Caso Pua: Bianco risponde, ma non nomina Ciancio D’Agata: «Coerenti, invieremo atti ad anticorruzione»

Mario Ciancio è il convitato di pietra al consiglio comunale di oggi. Mai nominato nella nota inviata alla stampa dal sindaco Enzo Bianco e dall’assessore alla Legalità Rosario D’Agata, interrogato in aula sull’intercettazione tra il primo cittadino e l’imprenditore Mario Ciancio, indagato per concorso esterno alla mafia, pubblicata questa mattina da MeridioNews. Al centro della telefonata tra l’allora candidato alle comunali – era il 18 aprile 2013 – e l’editore e direttore del quotidiano La Sicilia – già indagato per concorso esterno alla mafia -, secondo i carabinieri c’erano il Pua, il mega-progetto da 300 milioni di euro da realizzare alla Playa e il voto favorevole del consiglio comunale, tenutosi il giorno prima. Nel corso della giornata di oggi, la vicenda ha registrato le reazioni del mondo politico e della società civile. E, come anticipato alla nostra testata dal vicepresidente Claudio Fava, la prossima settimana approderà in commissione nazionale antimafia. Eppure oggi, all’interno dell’aula consiliare del Comune di Catania, si registra un solo intervento pubblico, quello del consigliere d’opposizione Giuseppe Castiglione (Grande Catania).

«La mia posizione sul Pua è chiara e la esprimo da 18 anni», scrive Bianco in serata. Confermando come il piano originario abbia preso forma nel 1999, sotto una sua precedente sindacatura. «Sotto le successive amministrazioni, ha subito sostanziali modifiche che miravano ad aumento speculativo di cubatura e metteva a rischio lo sviluppo naturalistico. A queste variazioni mi sono puntualmente opposto», continua il primo cittadino nella nota. «Per questi motivi, nell’aprile del 2013, quando non ero ancora tornato alla responsabilità di sindaco, i consiglieri comunali a me vicini furono gli unici a non votare per il Pua a causa di queste modifiche peggiorative». Nelle righe inviate alla stampa, Bianco non spiega l’opportunità della telefonata a Ciancio né quale fosse quello che, secondo i carabinieri dei Ros, è «l’impegno assunto (da Bianco, ndr) nei suoi riguardi».

«Lei deve dare delle risposte alla città», dice Castiglione all’assessore alla Legalità Rosario D’Agata, sentito dalla procura in merito all’intercettazione e alla votazione sul Pua, il giorno prima della telefonata intercettata. Nel corso della quale è Ciancio a citare un non meglio specificato «D’Agata» che lo avrebbe fatto preoccupare per la poca chiarezza riguardo a una generica astensione. «Siamo garantisti – continua il consigliere – per questo chiediamo anche al sindaco di spiegare la ragione della chiamata a Ciancio». Nei sei minuti concessi all’assessore per rispondere alle interrogazioni, D’Agata arriva al punto, dopo avere chiarito le questioni sollevate riguardo a lampioni fulminati, strade dissestate, scuole malridotte. «Sulla variante al Pua ho agito con massima coerenza, sono estremamente sereno perché il mio voto non è stato favorevole». Cioè, come registra il verbale di quella seduta, un’astensione. «Non ho mai ricevuto pressioni. Tutte le carte sulle vicenda saranno inviate all’autorità nazionale anticorruzione», promette l’assessore.

Lontano dai microfoni dell’aula di Palazzo degli Elefanti, arrivano anche i commenti di altri consiglieri. «A Catania chiunque abbia fatto politica a un certo livello ha avuto rapporti con Ciancio, che è uno dei più grandi imprenditori siciliani – commenta il consigliere Manlio Messina – Non mi stupisco più di tanto». «Nessuno può avere dubbi o aspettarsi che non ci fossero dei rapporti – commenta Ludovico Balsamo – Non ho approfondito la vicenda, ma aspetto che la magistratura faccia il suo corso». «Non sono a conoscenza della notizia», dice Alessandro Porto, di Con Bianco per Catania. Mentre sul Pua il consigliere Niccolò Notarbartolo ha realizzato la sua tesi di laurea. «L’intercettazione può essere interpretata in mille modi, sembra che l’attuale assessore D’Agata fosse in Consiglio per astenersi appositamente – dice Notarbartolo, che conclude – Data la diffusione della notizia credo che il sindaco interverrà per spiegare l’accaduto». A chiamare «in aula il primo cittadino, insieme agli assessori chiamati in causa» è Sebastiano Anastasi, che ricorda «il clima pesantissimo nel quale si sono svolte le votazioni su argomenti relativi al Pua». Secondo il consigliere, sarebbe «il momento di fare chiarezza per dare tranquillità e serenità – e aggiunge – Fossi in D’Agata, sarei profondamente imbarazzato». 


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