Assoluzione con formula piena «perché il fatto non sussiste». È questa la richiesta avanzata al gup di Pisa Pietro Murano da Francesco Virgone, l’avvocato difensore dell’ex comandante della Folgore Enrico Celentano. Il generale accusato di favoreggiamento per cui la procura ha già chiesto una condanna a quattro anni di carcere – e la possibilità di valutare il reato di depistaggio – nel procedimento per l’omicidio volontario aggravato del parà siracusano Emanuele Scieri. Il 26enne ucciso la sera del 13 agosto del 1999 all’interno della caserma Gamerra di Pisa e trovato cadavere, tre giorni dopo, ai piedi della torretta di asciugatura dei paracadute.
«È impossibile che il generale Celentano non sapesse – ha commentato Francesco Scieri, il fratello del militare – L’ispezione c’è stata, così come la chiamata sul suo cellulare alle 23.48 di quella sera. La difesa ha parlato di congetture noi, invece, crediamo tutt’altro». Nel corso dell’udienza, la tesi difesa è stata tesa a cercare di smontare la ricostruzione della tempistica, così come avevano già fatto anche gli avvocati degli altri imputati. Divergono invece sulla valutazione del caporale maggiore Alessandro Meucci: «credibile e genuino» per i legali di Celentano, mentre gli altri legali hanno puntato a contestare quanto raccontato sui fatti di quella notte, specie in riferimento al parlottare dei tre ex commilitoni accusati di omicidio (Alessandro Panella, Andrea Antico e Luigi Zabara) sulla giustificazione da fornire al colonnello Pierangelo Corradi.
«I legali si sono anche soffermati a sottolineare la correttezza di Celentano (lo stesso che è l’autore dello Zibaldone, una sorta di manuale con un elenco di atti di nonnismo, ndr) che mai avrebbe potuto nascondere una cosa del genere», riferisce a MeridioNews l’avvocata Alessandra Furnari che assiste i familiari di Scieri insieme al collega Ivan Albo. «Da approfondimenti, invece – aggiunge – è emerso che il generale aveva chiaro quali fossero i problemi della caserma dovuti all’incapacità dei vertici di mantenere l’ordine per evitare incidenti gravi e atti di nonnismo». Tanto che, anche prima del 13 agosto, il comandante aveva già disposto diverse rimozioni.
Le prossime due udienze sono già state fissate per il 5 e il 29 novembre, giorno in cui è attesa la sentenza per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato: oltre all’ex comandante della Folgore, anche il suo aiutante maggiore Salvatore Romondia (anche lui accusato di favoreggiamento) e per l’ex caporale Antico, l’unico dei tre che devono rispondere di omicidio volontario aggravato, ad avere scelto l’abbreviato. Per lui la procura ha già chiesto 18 anni di reclusione. Per Panella e Zabara, per i quali si procede con il rito ordinario, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio.
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