Catania, vendita anche senza Torre del Grifo «Se nessuno compra, Finaria rilancerà club»

Non c’è ancora nessun acquirente per il Calcio Catania. Nel giorno della presentazione del nuovo consiglio di amministrazione, il neo presidente del club Davide Franco – che è pure il capo del cda di Finaria – mette l’intenzione di vendere il club come priorità ma apre anche alla possibilità di rilancio «se non arriverà, entro metà giugno, una proposta di acquisto soddisfacente». Intanto la squadra è impegnata, sul campo, ad evitare la retrocessione in serie D. «Dobbiamo salvare la squadra e ci serve l’aiuto dei tifosi», dice il nuovo consigliere Pierluigi Mancuso.

Le «vicissitudini» di Antonino Pulvirenti, socio di riferimento di Finaria ed ex presidente del club, «hanno portato a nominare un cda con vocazione alla risoluzione di problematiche complicate», spiega Franco. Il futuro del Catania è legato al piano industriale di risanamento dei conti della holding che il professore romano è stato chiamato a preparare. «La situazione è critica ma superabile, perché il club fa parte di un gruppo», cioè Finaria. La vendita resta «l’obiettivo da perseguire a tutti i costi», ricorda l’amministratore delegato Giuseppe Bonanno, ma in caso non si concretizzasse «Finaria metterà le somme per rilanciare la squadra», precisa il presidente.

La valutazione definitiva su quale sarà la strada migliore da percorrere, nell’interesse della holding, sarà presa a metà giugno. Ad oggi però «il compratore non c’è, non esiste – dice Mancuso – E proposte di acquisto non ce ne sono arrivate». Gli interessati potrebbero essere in attesa delle ultime due partite di campionato, che vedono il Catania impegnato a mantenere la Lega pro. «Dal punto di vista di chi compra, in termini numerici, potrebbe essere più comodo trattare la squadra in serie D». Ma l’interesse del nuovo cda è mantenere la categoria e proporre un altro tipo di agevolazioni.

«L’intenzione è scorporare Torre del Grifo dalla vendita – spiega Mancuso – in modo da ampliare l’offerta anche ad acquirenti di livello inferiore, offrendo la possibilità di acquisto con o senza centro sportivo». In un campionato come la Lega pro, che non garantisce grandi ricavi, il mutuo di 23 milioni di euro – acceso col credito sportivo per il Centro – rappresenta la criticità più rilevante per il club, per la holding e per i futuri compratori. Alla quale si aggiunge la sentenza che riconosce il 25 per cento delle azioni del Catania agli eredi dell’ex presidente Salvatore Massimino.

«Un aspetto che approfondiremo», dice Mancuso ammettendo che si tratta di una risposta «data per prendere tempo». Intanto gli undici milioni di perdite rimaste scoperte, secondo l’ultimo bilancio «sono state ripianate attingendo a delle scorte che erano state precedentemente accantonate», spiega il neo presidente. Franco prende il posto di presidente del club, che fu di Pulvirenti – agli arresti domiciliari con l’accusa di bancarotta fraduolenta per il caso Wind Jet -, prima che si dimettesse per il caso combine: «Colloquiamo doverosamente col socio di riferimento, ma siamo dei professionisti», conclude Franco spiegando i limiti d’autonomia del suo mandato.


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Nella conferenza stampa di presentazione del nuovo consiglio di amministrazione, il neo presidente ammette: «La situazione è critica ma risolvibile». E parla della cessione: «A chi compra converrebbe la retrocessione in D». Ma acquirenti «non ce ne sono», dice il consigliere Mancuso

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