A Catania tavola rotonda sugli spazi delle donne. «L’incontro col sindaco? Glielo ricorderemo con la nostra attività costante»

«L’ufficio del sindaco di Catania Enrico Trantino avrebbe dovuto farci avere la data del prossimo incontro intorno al 20 gennaio. Avendo pure noi una vita e degli impegni, abbiamo chiesto spiegazioni e ci è stato risposto che al momento non è possibile mettere in agenda nessun appuntamento. Forse se ne riparlerà dopo la festa di Sant’Agata. Ma noi, intanto, non ci fermeremo, abbiamo tante iniziative in calendario per discutere di violenza di genere, salute e spazi delle donne. Tutti utili promemoria per il sindaco e l’amministrazione». È questo il messaggio conclusivo della tavola rotonda di ieri al Monastero dei Benedettini di Catania, organizzata dal consultorio autogestito Mi Cuerpo es Mio, sgomberato i primi di dicembre dai locali occupati di via Gallo e via Sant’Elena. Dopo un primo incontro con il primo cittadino, infatti, la situazione del consultorio autogestito – e dello Studentato 95100, che operava negli stessi locali – risulta in stallo. A non fermarsi sono invece le emergenze delle donne che vivono la città. Raccontate a più voci.

Ad aprire la tavola rotonda sono stati i collegamenti da remoto e le testimonianze delle attiviste Maria Sole Bondioli per la casa delle donne di Pisa Mala Servane Jin e di Lucia del centro antiviolenza Lucha y Siesta a Roma. Entrambi luoghi di donne prima occupati e poi minacciati da uno sgombero, ma che non hanno mai interrotto le loro attività. Così come il centro antiviolenza Thamaia di Catania, spesso a rischio, invece, per la mancanza di fondi trasferiti dal Comune nonostante i bandi vinti. A sottolineare le necessità del centro è stata la presidente Anna Agosta che, nel ricordare come si tratti di uno spazio politico e non solo di servizio, ha espresso anche le difficili condizioni delle operatrici del Thamaia: formate appositamente per rispondere alle chiamate delle donne in cerca d’aiuto ed esperte nel delicato compito di valutare i profili di rischio di ogni vicenda. Un lavoro delicato che pure viene scambiato per volontariato e non adeguatamente retribuito.

Un discorso a cui fa eco Dafne Anastasi, sindacalista Usb, che ha ragionato sulla condizione lavorativa delle donne, con particolare riferimento al fenomeno – ancora oggi difficile da dimostrare – delle molestie sul lavoro. A cui il sindacato di base ha dedicato un apposito sportello: lo stesso che si sarebbe voluto aprire anche nei locali di via Gallo, con un appuntamento fissato con un’avvocata proprio per il giorno dello sgombero. A intervenire, anche la direttora di MeridioNews Claudia Campese che ha fatto un quadro dei più comuni errori commessi dai media nella narrazione della violenza di genere e, in generale, contro gli stereotipi sessisti: dalle descrizioni delle vittime – angeli o poco di buono – alle immagini vittimizzanti usate per accompagnare i contenuti su questi temi.

Con un’evidente necessità di un cambio culturale anche e soprattutto nei luoghi del sapere, come sottolineato pure dalla testimonianza della studentessa universitaria Barbara Sammito. Che ha rilevato come dentro l’università manchino ancora reali spazi di confronto ed efficaci percorsi di educazione al rispetto delle differenze. A chiudere la tavola rotonda è stato infine l’intervento di Erika Garozzo di Non una di meno Catania, impegnata in questi anni ad accendere i riflettori sulla salute riproduttiva – e non solo – delle donne che vivono la città: dagli scarsi servizi forniti dai consultori alla quasi totalità di ginecologi obiettori di coscienza negli ospedali etnei. «Per noi era già chiaro, ma questo momento di confronto permette a tutte e tutti noi di capire quanto profondamente ci sia da lavorare – spiega Ludovica Intelisano del consultorio autogestito Mi cuerpo es mio – Attendiamo quindi che il sindaco ci dica quando è disponibile a incontrarci. Ma, intanto, noi continueremo a vederci, parlare e sensibilizzare».


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