Catania – Genoa 1-3. Inspiegabile risultato

L’anticipo della tredicesima di campionato si è concluso con un risultato che non rispecchia il tasso tecnico espresso durante il match. Procediamo per gradi.

La partita vede coinvolte 2 squadre (come di regola) una dai colori particolarmente noti il rosso e l’azzurro, che dice di chiamarsi Catania e un’altra dal nome strano che per la serata indossa un elegantissimo completino bianco; a proposito, qualcuno sa dirmi perché la città di Catania presenta una squadra dal nome “Catania”e la città di Genova deve fare l’anticonformista chiamando la propria squadra “GENOA”? Cos’è, sono così tirchi che al tribunale non potevano pagare l’eccessivo costo legato al supplemento per la lettera “V”?

La cornice è delle migliori, 15000 spettatori circa sembrano non aver capito che capodanno è il 31 dicembre e per l’occasione festeggiano come fosse scoccata la mezzanotte del 2005, provocando l’ilarità dell’arbitro Ayroldi che se la ride insieme ai suoi assistenti e si gode lo spettacolo dei fuochi d’artificio. A sorpresa gioca un sottotono Cozza che al 7° del secondo tempo lascia il posto a Gemiti. Al 3° minuto del primo tempo, Ayroldi accende l’occhio bionico, e intravede un fallo di mani in aria che la super moviola di Biscardi avrebbe impiegato mezz’ora per scovare. Rigore trasformato da un giocatore la cui classe è sprecata per la serie B: L’argentino Milito segna la rete dell’ 1 a 0.
I tifosi del Catania non protestano poiché fortemente legati alla tifoseria genoana (GENOVESE), e continuano ad incitare la squadra con i soliti “Vai Catania, vai Catania uè”.

Nonostante il vantaggio, l’allenatore del Genoa, Serse Cosmi, sente la necessità di spaccare le gambe ai suoi giocatori che sembrano subire le iniziative catanesi, ma non potendo entrare in campo con la sua personalissima mazza da baseball, si limita a degli urli al limite del disumano.

Al 15° una girata al volo di Ferrante, fa vedere le stelline agli oltre 200 tifosi venuti direttamente dalla città ligure, l’esultanza di Ferrante è ai limiti del comico, con il giocatore che si avvicina alla curva dei suoi sostenitori dicendo “sono io, si si, sono io Ferrante”, meno male che almeno lui sa il suo cognome. 1 a 1 e partita che cambia faccia.
Il Catania prende l’iniziativa del gioco e il Genoa subisce cercando di ripartire in contropiede. Il centrocampista del Catania, Caserta, venendo scambiato ripetutamente per Maradona, viene placcato per ben 5 volte, prima che Sottil venga ammonito dall’arbitro.

Un recupero insolito per un primo tempo (3 minuti) consente a Stellone di riportare in vantaggio il Genoa al 47° del primo tempo. Finisce così la prima frazione di gioco, che per intensità superava di gran lunga le partite della migliore Inter.

Il secondo tempo inizia con un ritmo più blando, gli sprint del primo tempo sembrano ormai dei lontani ricordi e la partita sembra essersi adagiata sul 2-1 in favore degli ospiti. Al 22° del secondo tempo, Sonetti decide che per il migliore in campo del Catania (Caserta) è arrivato il momento di fare la doccia, probabilmente l’allenatore catanese si vergognava a tenere in campo un giocatore i cui pantaloncini erano parecchio sporchi. Entra al suo posto Vugrinec, che in quanto ad eleganza può fare invidia a un rinoceronte zoppo. Al 31° Cosmi azzecca la mossa che chiude la partita definitivamente. Fuori uno spettacolare Milito e dentro un più fresco Makinwa che al 36° appoggia su cross basso di un appannato Tedesco, grazie al recupero del migliore in campo Lazetic (anche lui giocatore di un’altra categoria). 3-1 e partita chiusa sul campo a pochi minuti dalla fine, partita che per i tifosi catanesi sembra ancora aperta, nonostante il pesante passivo a pochi minuti dalla fine; i cori continuano a rendere lo stadio una bolgia infernale nonostante l’amarezza per una sconfitta ormai acquisita. Nota positiva della partita, l’invidiabile correttezza delle 2 tifoserie; chissà se un giorno TUTTE le partite di calcio possano essere vissute con tale sportività.

Carmelo Greco

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