Lepilogo giudiziario lascia sospesa la vertenza occupazionale che vede 400 lavoratori in attesa di conoscere il loro futuro. Adesso c'e' il rischio che passi la tesi che "la mafia da' lavoro, lo stato no. . . ".
Castelvetrano: il Tribunale di Marsala dichiara fallito il Gruppo 6Gdo, società confiscata allimpero economico di Matteo Messina Denaro
LEPILOGO GIUDIZIARIO LASCIA SOSPESA LA VERTENZA OCCUPAZIONALE CHE VEDE 400 LAVORATORI IN ATTESA DI CONOSCERE IL LORO FUTURO. ADESSO C’E’ IL RISCHIO CHE PASSI LA TESI CHE “LA MAFIA DA’ LAVORO, LO STATO NO…”.
Il Gruppo 6 Gdo di Castelvetrano è fallito. A disporlo la sentenza del Giudice del Tribunale di Marsala, che ha ritenuto inammissibile laccordo proposto dallAgenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, che prevedeva la cessione del ramo di azienda, relativo ai punti vendita, del Gruppo 6GDO alla società Esse Emme Srl. Il tentativo di ricollocare la quasi totalità dei 400 lavoratori dei punti vendita direttamente e indirettamente collegati allazienda castelvetranese della grande distribuzione subisce uno stop quasi letale.
La notizia giudiziaria è di quelle che fanno clamore. Qualcosa non è andata per il verso giusto. Le sentenze vanno rispettate e non contestate, ma quanto accaduto farà certamente scuola nel mondo giuridico e politico. Spetterà adesso alle istituzioni porre rimedio ad una situazione che rischia di far passare il messaggio pericoloso che la mafia da lavoro e lo Stato no.
La vicenda del gruppo 6 Gdo riguarda unazienda castelvetranese confiscata allimpero economico di Matteo Messina Denaro con punti vendita in provincia di Trapani e Agrigento e trecento dipendenti, ai quali si aggiungono un centinaio di lavoratori dellindotto. Una vertenza che è presto divenuta il simbolo di uno Stato che deve reagire, attraverso risposte occupazionali per creare le condizioni di rilancio produttivo, perché la scommessa va ben oltre la vicenda sociale. Con la sentenza emessa dal Tribunale di Marsala, come dicevamo, lambiziosa sfida delle istituzioni di trasformare la legalità in sviluppo subisce un arresto che deve fare riflettere.
Nonostante la legislazione italiana sulla confisca dei beni alla criminalità organizzata sia allavanguardia in Europa, sconta linadeguatezza normativa e strutturale che ha impedito la tenuta dei livelli occupazionali nellamministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Su questo non cè tempo da perdere e serve una riforma immediata e strumenti di intervento altrettanto rapidi.
Nei giorni scorsi sulla necessità di una riforma è intervenuto il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, che ha sottolineato come una buona ed efficace gestione dei beni confiscati sia uno snodo decisivo della lotta alle mafie, perché testimonia la capacità dello Stato non solo di contrastare la ragion d’essere dei poteri criminali, quella di accumulare ricchezze, ma di trasformare una condizione di illegalità in una opportunità di crescita sociale ed economica.
Sulla vicenda del Gruppo 6Gdo, registriamo la dichiarazione della senatrice del PD, Pamela Orrù, che si era battuta nei mesi scorsi, riuscendovi, per garantire un sostegno ai lavoratori, attraverso laccesso alla Cassa integrazione guadagni in deroga.
Lintesa – evidenzia la parlamentare del PD intervenendo a Palazzo Madama – prevedeva la cessione del ramo di azienda, relativo ai punti vendita del Gruppo 6Gdo, ad una società. Laccordo avrebbe consentito la ricollocazione della quasi totalità dei quattrocento lavoratori dei punti vendita direttamente e indirettamente collegati allazienda castelvetranese della grande distribuzione con lavvio immediato dellattività.
La senatrice Orrù, facendosi portavoce della preoccupazione dei lavoratori e dei sindacati, ha chiesto lintervento del Governo per trovare strade alternative, chiamando in causa il ministero dellInterno e tornando a sollecitare una risposta alla sua interrogazione presentata nei mesi scorsi sulla vertenza del Gruppo 6 Gdo, augurandosi che esistano ancora le condizioni affinché il Gruppo possa diventare lesempio di unazienda confiscata e ricollocata sul mercato.
Non possiamo permettere – rimarca la senatrice Orrù – che passi il messaggio che un’azienda con lavoratori venga chiusa per fallimento e si perda occupazione quando, una volta sottratta alla mafia, passa tra i beni confiscati gestiti dall’agenzia preposta.
Basito per lepilogo della vertenza il sindaco di Castelvetrano, Felice Errante.
Un Sindaco non può e non deve interpretare le sentenze della magistratura, anche quando queste azzerano mesi di duro lavoro posto in essere dallAgenzia dei beni confiscati alla mafia, di concerto con i sindacati e con le Istituzioni locali – afferma Errante -. Tuttavia le stesse possono essere impugnate ove si rivelino erronei i presupposti che hanno fatto maturare nel giudicante il convincimento , cristallizzato poi nel dictum giudiziale.
Devo dare atto dellottimo lavoro messo in campo dall’Agenzia e dal Governo, anche nelle sue proiezioni territoriali, tendente alla risoluzione della problematica che riguarda un numero elevatissimo di lavoratori di Castelvetrano e dellintero hinterland provinciale – continua il Sindaco di Castelvetrano – un plauso va fatto anche ai sindacati per la competenza e la grande responsabilità dimostrata sul campo. Voglio tuttavia rendere noto ai lavoratori della gruppo 6Gdo che la partita, per ciò che mi riguarda, non è assolutamente chiusa.