A protestare sono stati gli esponenti del Comitato di solidarietà popolare Graziella Giuffrida, del Fronte della Gioventù comunista e della sezione etnea di Potere al Popolo: «Basta guardare alla salute come una merce». Guarda le foto
Catania, il blitz davanti agli ospedali cittadini chiusi «Riaprirli subito e requisire anche le cliniche private»
«Il sistema sanitario è al collasso, ma non è affatto una casualità». Hanno invocato la riapertura degli ospedali cittadini dismessi gli attivisti che questa mattina, a Catania, hanno manifestato contro gli effetti attualissimi dei tagli alla sanità. A partecipare è stato il Comitato di solidarietà popolare Graziella Giuffrida, il Fronte della Gioventù comunista e la sezione etnea di Potere al Popolo. Esposti striscioni davanti agli ingressi delle strutture che fino a qualche tempo erano funzionanti e che oggi, in piena crisi sanitaria, restano chiusi.
«Negli ultimi dieci anni sono stati sottratti alla sanità 37 miliardi di euro – si legge in una nota congiunta -. Nello stesso lasso di tempo, abbiamo perso 70 mila posti letto e 359 reparti ospedalieri. Secondo le associazioni di categoria mancano in organico 50 mila infermieri e decine di migliaia di medici».
Numeri che in piena pandemia pesano come macigni, davanti alle notizie riguardanti la carenza di posti nei reparti Covid e, al contempo, le misure straordinarie per ricavare letti per curare le persone che hanno contratto il nuovo coronavirus, a fronte però di una riduzione di altri servizi. «Pretendiamo l’immediata riapertura dei presidi ospedalieri chiusi, o parzialmente funzionanti; la requisizione delle cliniche private che devono essere messe a disposizione dei bisogni del popolo e l’assunzione immediata del personale sanitario necessario e la stabilizzazione dei contratti precari».
In merito al coinvolgimento della sanità privata nella gestione dell’emergenza, i manifestanti hanno contestato «che anche in una situazione emergenziale come questa continua ad interessarsi dei propri guadagni e non della salute di tutti e tutte». Al contempo la stessa sanità pubblica, seguendo un modello di aziendalizzazione e regionalizzazione basato su logiche imprenditoriali «guarda la salute non più come un diritto ma come merce, un settore sul quale investire per ottenere più profitto».