Donatella Finocchiaro, miglior attrice protagonista con “Galantuomini” al recente Festival di Roma, ritorna a Catania, sua città natale, per lo spettacolo “Un bellissimo Novembre”. Lo fa con piacere, per la bella sintonia che si è creata con il maestro e con gli attori, suoi amici ritrovati. Ma anche perché con la sua città Donatella ha un rapporto particolare.
Cominciamo dal lavoro di attrice: come è iniziata questa tua avventura?
“Ho cominciato quando andavo all’università, per due anni mi dividevo tra lo studio e la passione per il teatro. E presto ho avuto delle conferme da gente del settore che sosteneva che ero brava; se non fosse stato per loro, io non ci avrei mai pensato a svolgere questa professione, abbandonando la carriera da avvocato. Per me il laboratorio teatrale era come andare in palestra, anche se ovviamente nasceva da un bisogno di spiritualità e svago, abituata com’ero agli ambienti chiusi e un po’ soffocanti delle aule del tribunale”.
Sei poi riuscita a laurearti?
“A meno tre esami e tesi, decisi di andare a Torino suscitando l’irritazione di mio padre che voleva che facessi l’avvocato. Poi partecipai al provino a Roma all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico. Passai le prime due selezioni, fatto che per me fu un’altra grande conferma. Comunque sì, mi laureai, ma subito dopo iniziai a frequentare la scuola di teatro qui allo Stabile”.
Al Festival di Roma sei stata eletta migliore attrice protagonista con Galantuomini. Cosa ne pensi della tua carriera cinematografica?
“Riconosco di aver avuto la fortuna di entrare nel cinema dalla porta principale, ricevendo subito la parte della protagonista, e anche un bel ruolo, nel film “Angela” di Roberta Torre. La consacrazione c’è stata da parte della critica e del pubblico, con questo premio ancor di più, lo ammetto. Ma soprattutto sono contenta della stima ricevuta da parte dei registi”.
Inoltre hai sempre avuto l’intuizione di non sprecarti, scegliendo registi cult come Bellocchio o giovani esordienti con pretesa autoriale…
“Sicuramente non è un caso, ho avuto anche altre proposte. Non è una questione di snobismo, ma di sentirsi in sintonia con quello che si fa”.
Comunque hai debuttato in teatro ed oggi sei tornata a calcare le scene. Quale dei due mezzi preferisci tu, teatro o cinema?
“Si tratta di due modi di comunicare completamente diversi, già dal modo di impostare la voce. Io ho cercato di vivere i due mondi in simbiosi, cioè portando al cinema quello che si fa a teatro e viceversa. Il teatro ti insegna l’importanza della parola, di non buttar via nemmeno un attimo perché bisogna gustare ogni battuta, mentre al cinema si impara che bisogna portare in scena la verità”.
Dove vivi e ti senti a casa?
“Io vivo a Catania. Dopo una settimana che sto a Roma, mi dico sempre che me ne devo tornare al sud! È così da sempre, ma la devo superare. Vorrei prendere casa nella capitale per un anno o due, una pazzia che devo fare per rompere questo cordone ombelicale che mi lega in maniera viscerale alle pendici dell’Etna. Questo attaccamento alla mia terra mi impedisce tante cose, nonostante io abbia continuato a ricevere proposte anche a Trecastagni, il che è un gran privilegio, lo riconosco”.
Qual è il tuo rapporto con la nostra città?
“Da sempre è stato un rapporto di odio e amore, come per tutti i catanesi. Sin da ragazzina volevo scappare, poi ci tornavo per riandarmene nuovamente via. Sarà questo mare meraviglioso o il fuoco del vulcano o il fatto che a dicembre abbiamo ancora 20 gradi, so solo che dopo tre mesi mi manca da morire la mia città”.
Pensi che Catania possa “risorgere”, che ci siano le energie perché ciò avvenga?
“Ognuno fa quello che può, io sono tornata per fare questo spettacolo. Io credo nella nostra città e nelle sue potenzialità. Di certo ha i suoi problemi, ma è popolata da gente che ama la cultura e capisce, ed è stanca di farsi prendere in giro. È necessaria una democrazia che non abbia i suoi tornaconti”.
Raccontaci la Donatella mondana…
“Frequento il Nevsky tutte le sere, perché mi trovo bene e si mangia anche meglio. Vado spesso a mangiare biologico da Haiku o sushi al ristorante giapponese lì vicino. Inoltre, bazzico al Barrique e al wine bar per l’aperitivo, poi trovo sempre parecchi amici al Centro Zo e al Majazè”.
E se chiudi gli occhi, dove vedi collocata la Donatella adolescente?
“Da adolescente ho i ricordi di piazza Teatro Massimo Bellini con gli amici, o ancora piazza Ogninella. Vivevo fino in fondo la movida catanese a vent’anni e quasi tutte le sere si andava a ballare al Divina al Macintosh o all’Empire”.
Quindi tra i giovani là fuori potrebbe esserci un grande attore o una talentuosa attrice. Che consiglio daresti loro?
“Una prima soluzione sarebbe frequentare una scuola di teatro; ma non l’unica, perché purtroppo in queste spesso si tende ad uniformare gli stili, clonando gli allievi. Piuttosto, io consiglierei i laboratori che ti indirizzano a ciò che ti appartiene davvero, con persone che tu stimi e ti insegnano le tecniche della recitazione”.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
“Fino a marzo sarò in tournée a teatro con “l’Istruttoria” per la regia di Fava e Bruschetta in tante città d’Italia. Per quanto riguarda il cinema, per adesso sto vagliando delle proposte, perché a Trecastagni ancora mi arriva la posta!”.
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