«Non ce ne sono angeli. Do ut des. Chiaro?». Un modo pragmatico di guardare la vita che Rosario Torrisi Rigano, ex amministratore unico della Società degli interporti siciliani (Sis), voleva che il figlio avesse ben chiaro. Oggetto della discussione tra i due l’assunzione della nuora nella Luigi Cozza trasporti. Non una semplice società privata ma l’azienda, colosso del trasporto su gomma, che nel 2020 ha ottenuto la concessione per nove anni – dal valore di quasi quattro milioni di euro – del polo logistico dell’Interporto di Catania. Struttura, quest’ultima, gestita dalla partecipata della Regione Sis, un tempo amministrata proprio dal pragmatico Torrisi Rigano.
Pubblico e privato che si incontrano in quella che, secondo i magistrati della procura di Catania, sarebbe stata una «commistione di ruoli e reciproci scambi di favori». Rigano e Cozza sono finiti entrambi agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione in un’inchiesta che abbraccia anche la politica. Ai domiciliari c’è pure l’ex deputato regionale Nino D’Asero mentre tra gli indagati compaiono l’ex assessore alle Infrastrutture Marco Falcone e l’ex vicepresidente della Regione Gaetano Armao.
L’indagine, partita da un esposto sindacale della Cgil e dal monitoraggio della dipendente-indagata Sis Cristina Sangiorgi – anche lei ai domiciliari – getta ombre anche sulla concessione del polo logistico alla Lct. Sangiorgi, mentre è intercettata, parla di gara «truccata». Scenario ricostruito dagli inquirenti anche attraverso la responsabile dell’ufficio gare e contratti della partecipata regionale. Dopo diversi bandi, andati deserti, sarebbero state decise a tavolino le modifiche all’avviso pubblico, così da raggiungere l’aggiudicazione. In una prima versione, quella del 2017, la gara prevedeva per esempio un affidamento per 25 anni per un valore di 24 milioni di euro, poi scesi a nove anni per 4 milioni di euro. «Mi sembrava una svendita di beni fatta con soldi pubblici», racconta agli inquirenti la responsabile dell’ufficio gare, sottolineando di avere espressamente detto di non volersi più occupare delle modifiche chieste dalla Regione. Alla fine della storia la concessione, con un rialzo dello 0,01 per cento, finisce all’unica azienda partecipante: la Lct. Nell’organigramma l’imprenditore Luigi Cozza non compare, con le quote in mano a una serie di parenti (non coinvolti nell’indagine, ndr), ma per gli investigatori sarebbe lui il vero dominus dell’operazione.
Già prima dell’ufficialità e per un periodo di circa sei mesi, la società di trasporti avrebbe avuto in uso gratuito tutta l’area oggetto della concessione. «Lui è già dentro da sei mesi e non ha pagato un euro, gli abbiamo regalato sei mesi di tempo», si lamentava l’assessore Falcone con Torrisi Rigano. Tra Cozza e Rigano ci sarebbe stata una relazione talmente fitta, secondo gli inquirenti, che l’obiettivo sarebbe stato quello di raggiungere «comuni o comunque condivisi obiettivi economico-commerciali», si legge nell’ordinanza. «Tu e io siamo…ormai dobbiamo ragionare come un’unica», diceva senza troppi giri di parole l’amministratore nominato dalla Regione all’imprenditore classe 1953. Tra i presunti favori c’è quello di un nullaosta che Torrisi Rigano avrebbe rilasciato per consentire alla società di trasporti la sublocazione commerciale di uno dei capannoni del polo logistico all’Eurospin. «Dovevo farlo io, l’ho fatto io», spiegava l’amministratore unico. Una volta ricevute le rassicurazioni sull’accordo, Torrisi Rigano avrebbe avanzato le proprie pretese: «Piglia ed è partita la telefonata. Non ce ne sono angeli. Do ut des, Chiaro?» spiegava al figlio. Dietro quelle parole, per i magistrati, ci sarebbe stata la contropartita: ossia l’assunzione della nuora nella società di trasporti. «La questione la tampino io con grande attenzione – diceva proprio Torrisi Rigano alla nuora – In silenzio, ma come vedi mi muovo». Attivismo che si concretizzerà con l’assunzione della donna, avvenuta il 26 agosto 2020.
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