La Direzione investigativa antimafia, nell’ambito dell’operazione denominata
Àpate ha disarticolato una vasta rete illegale finalizzata alla raccolta del gioco d’azzardo e delle scommesse online. Sono 65 le persone indagate, molte delle quali organiche o vicine a clan mafiosi catanesi, per associazione per delinquere finalizzata all’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, truffa aggravata ai danni dello Stato e intestazione fittizia di beni. Reati commessi utilizzando agenzie e punti scommesse riconducibili a società operanti all’estero (Austria, Bulgaria e Malta).
Le indagini hanno riguardato una vasta rete di agenzie di scommesse e giochi online con a capo
un imprenditore vicino alle famiglie mafiose catanesi Santapaola e Cappello, con le quali avrebbe intrattenuto nel tempo relazioni che ne hanno favorito lo sviluppo imprenditoriale prima nel
settore delle
macchinette da gioco e dei videopoker e poi nel gioco a distanza.
L’uomo sarebbe riuscito a estendere la propria area di influenza, installando i
propri apparati per giochi elettronici (con una vera e propria
imposizione delle slot-machine
negli esercizi commerciali
) e online nei territori governati da Cosa nostra o da altri gruppi
criminali
, sfruttandone la capacità di intimidazione e del controllo del territorio. Le investigazioni si sono avvalse inizialmente delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia
utili a comprendere le infiltrazioni criminali nel gambling online, settore nel quale lo stesso
collaboratore operava come
imprenditore affermato.
La rete criminale avrebbe usufruito di cinque
piattaforme online (Asso, Vegas, Vegasbet, Netslot.net – Netslot.eu, Imperium-Games.net) total black, cioè sprovviste di qualsiasi autorizzazione dell’Agenzia dei
Monopoli. Destinate apparentemente al gioco a distanza, sarebbero state adibite alle
scommesse da
banco
. Sarebbe stato il promotore a esercitare un’illecita intermediazione tra punti gioco e bookmakers con una precisa
struttura organizzativa il cui
centro logistico di controllo si trovava alla periferia di
Catania. Il locale, dove i diversi associati avevano accesso al
pannello di controllo
dei
bookmakers, è stato sottoposto a sequestro. Al principale indagato, che è finito in carcere, viene contestato anche di avere violato la sorveglianza speciale; per altri 12 sono stati disposti gli arresti domiciliari e in un solo caso l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Dall’attività investigativa è emerso che il capo dell’organizzazione avrebbe dato periodicamente soldi per il mantenimento dei familiari di un esponente di primissimo piano del clan
Santapaola, scarcerato di recente
. Il ruolo di messaggeri ed emissari per la consegna del denaro
veniva svolto da padre e figlio, entrambi colpiti dalla misura cautelare.
Le indagini hanno fatto emergere anche la
metodologia mafiosa
nella riscossione dei crediti
e sulla propensione a favorire esponenti criminali vicini alle cosche
mafiose. Diverse agenzie sono risultate ad
appannaggio di esponenti mafiosi, in quanto
gestite direttamente o per il tramite di familiari o soggetti a loro collegati.
Sono state sottoposte a sequestro 38 agenzie di scommesse nella città e nella
provincia di
Catania, in provincia di Agrigento, Messina, Siracusa ed Enna, con relativo
patrimonio aziendale, beni mobili e immobili, conti correnti e rapporti finanziari il cui
ammontare complessivo è pari a circa
30 milioni di euro, calcolato sulla base del valore delle
singole concessioni e del volume d’affari sviluppato dalle agenzie nel periodo delle indagini.
Tramite i canali della
cooperazione internazionale di polizia, coordinati dalla Direzione centrale
della polizia criminale, dovrà essere
notificato in Spagna il sequestro di un’agenzia di Catania che è risultata intestata a un italiano che, alla fine del 2020, si è trasferito in Catalogna.
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