Catania brucia e implode.
Brucia nell’attesa che dalle 17.15 alle 18.15 qualcuno della centrale operativa dei vigili urbani risponda, mentre il centralino continua ad inoltrare la chiamata. Mentre qualcuno alza e riabbassa la cornetta.
Brucia Catania quando chiami i tecnici della Sidra e dopo 20 giorni nessuno si fa vivo e l’acqua gocciola. Gocciola!
Brucia Catania di lunedì notte e le strade sono pattumiere e la via di casa tua è una pattumiera perchè i suoi stessi abitanti così la trattano.
Brucia Catania con i suoi locali dove si lavora in nero, anche se i “soci” sono “etici” e fanno “donazioni”, brucia Catania per quelle 4 euro pagate all’ora e pagate in ritardo o dopo mesi. Brucia per i mancati controlli e per gli sfruttamenti e le nuove schiavitù. Brucia sotto i contratti a progetto, sotto i “tempi determinati”.
Brucia Catania sotto l’impotenza, la voglia di non reagire. Brucia Catania nella sua movida immobile e nell’assenza di una speranza.
Brucia sotto i colpi di se stessa, sotto l’inevitabile retorica delle parole di condanna.
Brucia nel trattare la cosa pubblica come qualcosa che non sia anche privata. In questa luce fulminata da giorni che rende buia una stradina in un quartiere dimenticato. Nessuna la riparerà. Nessuno.
Brucia nella sua arroganza e furbizia. Brucia in questa notte troppa lunga. Brucia di luce riflessa, come il bagliore di un illusione già svanita.
Brucia
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