L'autopsia sul cadavere del parà siracusano potrebbe dare risposte su traumi e lesioni. La procura di Pisa ha fissato per il 15 maggio la data per il conferimento dell'incarico. «È una notizia che spiazza - dice l'amico di Lele - ma speriamo porti alla verità»
Caso Scieri, dopo 20 anni sarà riesumato il corpo Fratello: «Cercare segni incompatibili con caduta»
Una autopsia dopo vent’anni dalla morte sarà effettuata sul cadavere di Emanuele Scieri, il parà siracusano di 26 anni trovato morto nel pomeriggio del 16 agosto del 1999 ai piedi di una torre di asciugatura dei paracadute della caserma Gamerra di Pisa. Riesumare il corpo di Lele per cercare, dagli esami, delle risposte che la scienza comunque non sarebbe stata in grado di dare due decenni fa. È questa la decisione, riportata dal quotidiano Il Tirreno, che arriva dalla procura di Pisa nell’ambito dell’inchiesta per omicidio volontario in cui sono indagati tre ex commilitoni del paracadutista siracusano.
«A noi è arrivata dalla procura pisana una comunicazione per
accertamenti tecnici non ripetibili. È stata fissata la data del 15 maggio per il conferimento dell’incarico al perito», spiega a MeridioNews Alessandra Furnari, l’avvocata della famiglia Scieri. Il corpo del militare è seppellito nel cimitero di Noto (in provincia di Siracusa) da dove, nei prossimi giorni, dovrebbe essere prelevato e portato altrove (probabilmente a Roma) per l’esame autoptico. «La famiglia era preparata a questa eventualità e sia la mamma che il fratello sono determinati ad andare fino in fondo. Qualche mese fa – aggiunge la legale – ero già stata contattata in maniera informale e mi era stato chiesto che tipo di sepoltura avesse avuto Emanuele». Un esame delle ossa per tentare di risalire a traumi e lesioni che potrebbero esserci stati in vita o al momento della morte.
«Per noi è un’ottima notizia – dichiara Francesco Scieri, il fratello di Emanuele – Da medico dico che la medicina, anche quella forense, fa progressi continui e ciò che oggi si può rilevare all’epoca probabilmente non si poteva farlo, o comunque fu fatto in modo non corretto». Per la procura, la riesumazione è necessaria per cercare eventuali riscontri alle ipotesi accusatorie. «Ritengo che sia utile eseguire un nuovo esame medico legale sui resti – aggiunge – perché, anche alla luce delle risultanze della commissione parlamentare d’inchiesta, si possono cercare sulle mani e sulla gamba segni di eventuali traumatismi non compatibili con la caduta ma procurati da altri».
«È una notizia che spiazza quella del ”
risveglio” e dell’esame autoptico, perché quel sonno ventennale è sacro – commenta Carlo Garozzo, storico amico del militare e membro del comitato Verità e giustizia per Lele – Ma è un sacrificio da affrontare per ridare a Emanuele la dignità che merita, e per premiare il coraggio di chi non si è mai arreso nella ricerca della verità e della giustizia».
La svolta nella vicenda arriva con la
riapertura delle indagini da parte della procura di Pisa, nel settembre del 2017. Dopo due anni di lavori della commissione parlamentare d’inchiesta che si è occupata (con oltre cinquanta sedute e settantasei audizioni) di far luce sul caso, rivelando nella relazione conclusiva di aver individuato nuovi elementi utili per definire delle responsabilità penali. Colloqui e raffronti che via via hanno fatto emergere il dubbio del nonnismo, che la procura ha deciso di verificare anche se, nei primi anni Duemila, il decesso era stato archiviato.
Adesso, il reato di omicidio volontario in concorso viene contestato all’ex caporal maggiore della Folgore
Alessandro Panella (oggi 40enne) originario di Cerveteri – prima sottoposto agli arresti domiciliari e poi all’obbligo di firma – che al momento dell’arresto stava organizzando di tornare negli Stati Uniti perché «se mi incastrano mi sa che ci muoio in carcere», diceva senza sapere di essere intercettato. Oltre a lui a essere indagati sono altri due ex commilitoni di Scieri, Andrea Antico e Luigi Zabara.
Il primo, oggi 40enne originario di Casarano (in provincia di Lecce), è un sottoufficiale dell’esercito
in servizio presso il reggimento settimo Vega dell’esercito a Rimini e anche consigliere comunale (eletto nel 2016) in una lista civica a Montescudo-Monte Colombo, un piccolo comune in provincia di Rimini. Zabara, invece, è l’autore del libro Coscienza di piombo che racconta, come si legge nella quarta di copertina, «la storia di quattro personaggi e cerca di sottoporre all’attenzione del lettore diversi temi come la guerra, il bullismo, il razzismo, l’ipocrisia sociale, i rapporti familiari, l’insegnamento, il lavoro e soprattutto il rimorso». Stando alla descrizione nel romanzo «i protagonisti commetteranno degli errori irreversibili. Come si può continuare a vivere la propria vita in maniera normale – si chiede l’autore – dopo aver commesso il più tremendo degli sbagli?».