Castell’Umberto, sindaco e cittadini contro i migranti Bloccate acqua e luce. L’hotel gestito da tre coop

È stata una notte di protesta davanti all’hotel Canguro a Sinagra, piccolo Comune sui Nebrodi in provincia di Messina. A scatenare la rabbia di diverse decine di cittadini, guidati da Vincenzo Lionetto Civa, sindaco del vicino paese di Castell’Umberto, è stato l’arrivo di 50 migranti, inviati d’urgenza dal prefetto di Messina a seguito dell’ondata di sbarchi delle ultime ore. Di questi solo 25 dovranno rimanere in questa struttura, altri 25 saranno trasferiti tra stasera e domani nel Comune di Merì. «Avviso importante ed urgente – ha scritto il primo cittadino ieri sera su Facebook –  con un atto unilaterale senza preavviso un minuto fa la Prefettura di Messina mi ha semplicemente informato che trenta immigrati in nottata saranno trasferiti presso l’hotel Canguro. Non ritengo questo un atto di coinvolgimento istituzionale corretto per gli ovvi motivi di ricaduta sulla nostra comunità, mi sto recando immediatamente sul luogo dove indossando la fascia tricolore bloccherò l’ingresso con la mia autovettura della struttura alberghiera e lì rimarrò». E così ha fatto.

I migranti, tutti adulti, sono arrivati, a bordo di un autobus, prima che Lionetto Civa si posizionasse con la sua macchina davanti a uno dei cancelli della struttura. E nella notte sono seguiti momenti di forte tensione. «I nostri operatori sono stati sequestrati dentro», spiega Paolo Colianni, ex assessore regionale alle Politiche sociali e attuale presidente della cooperativa Ippocrate – che insieme alla coop palermitana Azione Sociale (che è stata ente gestore dell’hotspot di Pozzallo fino a luglio 2016) e a una terza coop – gestisce la struttura di accoglienza a Sinagra. Un centinaio di cittadini avrebbe oltrepassato i cancelli e fatto irruzione nel cortile esterno. Qui, stando al racconto di alcuni testimoni rimasti chiusi nell’hotel, avrebbero rotto il vetro di una finestra e un generatore di corrente. Mentre chi era dentro sarebbe stato insultato. In più i manifestanti hanno chiuso i rubinetti esterni dell’acqua, lasciando a secco gli ospiti. 

«È grave che tutto questo avvenga con il sindaco presente – attacca Colianni -. Lo dico da ex uomo delle istituzioni, mi spiace che il sindaco si presti a una violenza gratuita, può dissentire nelle forme e nei luoghi giusti». Il presidente della cooperativa sottolinea inoltre come l’hotel Canguro non rientri nel territorio amministrato da Lionetto Civa, bensì in quello di Sinagra. A tal proposito, il vicesindaco di Sinagra spiega che «al nostro sindaco è arrivata una telefonata ieri sera alle 21.46 in cui ci dicevano che erano in viaggio su un pullman 25 persone, mentre poi abbiamo scoperto che erano 50 e soprattutto che erano già arrivati». A riguardo il primo cittadino di Sinagra, Nino Musca, conferma la carenza di informazioni: «Ci ritroviamo totalmente esautorati del nostro ruolo di amministratori, non è accettabile che la gestione sia soltanto in mano ai privati», commenta. Ma al contempo rimarca come «reazioni troppo accese possono alimentare paure nella popolazione».

«A Castell’Umberto – dichiara Giuseppe Pruiti, assessore con delega allo Sport – non siamo razzisti, il razzismo non c’entra. Forse quella di ieri è stata una protesta un po’ eclatante, ma comunque simbolica. Cercate di capire un sindaco che in pochi minuti viene a sapere che stanno per arrivare 50 persone e si trova impreparato». Pruiti sottolinea poi che l’amministrazione comunale in linea di principio è disponibile ad accogliere i migranti ma a condizioni diverse. «Sappiamo che c’è un’emergenza nazionale e noi possiamo fare la nostra parte ma nei limiti numerici che un Comune come il nostro può sostenere. Un conto sono 15 persone, con le quali si può lavorare, un’altra sono 50. L’integrazione così non si può fare, perché per esempio la sera sarebbe difficile riuscire a controllarli bene». 

Ad alimentare la protesta sono state anche le affermazioni del sindaco di Castell’Umberto che ha denunciato come l’hotel Canguro sia «una struttura dichiarata da mesi inagibile, senza luce, con acqua fornita dal Comune di Castell’Umberto con morosità dal 2012 (regolarmente attivati da tempo tutti i procedimenti amministrativi di recupero)». Fino allo scorso autunno l’immobile svolgeva effettivamente la funzione di hotel e ristorante. A settembre è subentrata l’associazione temporanea di imprese guidata dalla coop Ippocrate che, contando sul contratto di affitto della struttura, ha partecipato a una manifestazione d’interesse della Prefettura di Messina. Secondo quanto riferito da chi ha gestito nei sei anni precedenti la struttura ricettiva, «l’unico problema che andava risolto era relativo al sistema antincendio, non a norma. Non servivano altri interventi strutturali».

Da allora l’hotel non è stato più usato né come struttura ricettiva, né per accogliere migranti. «Abbiamo partecipato a una regolare gara d’appalto per la gestione – precisa Colianni -, la struttura è perfettamente funzionante e risponde ai requisiti previsti per gli immobili che devono ospitare fino a 25 persone. Oltre questa soglia, scattano altre necessità». Fino a mezzogiorno i 50 migranti sono rimasti senza luce e senza acqua. Solo nel primo pomeriggio di oggi, grazie all’intervento delle forze dell’ordine, si è riusciti ad aprire i rubinetti esterni e a far entrare un nuovo gruppo elettrogeno per garantire la corrente elettrica. Perché in una struttura destinata all’accoglienza manca la luce? «Non veniva usata da molti mesi – risponde Colianni – ed era stata tagliata, nell’immediatezza quindi abbiamo garantito la corrente tramite un generatore». 

La cooperativa Ippocrate gestisce diversi altre comunità di accoglienza in giro per la Sicilia, e non solo. È presente a Palermo, Enna, Pergusa, Castiglione di Sicilia e Cagliari. «Stiamo lanciando a Belpasso il primo istituto regionale di formazione del migrante – ci tiene a sottolineare il presidente -, in modo da formare sia gli operatori che gli stessi migranti. Capisco il disagio di qualche cittadino di Castell’Umberto che è contrario all’accoglienza, ma mi piacerebbe che la gente per bene di quel territorio stia vicino a questa esperienza». 


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