Un’imponente produzione tutta siciliana firmata Teatro ABC, un cast di sedici attori, scene da kolossal e un Pippo Pattavina superbo protagonista nei panni dell’infido Don Blasco. Il capolavoro di Federico De Roberto, I Vicerè, torna a teatro in una sontuosa versione liberamente ispirata al romanzo dello scrittore catanese e diretta da Guglielmo Ferro. Lo spettacolo, dopo il successo registrato al Quirino di Roma, sarà il terzo appuntamento della stagione la stagione di prosa Turi Ferro 2022/2023 al Teatro ABC di Catania. Dopo la prima di sabato 10 dicembre sono previste cinque repliche: domenica 11, giovedì 15, venerdì 16, sabato 17 e domenica 18 dicembre.
In scena con Pippo Pattavina, ci saranno Sebastiano Tringali, nel ruolo di don Gaspare Uzeda, e poi Rosario Minardi, Francesca Ferro, Rosario Marco Amato, Nadia De Luca, Giampaolo Romania, Francesco Maria Attardi, Elisa Franco, Pietro Barbaro, Giovanni Fontanarosa, Alessandra Falci, Giuseppe Parisi, Federica Breci, Diana D’Amico e Ruggero Rizzuti. Le scene sono del Laboratorio ABC, i costumi della Sartoria Pipi.
«Il romanzo di De Roberto – spiega il regista Guglielmo Ferro – è fondamentale nella comprensione del nostro Risorgimento; una saga familiare, ironica, emozionante, crudele, illuminante, che è – in filigrana – un documento storico imprescindibile. I Viceré stanno alla Storia del nostro Paese (in generale, non solo di quella del Meridione o della Sicilia) come i Buddenbrook stanno a quella tedesca: un affresco stupefacente delle trasformazioni, degli inganni, degli equivoci, dei dolori, delle miserie, degli appuntamenti mancati e dei fallimenti, lungo due generazioni. La famiglia degli Uzeda attraversa la faglia più clamorosa della nostra gestazione nazionale, dal remoto baroque dei Borbone alla scellerata modernità piemuntes».
Pubblicato nel 1894 a Catania, dopo un percorso travagliato e soffertissimo, il romanzo segna, con l’insuccesso clamoroso, tutta la carriera di De Roberto; in questo, accomunandolo al suo illustre omologo Tommasi di Lampedusa ed al suo Gattopardo, umiliati entrambi in vita, glorificati post-mortem.
La trasposizione scenica di questa nuova edizione – ricca, viva, dinamica, kolossal – riesce a conservarne la freschezza narrativa, l’umorismo nero, lo stupore dell’intreccio narrativo; costruendo uno spettacolo umano, presentissimo e vitale sia nelle scene corali sia in quelle più intime. L’Io narrante è affidato al personaggio più strepitoso del romanzo: Don Blasco (Pippo Pattavina), religioso per interesse, puttaniere, baro alle carte e nella vita, straripante di vizi, bulimico di cibo, vino, donne, tabacco e – soprattutto – di intelligenza e ironia. Un sorprendente anti-eroe, quale mai si era visto (e né mai se ne rivedrà) nel panorama manzoniano della nostra narrativa maggiore. Italianissimo nelle sue genialità quanto nelle miserie.
Pippo Pattavina, attore decano del teatro siciliano e nazionale, a lungo protagonista della stagione più alta dello Stabile Etneo, partner e protagonista di allestimenti epocali, dona a questo Don Blasco una complessa e raffinatissima presenza scenica.
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