Pietro Lo Monaco, come sempre, è un vero e proprio fiume in piena. Dopo un silenzio societario che durava dalla fine del mese di aprile, il direttore si è presentato alla stampa sia per chiarire i temi salienti della passata stagione, che per introdurre l’annata che si aprirà ufficialmente tra qualche settimana. Districandosi tra allenatori vecchi e nuovi, futuro dei calciatori in rosa e analisi economiche, Lo Monaco ha tenuto in primis a ribadire come la sua figura non sia mai stata in discussione e come il progetto rossazzurro, anche quest’anno, riparta da lui.
«Ho visto in questo periodo manovre identiche al 2012. In quel caso sono andato via – ha rettificato il dirigente – ma non lo farò adesso. Io il Catania non lo faccio morire due volte. A discapito di tutti, stiamo andando avanti come i treni. Potrò starci due, tre o più anni, ma il Catania arriverà dove deve arrivare». Il riferimento alla complicata situazione di tre anni fa non poteva che arrivare: «Nel 2016, il primo anno, la voce di bilancio più consistente era il monte stipendi: il nostro campionato è costato 3.941.584 euro. L’anno dopo abbiamo speso 3.694.000 euro, come nella scorsa stagione: molto meno di Foggia e Lecce, squadre che hanno vinto la Serie C. Non poteva essere altrimenti – spiega – perché abbiamo risanato. Tre anni fa ho effettuato 125 transazioni, spendendo la mia faccia: all’epoca quando si parlava di Catania tutti scappavano. Oggi siamo forti, siamo tornati».
Il riferimento automatico, poi, va alle critiche al suo operato apparse nel corso di queste settimane in alcuni organi di stampa. «Il Catania non ha bisogno di giudici – attacca – c’è chi si spaccia per stampa ed è livoroso e rancoroso, usando la penna per attacchi personali gravissimi: persone che ce l’hanno a morte con la proprietà, portando avanti chissà quale piano personale». Quindi, ecco una differenziazione: «Le critiche all’indomani del ko con il Trapani sono legittime. Quando abbiamo completato la squadra, lo scorso anno, molti di voi – riferendosi ai giornalisti – erano convinti che avremmo ammazzato il campionato. Abbiamo finito per pagare il rendimento non ottimale di calciatori che pensavamo potessero dare di più: alcune scelte non sono state supportate dai fatti».
Parlando delle strategie in vista della prossima stagione, Lo Monaco fa con chiarezza i nomi di chi resterà a Catania. «Davis Curiale e Matteo Di Piazza rimangono al 100 per cento, sono punte che in questa categoria fanno i numeri. Tommaso Silvestri resterà, così come Vincenzo Sarno e Luca Calapai. Anche Kalifa Manneh rimarrà: i nostri giovani non si toccano. Maks Barisic rientra e si sta curando dall’infortunio». Un appunto su Ramzi Aya: il difensore non ha voluto rinnovare e andrà via. A dispetto di Andrea Di Grazia (già del Pescara, ndr) però, ha giocato fino all’ultimo: «Aveva dichiarato di voler rimanere, rinviando sempre l’incontro per fissare il prolungamento: a pochi mesi dalla fine della stagione non potevamo estrometterlo dalla squadra». Sul criticato portiere Matteo Pisseri, il direttore è chiaro: «È stanco di stare qua».
Le ultime riflessioni riguardano la scelta dell’allenatore, a cui sarà legata buona parte del mercato in entrata: «Il Catania – ribadisce – deve riappropriarsi di casa sua, giocando con il 4-3-3. Nei prossimi giorni incontreremo Andrea Sottil e chiariremo con lui tutto. Cristiano Lucarelli e Gianluca Grassadonia non arriveranno, Vincenzo Italiano è ancora legato con il Trapani. Abbiamo trattato altri tecnici – ammette il dirigente – ma non sono quelli appena pronunciati. Mercato? Ci sono ruoli in cui ci siamo già mossi, prendendo dei calciatori. Prima di agire, però, bisogna anche sentire il parere del futuro tecnico».
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