Catania bene comune, comitato No Pua e MoVimento 5 stelle. Sono le sigle riunite stamattina di fronte al Municipio per chiedere a Bianco di fare un passo indietro. «Ombra della mafia sulle amministrative del 2013», dice Matteo Iannitti. «Il sindaco prenda atto del fallimento», aggiunge Gianina Ciancio
Caso Pua, chieste le dimissioni di Bianco «Il sindaco non può fare finta di niente»
«C’è l’ombra pesante della mafia e dei poteri forti sulle elezioni amministrative del 2013 a Catania». L’attacco è del leader di Catania bene comune Matteo Iannitti e arriva durante la conferenza stampa organizzata di fronte a Palazzo degli elefanti insieme al comitato No Pua e al MoVimento 5 stelle. L’obiettivo dell’incontro con i giornalisti è la richiesta ufficiale delle dimissioni di Enzo Bianco dalla sua carica di sindaco del capoluogo etneo. Una «necessità» che nasce dall’intercettazione pubblicata giovedì da MeridioNews tra l’allora candidato a primo cittadino di Catania e l’imprenditore Mario Ciancio, indagato per concorso esterno alla mafia. Una telefonata che sembra entrare nel merito all’approvazione in consiglio comunale, il giorno prima dell’intercettazione, del progetto Pua (Piano urbanistico attuativo, variante Catania Sud). Il riferimento alle elezioni del 2013 ritorna spesso nell’intervento di Iannitti. «Anch’io ero candidato a sindaco e pensavo che la battaglia elettorale fosse democratica da parte di tutti. Nessuno poteva pensare che ci fosse un accordo tra Bianco e Ciancio sul mega affare alla Playa». Uno «squallore ancora maggiore» considerato che «oggi il sindaco non presenzia ai consigli comunali ma in passato ha chiamato Ciancio per riferirgli il risultato di quel consesso, dandogli del tu», continua Iannitti.
Che sottolinea come a rendere l’intera vicenda del tutto surreale sia il «silenzio assordante dell’amministrazione comunale che non è intervenuta ufficialmente sulla telefonata». Nella serata di giovedì, il sindaco ha inviato una nota in cui Ciancio non è mai nominato. E l’indomani si è sottratto alle domande della stampa. «Non come le grandi conferenze stampa su fatti di piccola delinquenza – prosegue il leader di Catania bene comune -. Evidentemente quando si colpiscono i poteri forti non c’è nulla da dire». Un’interpretazione della telefonata arriva dal portavoce del comitato No Pua Giolì Vindigni, dopo un breve excursus sulla genesi del Pua. «Il futuro primo Cittadino ci tiene a fare sapere all’imprenditore indagato per mafia che ha mantenuto la promessa e che se il Pua è stato approvato è anche merito suo. E quindi – prosegue Vindigni – va dall’imprenditore a riscuotere qualcosa, ricordandogli che il giorno dopo aprirà la sua campagna elettorale. Ciancio rassicura Bianco e gli dice che ha già fatto predisporre il servizio giornalistico sulla sua emittente». Un questione che «è evidente necessiti delle dimissioni del sindaco di questa città», attacca il portavoce degli attivisti.
Per il gruppo No Pua, il progetto da 300 milioni di euro della Playa è una «speculazione edilizia a tutti gli effetti, oltre che uno scempio ambientale». Il comitato ricorda come diversi dei terreni su cui dovrebbe essere realizzato il progetto siano stati venduti da Ciancio. «Che li ha acquistati con poche migliaia di euro, quando quei lotti erano ancora a destinazione agricola. Dopo l’approvazione di una variante urbanistica, se li è ritrovati edificabili e di immenso valore economico». Un modus operandi non nuovo per l’imprenditore e che coinvolgerebbe la politica, almeno secondo la sentenza che ha condannato l’ex governatore Raffaele Lombardo per concorso esterno alla mafia. E a gettare delle ombre sull’interesse della criminalità organizzata al piano sono i racconti del pentito Santo La Causa e il fatto che «la società Stella Polare (che ha presentato il progetto, ndr) ha avuto tra i soci due persone vicine alle famiglie mafiose dei Laudani e degli Ercolano. Una continuità che emergeva già dall’assidua frequentazione e dagli interessi comuni tra Renzo Bissoli (a capo di Stella Polare, ndr) e Mariano Incarbone (imprenditore condannato per mafia, ndr)».
«È una vicenda che colpisce non solo il Consiglio comunale o l’amministrazione ma tutta la città e sulla quale Bianco sta facendo finta di nulla», afferma la deputa pentastellata all’Ars Gianina Ciancio. Che attacca anche il Pd siciliano. «Per il segretario regionale Fausto Raciti si è trattato di una normale telefonata tra un sindaco e un imprenditore. Ma Ciancio è l’uomo che possiede l’informazione a Catania ed è anche indagato». «Bianco prenda atto del proprio fallimento e si dimetta anche perché, ricordiamo, la vicenda relativa alla discoteca Empire è molto vicina nel tempo».