Caso Saguto, accertamenti su prefetto di Palermo «Referente sulla sicurezza dei magistrati è il Pg»

Non rilasciano dichiarazioni dalla prefettura di Palermo in merito alle notizie pubblicate sul Messaggero, relative ad accertamenti disposti dalla procura di Caltanissetta sul prefetto Maria Cannizzo e in particolare su alcune telefonate intercorse tra quest’ultima e l’ex presidente delle sezione di misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, sotto inchiesta per corruzione, induzione alla concussione, abuso d’ufficio.

La procura nissena è titolare dell’inchiesta sull’assegnazione degli incarichi degli amministratori giudiziari dei beni confiscati alla mafia, che coinvolge oltre al giudice Saguto, anche il marito Lorenzo Caramma, il collega di ufficio Lorenzo Chiaramonte, l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, e anche i pm Dario Scaletta e  il presidente di sezione Tommaso Virga, ex componente del Csm.

«Il prefetto non rilascia mai dichiarazioni sui contenuti del comitato ordine e sicurezza pubblica – dice il capo di gabinetto del prefetto a MeridioNews – e non l’ha mai fatto. Per quanto riguarda le misure di protezione per la magistratura il referente è il procuratore generale».  Una non risposta, nella misura in cui non fornisce una replica alla notizia dell’accertamento sull’operato di Maria Cannizzo, rimandando invece a chi direttamente è responsabile della sicurezza dei magistrati. 

Secondo quanto riporta il quotidiano, la procura sta cercando di fare chiarezza sull’operato del prefetto e in particolar modo sul rafforzamento, lo scorso maggio, della scorta al giudice Saguto, deciso dal comitato di sicurezza scaturita dalle notizie apparse su alcuni giornali circa un progetto della mafia per uccidere il magistrato.

Secondo quanto riportato dal Messaggero, quelle notizie, sarebbero il frutto di un piano studiato a tavolino. Una vecchia nota dei servizi segreti, ai tempi in allarme per l’incolumità della Saguto, sarebbe stata infatti inviata ai giornali da un ufficiale della Dia di Palermo, con l’obiettivo di distogliere l’attenzione dalle notizie e i servizi che in quei giorni imperversavano sui tg, come quelli di Telejato e delle Iene, che puntavano il dito sulla gestione illecita dei beni confiscati. Un diversivo insomma. Un’ipotesi su cui i magistrati di Caltanissetta vogliono fare luce. 

Sarebbe necessario dunque capire come stanno le cose e avere chiarimenti dal procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, referente appunto per la sicurezza dei pm, dal quale al momento non siamo riusciti ad avere risposte.

E intanto si va avanti con il “rinnovamento” della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo. Saranno un prefetto donna in pensione e un avvocato noto per il suo impegno nella società civile i primi amministratori giudiziari nominati dal nuovo presidente, Mario Fontana. si tratta di Isabella Giannola, che fu la prima donna prefetto in Sicilia, già vicedirettore del Cesis, l’organismo di coordinamento dei Servizi segreti, e Antonio Coppola, civilista. Come riporta il Giornale di Sicilia, l’ex prefetto si occuperà della gestione del patrimonio della famiglia Rappa, valutato circa 800 milioni, Coppola invece seguirà l’amministrazione dei negozi Bagagli, entrambi sequestrati per mafia. Delle due gestioni si occupava fino a pochi giorni fa solo l’avvocato Walter Virga, 35 anni, che si era dimesso perché anche lui coinvolto nello scandalo che vede indagato anche il padre.


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Secondo quanto riportato dal Messaggero, per i pm nisseni le notizia pubblicate sui quotidiani lo scorso maggio sul pericolo di vita del giudice Saguto e dalle quali ne è scaturito un rafforzamento della scorta, sarebbero il frutto di un piano studiato a tavolino, un diversivo per distogliere l'attenzione dalle notizie e i servizi che in quei giorni imperversavano sulla gestione illecita dei beni confiscati

Secondo quanto riportato dal Messaggero, per i pm nisseni le notizia pubblicate sui quotidiani lo scorso maggio sul pericolo di vita del giudice Saguto e dalle quali ne è scaturito un rafforzamento della scorta, sarebbero il frutto di un piano studiato a tavolino, un diversivo per distogliere l'attenzione dalle notizie e i servizi che in quei giorni imperversavano sulla gestione illecita dei beni confiscati

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