Cronaca

Catania, la sosta selvaggia in via Santa Sofia e le ambulanze in fila dietro le auto

Una fila lunghissima, decine di veicoli incolonnati e clacson che suonano senza ottenere il risultato sperato. Il contesto è quello di via Santa Sofia, importante snodo stradale nella parte nord di Catania. Lo scenario, invece, è quello che si ripete ogni giorno, soprattutto nelle cosiddette ore di punta: una fila lunghissima di veicoli in coda nella zona del Policlinico cittadino; fila che la maggior parte delle volte è causata da altri veicoli parcheggiati irregolarmente su quel tratto di strada. Gli ingorghi potrebbero essere causati anche dal fatto che quella via è stata progettata e realizzata per reggere una mole di traffico meno importante rispetto a quella che si è sviluppata negli ultimi 15 anni – per non parlare del fatto che da quella strada si possono raggiungere molti dei Comuni che si trovano al confine con la parte settentrionale di Catania – ma non c’è dubbio che gran parte del problema è rappresentato dalla sosta selvaggia.

«E le ambulanze del Pronto soccorso con i relativi malati, o malcapitati, bloccati nel traffico», dice un uomo in un video pubblicato dalla pagina Facebook Inciviltà a Catania. «Vi faccio vedere – continua l’uomo – tutti i giorni la viabilità di questa via si presenta così». Le immagini che accompagnano la descrizione mostrano una coda di veicoli che avanza lentamente nelle vicinanze del Policlinico Rodolico. E questo è probabilmente il problema più grande di questa vicenda: la difficile raggiungibilità dell’ospedale per i mezzi di soccorso. Una questione sollevata anche dell’Associazione autisti soccorritori italiani (Aasi), che alcuni giorni fa ha diffuso una nota. «Quotidianamente – dice Aasi – i mezzi di soccorso con alla guida gli autisti soccorritori percorrono via Santa Sofia dovendosi destreggiare tra le varie asperità stradali presenti lungo l’arteria, ma anche dovendo affrontare con non poche difficoltà le auto e le moto che quotidianamente vengono parcheggiate in modo irregolare da molti automobilisti, che – incuranti dei divieti del codice della strada – praticano una sosta selvaggia che rende difficoltoso raggiungere il Pronto soccorso e i reparti ospedalieri del Policlinico di Catania».

La nota di Aasi dice che «durante il 2024 e anche a gennaio 2025» l’amministrazione comunale e la questura «hanno svolto dei servizi di controllo del territorio, sanzionando la sosta selvaggia». Poi ricorda come «il Comune ha posizionato delle barriere in modo fisico per evitare proprio la sosta selvaggia, ma invece di scoraggiare gli indisciplinati, ciò ha reso la carreggiata ancora più stretta, in quanto vi sostano ugualmente, rendendo molto difficoltoso il transito». Morale della favola: il problema non sarebbe stato risolto, anzi in quel tratto di strada si sarebbero solo allungati i tempi di percorrenza. Aasi fa notare anche che dall’8 al 10 aprile al Centro sportivo universitario (Cus) si terrà il Salone dell’orientamento, importante manifestazione per l’orientamento universitario che annualmente attira qualche migliaio di liceali.

«L’Aasi – dice la nota – si domanda e vi domanda se tale evento potrà ulteriormente gravare sulle criticità della circolazione stradale per le migliaia di visitatori che sicuramente lo visiteranno, portando in quella zona centinaia di auto, scooter e bus turistici in più». La proposta dell’Associazione è di «valutare sedi alternative, così da garantire la sicurezza di tutti, evitando che i mezzi di soccorso rimangano bloccati nel traffico». E poi una proposta più generale legata al contrasto della sosta selvaggia: «Un intervento quotidiano ordinario e ripetuto durante l’arco della giornata del passaggio degli ausiliari del traffico dell’Amts (la società che a Catania si occupa del trasporto pubblico sugli autobus e della sosta, ndr), per rilevare le infrazioni». Secondo Aasi, l’azione dovrebbe prevedere «l’integrazione della polizia locale», così da poter «anche rimuovere le auto in sosta selvaggia». Vasto programma, potrebbe dire qualcuno parafrasando De Gaulle. In realtà – e su questo probabilmente possiamo convenire tutti – la soluzione più semplice risiede in un ritrovabile senso civico delle persone e nella comprensione di una cosa molto semplice: per strada e in mezzo al traffico non possiamo fare quello che ci pare.

Mauro Gemma

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