Politica

Catania, volano gli stracci in vista del congresso di Italia viva: «Competizione falsata e a Mineo boom di iscritti»

Un congresso su cui si addensa l’ombra di una competizione con un risultato già scritto. Il timore che il partito finisca in mano a infiltrati e volti sconosciuti. Ma anche la possibilità che della vicenda venga investita la procura di Catania. Sotto i riflettori c’è la gestione, a Catania e provincia, di Italia viva, il partito dell’ex premier Matteo Renzi. Domenica gli iscritti saranno chiamati alle urne per l’elezione del presidente e di tutte le articolazioni territoriali ma alle pendici dell’Etna il clima è tutt’altro che sereno. A metà settembre si sono dimessi il vice coordinatore Carmelo Finocchiaro e con lui tre componenti del coordinamento provinciale etneo. «Non ci sono stati forniti nemmeno i moduli per il tesseramento cartaceo – spiega Finocchiaro a MeridioNews – Ci è stato risposto che, se volevamo utilizzare i modelli, dovevamo accompagnare gli aspiranti iscritti presso gli uffici del coordinatore provinciale Salvo Nicosia. Per questo abbiamo deciso di non partecipare a una competizione falsata dall’inizio».

Nella battaglia per il tesseramento – i cui numeri sono decisivi in sede congressuale – spicca il dato di Mineo. Il piccolo centro del Calatino si è trasformato in una roccaforte del partito. Qui è consigliera comunale d’opposizione e co-coordinatrice provinciale, a caccia della riconferma dopo la designazione a febbraio scorso, Giusy Infantino. La sua nomina ha fatto storcere più di un naso. Colpa anche di un precedente incarico – risalente a dicembre 2022, appena due mesi prima della nomina in Italia viva – nel direttivo della sezione comunale del Movimento per le autonomie, partito dell’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo. «Se dobbiamo parlare di partiti, bisogna dire anche che Finocchiaro era con Azione di Carlo Calenda (fino all’estate 2022, un passaggio tra liste alleate alle Regionali, ndr), di cui è stato coordinatore cittadino – replica Infantino a MeridioNews – Io dieci anni fa ero tesserata con il Partito democratico, ma questo nulla aggiunge alla questione e a questo genere di accuse». La coordinatrice provinciale replica anche sulla gestione del tesseramento: «Abbiamo seguito un iter scrupoloso e lo stesso prevedeva che i moduli venissero mandati ai vari coordinatori – spiega -. C’erano delle sedi fisiche dove potersi tesserare, ma anche dei banchetti e la possibilità di fare tutto online. Inoltre non abbiamo avuto nessuna richiesta di tesseramento da parte del gruppo Finocchiaro».

Tra le accuse che vengono rivolte a Infantino c’è anche quella relativa alla sua vicinanza a Paolo Ragusa. Volto simbolo delle cooperative calatine, candidato a sindaco perdente alle ultime amministrative a Mineo (appoggiato da Italia viva) e a processo – prossima udienza il 7 novembre – per la vicenda del Centro d’accoglienza per richiedenti asilo di Mineo. Infantino, che nella vita è presidente di una cooperativa con sede a Caltagirone, parla di «gravi illazioni su quella che è un’amicizia. Non capisco il motivo di certi collegamenti e sono pronta a rivolgermi a un legale per tutelarmi». Ultimo passaggio della controversia è poi quello relativo alle verifiche sui tesseramenti che Finocchiaro, attraverso il Comitato Crescita Catania, ha presentato agli organi nazionali di Italia viva: «Abbiamo chiesto anche una verifica dei flussi finanziari per capire se ci siano stati dei tesseramenti a blocchi unici, ma il nostro ricorso è stato respinto, adesso valutiamo anche la possibilità di fare un esposto in procura». «Al nazionale – replica Infantino – abbiamo inviato tutta la documentazione richiesta e l’esito delle verifica ha dato ragione circa il corretto operato». Adesso l’ultima parola spetterà agli iscritti che domenica, nel Catanese, potranno votare in tre seggi: a Catania, allo stesso civico della società di cui è referente il coordinatore Nicosia; a Mineo, con lo stesso indirizzo della sede politica di Paolo Ragusa; e a Caltagirone presso un circolo ricreativo di piazza Borsellino.

Dario De Luca

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