Estorsione, Maniaci rinviato a giudizio «Contro Telejato anche querela Lo Voi»

«Perché chiude Telejato?». È la domanda del giorno, mentre si aspettava la decisione della giudice Gabriella Natale che ha rinviato a giudizio Pino Maniaci, finito nel vortice dell’operazione Kelevra insieme a nove presunti mafiosi della famiglia di Borgetto e Partinico. «Oggi un altro capitolo del canovaccio», dice l’avvocato Antonio Ingroia, legale di Maniaci insieme all’avvocato Bartolomeo Parrino. «Stamattina c’è stato il nostro discorso conclusivo, si sono svolte le nostre difese – continua Ingroia – Riteniamo incoerente la contestazione, perché non ci sono prove né di reati né tantomeno di estorsione, e perché andrebbe prosciolto già in udienza preliminare». I legali hanno mosso un appello alla giudice Natale, chiedendo un «atto di coraggio». Un appello alla funzione riparatrice della giustizia, «perché già Pino Maniaci di torti e condanne ne ha subiti in abbondanza, anche il solo fatto di essere coinvolto in questo processo, con questi coimputati e questa imputazione – aggiunge – Nella consapevolezza però che purtroppo la prassi vuole che l’udienza preliminare sia un’anticamera del processo e non un filtro, un casello autostradale per arrivare direttamente al dibattimento».

Ma in totale autonomia rispetto a quanto detto in aula dai suoi difensori, Maniaci ha chiesto di prendere anche lui la parola e di fare un suo personale appello alla giudice: «Ho chiesto di essere rinviato a giudizio – spiega il giornalista – Perché voglio che tutti gli attori coinvolti in questa vicenda vengano a testimoniare». Non si perde d’animo, Maniaci, e mantiene intatto il suo atteggiamento provocatorio. «Molto probabilmente ci sarà la verifica dibattimentale – dice anche l’avvocato Parrino – Nonostante sia chiaro che si tratta di un’udienza molto condizionata dal rapporto con la mediaticità e per il coinvolgimento anche di poteri di un certo tipo». «Penso anche al servizio che hanno realizzato Le Iene sui fatti di Caltanissetta – continua, riferendosi al servizio andato in onda domenica sera – Ci ritroviamo con soggetti implicati che sono stati anche protagonisti del nostro stesso processo, le cui implicazioni naturalmente non sono dirette ma che dovrebbero dare grandi spiegazioni».

Ma ad animare le ore di attesa in tribunale c’è soprattutto la preoccupazione per le sorti dell’emittente di Partinico, che ieri attraverso una nota scritta dalla redazione e un appello diffuso sui propri canali social ha annunciato la chiusura e l’eventuale vendita. Il motivo sarebbe la pioggia di querele che l’emittente riceve con sempre maggiore frequenza, e non più da semplilci cittadini, ma anche da uomini delle istituzioni. Fra questi c’è anche il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi, che ha querelato l’emittente Telejato per un articolo pubblicato a giugno dell’anno scorso. «Redigendo lo scritto solo apparentemente satirico, offendeva la reputazione del Procuratore della Repubblica di Palermo», si legge, e più avanti: «Lo offendeva nella propria reputazione personale, professionale e istituzionale, esponendo la persona offesa al ludibrio e al disprezzo dei lettori». «Si vuole mettere il bavaglio alla televisione, non sono piu nelle condizioni di scrivere liberamente», insiste il cronista.

«C’è una stanchezza da parte di Telejato e di Maniaci, che in particolare è legata all’attacco continuo attraverso le querele e le varie denunce che non sono più il diritto alla querela che solitamente viene esercitato, ma è qui lo strumento più subdolo e migliore per chiudere l’emittente», aggiunge anche l’avvocato Parrino, che rappresenta l’emittente. «E a questo dobbiamo anche annoverare querele mosse da esponenti del potere costituito, come quella del procuratore capo Lo Voi o di presidenti di altri tribunali, fatte contro personaggi che hanno rappresentato l’antimafia storica come Riccardo Orioles, che non fanno altro che dire “attenzione, quando toccate il potere, questo reagisce in maniera violenta”. Queste querele non ci preoccupano tuttavia, perché ci offrono la possibilità di aprire e far chiarezza sui fatti denunciati che sono oggetto della querela». Il legale si dice tranquillo, ma pone una riflessione: «Non è possibile ripensare un’antimafia così speculativa, senza però niente togliere all’antimafia che deve essere onorata e rispettata, perché se no prestiamo il fianco a chi vorrebbe buttare via tutto – dice – Però è anche vero che una gestione di questo tipo familiare e siciliana delle Misure di prevenzione non è tollerabile. Anche Leonardo Guarnotta, ex presidente del tribunale di Palermo, ci ha querelato e per cosa? Per aver fatto l’analisi di un fenomeno e aver raccontato un fatto storico, un comportamento, un atteggiamento? Allora a questo punto Crozza? E Fo?».


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