Caso Salafia, nessun risarcimento «Il rettore mantenga la promessa»

«Peggio di così può succedere solo che Rizzotti venga assolto per legittima difesa». E’ amareggiato Carmelo Peluso, legale di Laura Salafia, la studentessa di 34 anni colpita da un proiettile lo scorso anno in piazza Dante a Catania appena fuori dall’università, dopo aver sostenuto un esame. A spararle per errore è stato Andrea Rizzotti – ex dipendente comunale, custode della chiesa di San Nicolò l’Arena – il cui vero obiettivo era Maurizio Gravino, pregiudicato affiliato al clan Zuccaro. Motivi personali, hanno poi ricostruito gli inquirenti: Rizzotti, stanco delle provocazioni di Gravino, avrebbe reagito estraendo la pistola e sparando in pieno giorno nella piazza affollata di studenti. Un proiettile si è invece incastrato tra le vertebre di Laura, che da allora si trova in un centro di riabilitazione a Imola. Bloccata dal collo in giù, per lei non si prospetta nemmeno un risarcimento.

Ancora una volta, dalla breve udienza di ieri a porte chiuse al Tribunale di Catania, non sono arrivate buone notizie per la famiglia della studentessa. Maurizio Gravino, testimone chiave sia per l’accusa che per la difesa, non si è presentato. Per lui il giudice, Luigi Barone, ha disposto l’accompagnamento coattivo mercoledì 28 settembre: sarà la polizia a prelevarlo e a portarlo in aula per riferire la sua versione dei fatti. Al suo posto è stato invece ascoltato Giuseppe Giordano. L’uomo avrebbe subito qualche tempo fa un’aggressione da una persona il cui profilo, secondo l’accusa, corrisponde a quella di Rizzotti. «Attraverso la sua testimonianza volevamo ricostruire la personalità violenta dell’imputato», spiega Peluso. «Ma Giordano non ha riconosciuto il mio assistito», sottolinea l’avvocato della difesa, Giorgio Antoci. «Non ho ben capito, gli è stato chiesto se conoscesse diverse persone –  racconta Antonio Guarino, il fidanzato di Laura – so solo che oggi non si è concluso nulla».

In attesa dei prossimi risvolti legali, comunque, una cosa è già certa per la famiglia Salafia: Laura non avrà mai nessun risarcimento. «Abbiamo disposto delle visure in tutta Italia – racconta Carmelo Peluso – Rizzotti non possiede niente». Eppure la studentessa avrà bisogno di cure specialistiche per molto tempo. «E’ una donna che vive solo dal collo in su», spiega il legale. La pallottola le ha bloccato il resto del corpo e «le sue condizioni sono difficilmente reversibili».

Che ne è stato della proposta del rettore dell’ateneo di Catania, Antonino Recca, di lanciare una «eventuale sottoscrizione»? L’idea seguiva di pochi giorni la scelta dell’università etnea e del Comune di Catania di non costituirsi parte civile «per non incidere negativamente sul patrimonio dell’imputato, a tutto svantaggio delle vere vittime». Circostanza che aveva molto deluso Laura e la sua famiglia e non trovava d’accordo l’intero ateneo. Per il legale basterebbero dieci euro a testa per ogni studente Unict ad aiutare la collega coinvolta nella sparatoria. «Il rettore si era messo a disposizione – conclude Peluso – Ma non possiamo essere né io né la famiglia di Laura a chiedergli qualcosa. Deve prendere lui l’iniziativa».


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