Cassa integrazione anche per la Gesip. Alla faccia degli ‘appapponi’

Perché i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Confsal, Confindustria, Confapi, Cna, Casartigiani, Confartigianato, Claai e Confccoperative si oppongono alla Cassa integrazione per i lavoratori della Gesip di Palermo? Ufficialmente perché leggi e sentenze avrebbero stabilito che ai dipendenti di società pubbliche non toccherebbe questo ammortizzatore sociale.

Solo che oggi, dopo una manifestazione degli operai della Gesip, che hanno messo a soqquadro Palermo con tafferugli, tanto per gradire – da Roma è arrivato il “sì” alla Cassa integrazione. Tra i mugugni e i mal di pancia dei rappresentanti delle sigle sopra menzionate.

Con tutta la buona volontà del caso, noi non riusciamo proprio a capire perché la Cassa integrazione debba essere negata ai dipendenti delle società pubbliche. Forse perché tutti i dipendenti delle società pubbliche sono stati assunti per chiamata diretta da sindacati e politici? E invece negli uffici della Regione, nei Comun e nelle Province quanti sarebbero i vincitori di concorso?

La verità è che quella che si combatte sulla Cassa integrazione è una guerra tra poveri. I rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Confsal, Confindustria, Confapi, Cna, Casartigiani, Confartigianato, Claai e Confccoperative non vogliono che questo ammortizzatore sociale venga esteso ai mille e 800 dipendenti della Gesip perché i soldi debbono servire per i propri iscritti e sodali. E’ così, ma non vogliono ammetterlo.

E’ solo una questione di ‘appapponaggio’. Tutto il resto sono chiacchiere. Tutte queste sigle – tranne la parte più seria della Cgil – hanno appoggiato il Governo Monti che ha svuotato le tasche degli italiani per riempire le ‘casse’ delle banche. Invece di fare ‘casino’al Governo Monti – che è ancora in carica e continua a produrre danni enormi – se la prendono con mille e 800 persone che non prendono soldi da gennaio. E il bello è che nemmeno si vergognano!

I rappresentanti di alcune tra le su indicate sigle hanno anche la sfacciataggine di blaterare su improbabili, se non impossibili, alternative alla Cassa integrazione per i lavoratori della Gesip. Ben sapendo che soldi non ce ne sono, perché quei pochi soldi che ci sono il loro Governo – il Governo delle banche di Monti – li scarica nelle ‘casse’ delle banche.

I rappresentanti di queste sigle, invece di provare – per fortuna senza successo – a ‘zicchittiare’ la Cassa integrazione ai operai della Gesip dovrebbero recarsi a Roma e chiedere perché, in quasi un anno e mezzo di Governo Monti, per l’Italia – e, soprattutto per il Sud – sono arrivati sacrifici invece che investimenti.

 


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