Gli aeroporti di Fontanarossa, a Catania, e Comiso, nel Ragusano – ormai riuniti sotto la gestione di Sac – nuovo hub del Mediterraneo. La notizia del piano di Enac, l’ente nazionale per l’aviazione civile, sul futuro di diversi scali italiani ha fatto tam tam sui media. Ma affinché il riconoscimento abbia davvero una ricaduta per cittadini e turisti, la strada è ancora lunga. E passa anche dai lavori riqualificazione da 600 milioni in corso per la stazione aerea etnea che, entro il 2030, promette di diventare più grande: con tre terminal e la nuova attesa pista. In grado di competere con la Turchia, secondo i piani, per i passeggeri in arrivo da Cina, Corea, Giappone e India che, per ora, fanno scalo a Istanbul. Per un volume totale di traffico stimato in 14 milioni di passeggeri all’anno, a progetto ultimato.
«Non succederà dall’oggi a domani. E non succederà di certo da soli – spiega Nico Torrisi, amministratore delegato di Sac, al programma Ora d’aria, su Radio Fantastica e Sestarete tv – canale 81 – Per esempio, dico con vergogna che ancora a Fontanarossa mancano i marciapiedi. Noi abbiamo una gara già espletata, con la ditta pronta per iniziare, ma attendiamo da mesi l’autorizzazione del Comune di Catania». Un’attesa più lunga di una gestazione, spiega con una battuta Torrisi. Tradotto: silenzio burocratico da circa un anno. Eppure i lavori verso l’ampliamento dell’aerostazione sono già iniziati: dai parcheggi alla fermata ferroviaria a 600 metri. Alla fine, il nuovo volto dell’aeroporto prevedrà tre terminal. L’attuale terminal A con l’aggiunta di quattro corpi tra sale d’attesa e imbarchi, per un totale di 2800 metri quadrati. Puntando al traffico estero, 450 metri quadrati saranno dedicati alle partenze extra Schengen. Un nuovo terminal B, ottenuto buttando giù e ricostruendo il vecchio aeroporto. E, infine, un terminal C a due piani, dall’attuale piccolo punto base per low cost.
E mentre Fontanarossa dovrebbe diventare più grande, moderno e sostenibile, molti si chiedono quale parte – o quale fine – farà Comiso. «Ricordo innanzitutto che, sotto la gestione Sac, Comiso ha avuto più passeggeri che mai – sottolinea Torrisi – La crisi dei piccoli aeroporti è generale e molti riescono a stare a galla tramite accordi commerciali di marketing in cui sono le aerostazioni a pagare le compagnie aeree. Per farlo, però, servono i soldi. Trapani-Marsala, ad esempio, ha ricevuto dieci milioni dalla Regione, noi i tre milioni attesi per Comiso, invece, non li abbiamo mai visti». Insieme alle infrastrutture stradali che permetterebbero di raggiungere lo scalo ragusano in maniera rapida e agevole.
Mancanze – di strade, ponti e linee ferroviarie veloci – che riguardano l’intera Sicilia e che hanno in parte fatto anche la fortuna di Fontanarossa, a cui in questi giorni l’autorità italiana dei trasporti ha assegnato il primato per i voli nazionali nel 2021: quattro milioni e 632mila passeggeri, più di Roma Fiumicino. «Ce ne prendiamo tutto il merito perché ci abbiamo lavorato tanto – conclude Torrisi – ma è chiaro che dipende anche dal fatto che l’aereo rimane il mezzo più comodo e veloce per raggiungere o uscire dall’Isola. Tra i motivi, però, ci sono anche i tanti voli diretti che abbiamo sviluppato, anche intercontinentali, che riducono il traffico su Milano e Roma di chi prima era costretto a fare scalo lì per raggiungere altre mete nel mondo».
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