La procura generale militare della corte d’Appello di Roma ha chiesto all’autorità giudiziaria di Pisa il trasferimento dell’inchiesta sulla morte del paracadutista siracusano Emanuele Scieri avvenuta nell’agosto del 1999 all’interno della caserma Gamerra di Pisa.
È stato il procuratore generale militare di Roma Marco De Paolis a richiedere la trasmissione degli atti d’indagine «per competenza e giurisdizione». Alla base della richiesta ci sarebbe il fatto che i presunti autori e la vittima all’epoca fossero dei militari e che tra di loro ci fosse una differenza di grado. Il riferimento giuridico sarebbe all’articolo 195 del Codice penale militare di pace che, nell’ambito dell’«abuso di autorità», si occupa specificatamente della «violenza contro un inferiore». Sul conflitto di giurisdizione la decisione spetta alla Cassazione.
«Questa notizia – commenta Carlo Garozzo, amico del parà e presidente dell’associazione Giustizia per Lele – da un lato conferma che si tratta di una vicenda grossa e che scotta, dall’altro lato, però, mi fa paura e spaventa». Nei primi anni Duemila il decesso era stato archiviato come suicidio. Dopo due anni di lavori della commissione parlamentare d’inchiesta che si è occupata di far luce sul caso, rivelando nella relazione conclusiva nuovi elementi utili per definire delle responsabilità penali, a 19 anni di distanza dai fatti, nel settembre del 2017 la procura di Pisa ha riaperto le indagini.
Adesso, tre sono gli indagati per omicidio volontario: l’ex caporal maggiore della Folgore Alessandro Panella, Andrea Antico e Luigi Zabara, questi ultimi entrambi ex commilitoni di Scieri. Mesi dopo, alla lista degli indagati si è aggiunto l’ex comandante della Folgore Enrico Celentano. Al generale in pensione vengono contestate le accuse di favoreggiamento e false informazioni al pubblico ministero.
«Abbiamo sentito per la prima volta pronunciare la frase “indagati per omicidio” da parte della procura di Pisa intravedendo, finalmente – afferma Garozzo – una strada maestra verso l’affermazione della verità e della giustizia; abbiamo assistito al suo risveglio eterno (il corpo del parà è stato riesumato lo scorso maggio, ndr), pianto lacrime amare nell’immaginare i nuovi accertamenti medico legali». Adesso familiari e amici chiedono di «fare tesoro di tutto questo e non lasciare che l’affermazione della competenza da parte dell’una o dell’altra procura possa ritardare il percorso verso la verità».
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