Castelvetrano, furto e danni nel bene sequestrato alla mafia Gestito dalla Croce Rossa: «Desolante per chi fa del bene»

«Hanno portato via materiale sanitario e hanno cercato di mettere in moto un camion, ancora sotto sequestro, e un nostro mezzo, una roulotte su cui facciamo le visite mediche ai migranti». Giuseppe Cardinale, referente del comitato della Croce Rossa di Castelvetrano, traccia un primo bilancio del furto commesso nella notte tra venerdì e sabato, e scoperto ieri mattina dai volontari che hanno aperto la sede per prendere il materiale utile alla festa della Befana, da trascorrere con i bambini più disagiati. A sollevare molte domande e qualche inquietudine è il fatto che quella sede sia un bene sequestrato a Cosa Nostra, esattamente a Mario Messina Denaro, cugino del boss latitante Matteo.

In quella grande struttura in viale Autonomia siciliana, nella zona artigianale di Castelvetrano, sorgeva infatti il caseificio Forte, intestato alla moglie di Mario Messina Denaro. Quest’ultimo è stato arrestato nel dicembre del 2013 (nell’ambito dell’operazione Eden sulla rete di protezione di Matteo Messina Denaro) e condannato un anno dopo per l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Determinante è stata la denuncia di un’imprenditrice coraggiosa, Elena Ferraro, titolare di una clinica privata. Mario Messina Denaro è uscito dal carcere pochi mesi fa, dopo aver scontato quella condanna a quattro anni e due mesi, e vive a Castelvetrano con obbligo di soggiorno e sorveglianza speciale. «È un gesto vile – commenta Ferraro – e occorre andare a fondo per comprendere se dietro l’apparente latrocinio si nasconde un messaggio intimidatorio. Sono certa che le forze di polizia sapranno risolvere il caso».

L’ex caseificio è stato affidato alla Croce Rossa lo scorso ottobre dal Tribunale di Trapani. «È la prima volta che subiamo un atto vandalico – spiega Cardinale -. Hanno rotto un vetro e forzato la serratura per entrare, hanno rubato uno zaino medico contenente la macchinetta della pressione e altri attrezzi che usiamo per gli interventi appiedati, senza ambulanza. E poi ancora un borsone pieno di farmaci, i soldi della macchinetta del caffè e un computer». I malviventi però non si sono limitati a portare via quello che hanno trovato all’interno. Avrebbero pure cercato di mettere in moto un vecchio camion, sotto sequestro perché di proprietà della famiglia di Messina Denaro. Un tentativo vano perché il mezzo è fermo da diversi anni e impossibile da far partire. Stesso tentativo, sempre fallito, con una roulotte della Croce Rossa, parcheggiata nel retro della sede. «Ci è stata prestata dal comitato di Siracusa – precisa il referente di Castelvetrano – per prestare assistenza ai migranti, lavoratori stagionali nei campi di Campobello di Mazara. Credo che volessero usarla per sfondare la saracinesca, ma avevamo staccato la batteria del mezzo».

Cardinale è convinto che si tratti «di un atto di qualche ragazzo, o di qualche sbandato. Se vengono a rubare un salvadanaio con gli spiccioli – dice – non credo che si possa collocare in chissà quale altro contesto». Resta l’importanza simbolica del luogo preso di mira, di proprietà di un parente di Matteo Messina Denaro. «Non ne possiamo più di sentire accostamenti tra mafia e Castelvetrano, la nostra città decenni fa era riconosciuta per cultura e commercio, adesso – conclude – è davvero desolante per chi cerca di fare del bene e spendersi per il territorio».


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