Foto di Dario De Luca

All’asta il complesso A dell’ex mulino Santa Lucia. Viaggio nella struttura abbandonata nei pressi del porto di Catania

C’è un nuovo spartiacque per il futuro dell’ex Mulino Santa Lucia. Il complesso immobiliare, nei pressi di piazza Alcalà, diventato simbolo di degrado e incuria, dopo una vicenda giudiziaria passata anche per il sequestro della struttura e un processo per abuso d’ufficio e lottizzazione abusiva conclusosi con l’assoluzione di tutti gli imputati. Il 16 maggio si svolgerà l’asta per la vendita del cosiddetto complesso A, ossia l’edificio che sorge accanto all’ecomostro di sei piani – per una superficie di oltre cinquemila metri quadrati – che nelle intenzioni dell’imprenditore e immobiliarista Francesco Bellavista Caltagirone sarebbe dovuto diventare un grosso centro direzionale con uffici e negozi. All’epoca a fare da traino a tutta l’operazione era la società dell‘Acqua Pia Marcia poi finita in liquidazione nel 2013 e ammessa alla procedura di concordato preventivo con la nomina a liquidatore di Carlo Ravazzin. Undici anni dopo per il complesso immobiliare potrebbe esserci un nuovo spiraglio: advisor esclusivo la società Coldwell Banker Commercial. Un passaggio che potrebbe essere cruciale se si considera che l’edificio principale che si affaccia sul porto è stato venduto il 9 ottobre 2023 per la cifra di cinque milioni e mezzo di euro.

Per partecipare all’asta spacchettata il prezzo base è di tre milioni e 829mila euro, tuttavia verranno considerate ricevibili anche offerte per un importo minore al prezzo-base, purché non inferiori a un milione e 216mila euro con rialzo minimo di 100mila euro. Le buste, se verranno presentate delle offerte, saranno aperte nello studio del notaio Umberto Scialpi, a Roma. «Allo stato attuale gli edifici risultano ultimati completamente – si legge nell’avviso di vendita – La struttura portante è stata realizzata in cemento armato con travi e pilastri. I prospetti intonacati hanno uno zoccolo in pietra locale lungo tutto il perimetro in corrispondenza del piano terra». La proprietà è costituita da tre corpi di fabbrica denominati A, A2, A3. Tutti si sviluppano per tre piani fuori terra, oltre un piano interrato con destinazione autorimessa presente negli edifici A2 e A3. «Le destinazioni d’uso sono commerciale per i piani terra e direzionale per il primo e secondo piano», continua l’avviso. Descrizioni di facciata escluse, come documentato da MeridioNews, la struttura è ridotta a un ricovero per disperati. All’interno, oltre ai cumuli di spazzatura, è un susseguirsi di materassi, tappeti di escrementi e resti di qualche fuoco acceso per riscaldarsi.

L’asta per il complesso A però non sarà l’unica da segnare in calendario. Da aggiungere c’è infatti un’ulteriore procedura che riguarderà il parcheggio sotterraneo di via Cristoforo Colombo. Anche quest’ultimo, ridotto a discarica abusiva di rifiuti, appartenente allo sterminato patrimonio della società con sede a Roma. Poco più di mille metri quadri e per un totale di 219 posti auto, di cui 160 coperti. Il prezzo base indicato è di 396mila euro ma verranno considerate ricevibili anche offerte per un importo più basso purché non inferiori a 286mila euro.

La storia di questi complessi però non è solo quella legata al processo concluso in un nulla di fatto. Dove adesso sorgono le strutture abbandonate in passato c’era il mulino Santa Lucia. Uno stabilimento in cui si lavorava la farina e si effettuava la trasformazione in pasta e pane. Durante i lavori di demolizione, nel 2000, morirono invece due operai: Salvatore Romeo e Orazio Bonaccorso. Entrambi precipitati da un’impalcatura. C’è poi l’incredibile vicenda della laurea honoris causa in Governo e gestione delle Amministrazioni e Imprese che venne conferita proprio a Francesco Bellavista Caltagirone. Era il 23 ottobre 2019, lo stabile dell’ex Mulino Santa Lucia era già finito sotto sequestro e a reggere le fila dell’università di Catania era l’allora rettore Tony Recca. La cerimonia si svolse nell’aula magna del palazzo centrale dell’ateneo alla presenza del preside della facoltà di Scienze politiche Giuseppe Vecchio e del professore ordinario di Storia contemporanea Giuseppe Barone. Insieme a loro l’editore e imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo, i vertici della magistratura, tra cui il procuratore Giovanni Tinebra, e le forze dell’ordine.


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