Le frange del tifo organizzato per un giorno hanno messo da parte da parte le rivalità al centro sociale di Borgo Vecchio. Oltre al genitore dell'ultras catanese anche Nastasi, autore di un libro sull'argomento e due giornalisti che si sono occupati del caso per l'Espresso. Le foto
Caso Speziale, centinaia di ultras all’Anomalia Il padre: «Hanno condannato un innocente»
Uno striscione con scritto Speziale Libero – lo stesso che è stato sequestrato dalla Digos all’esterno dello Stadio Renzo Barbera qualche settimana fa – campeggia davanti all’ingresso del centro sociale occupato Anomalia di Palermo dove si è svolto l’incontro Antonino Speziale – storia di una ingiusta detenzione. Il tempo di far arrivare gli ultras provenienti da varie province siciliane, tra cui Catania e Marsala, e inizia l’incontro con Simone Nastasi, autore dell’unico libro sull’argomento, e di Roberto Speziale, padre dell’ultras condannato per l’omicidio dell’ispettore Raciti. Presenti anche i giornalisti Giuseppe Lo Bianco e Piero Messina. A coordinare il dibattito un militante dell’Anomalia e ultras del Palermo. In bella vista anche il modello di sotto lavello da stadio – similare a quello iscritto come arma del delitto – acquistato direttamente dalla fabbrica costruttrice, dal padre di Antonino Speziale.
Lo scrittore inizia a raccontare il caso Speziale e ribadisce subito il proprio pensiero. «Non siamo qui per inneggiare alla morte di un ispettore di polizia e ci stringiamo al dolore dei suoi familiari – ha detto davanti alla platea in silenzio – ma rivendichiamo con forza l’innocenza di un ragazzo condannato ingiustamente», strappando quindi l’applauso degli ultras presenti. Lo scrittore romano, amico tra l’altro dell’ultras laziale Gabriele Sandri, lancia un messaggio a quella parte del tifo violento dicendo «Non si può comunque morire per una partita di calcio, che sia un poliziotto o un tifoso» e continua snocciolando tutti quei punti deboli che secondo quanto ritiene hanno caratterizzato la vicenda Speziale.
La parola passa poi ai giornalisti Lo Bianco e Messina che hanno scritto per l’Espresso gli unici articoli di inchiesta sulla morte dell’Ispettore Raciti, mettendo in dubbio quella «verità precostituita» – che ha visto la condanna del giovane tifoso catanese – svelando la possibile pista blu che vedeva, invece, coinvolti agenti della polizia in quel 2 febbraio 2007 a Catania.
Infine Roberto Speziale con la voce rotta dall’emozione ringrazia tutti gli amici presenti. «500 mila euro abbiamo speso e la verità è che mio figlio è innocente» grida al microfono e continua dicendo «Non c’è una sola prova contro di lui, ma Antonino si è fatto 9 anni di carcere». Il papà dell’ultras catanese conclude lanciando una stoccata ai giornalisti «i responsabili hanno un nome noto e tra questi non c’è mio figlio» e, infine, «dobbiamo vincere tutti quanti e insieme, Antonio è innocente».
Il dibattito si conclude con l’intervento di alcuni ultras, tra cui quello del Catania, a segnare quella condivisione di un ideale di giustizia e di valori che li accomuna, nonostante i colori siano diversi.