tratto e la posa di uno strato di pietrisco da parte del settore Riqualificazione urbana del Comune, ma a marzo i privati hanno apposto due catene per chiudere l’accesso».

La replica è che i proprietari dei terreni hanno messo questi dissuasori «proprio per garantire l’incolumità dei ragazzi, evitando che ci passassero auto. Forse si metterà un cancello. Se la strada fosse stata comunale avrebbero realizzato le opere di urbanizzazione o almeno posato l’asfalto. L’amministrazione ci può scrivere, ma noi risponderemo presentando tutti i documenti di cui siamo in possesso». Ulteriori elementi li fornisce Re: «È una strada di campagna senza allaccio fognario, se fosse stato messo l’asfalto l’acqua ristagnerebbe. Comunque da interpellanze all’assessorato comunale al Patrimonio e dalle visure catastali che ci hanno fornito non risulta che le particelle coinvolte siano private».

Il consiglio di circoscrizione, che da mesi ha all’ordine del giorno la discussione sugli «interventi di completamento della via, semplicemente spianata e realizzazione dei sottoservizi, caditoie, eventuali espropri e realizzazione manto stradale», adesso chiede al Sindaco con una delibera di dare mandato all’Avvocatura per un’azione cautelare ai sensi dell’art. 700 del codice di procedura civile per ripristinare lo stato dei luoghi, cioè per rimuovere le catene. Il paradosso è che sulla strada, oltre al già citato liceo, si affacciano – da un lato – un terreno comunale brullo e ridotto a discarica, una struttura sportiva data in gestione da Palazzo delle Aquile a un privato e un grosso lotto, di fronte un grosso terreno con un edificio abbandonato e un ex vivaio. Questi ultimi due sono beni sequestrati alla mafia e concessi un anno fa dal Comune alla Reset, che da circa 8 mesi sta effettuando lavori in economia per recuperare l’edificio e farlo diventare la propria sede legale e di buona parte degli uffici, mentre sulle ceneri dell’ex vivaio troverà spazio l’autoparco.

E per concludere una nota curiosa: questa strada dal doppio nome non ha nemmeno una targa a nessuno dei due estremi. Secondo il consigliere Re questa si sarebbe dovuta apporre lo scorso novembre, in occasione del trentennale della morte dei due giovani, ma la cerimonia venne rimandata alla bella stagione per il rischio maltempo. In questi giorni splende il sole, ma – per la via contesa – l’intitolazione ufficiale è probabilmente l’ultimo dei problemi.


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