L'ex presidente Anm potrebbe essere sentito come testimone. L'udienza si apre con il monito di una parte civile: «Il gup deve essere sobrio, attenzione alla terzietà». Soddisfatto invece il leader della Lega. «Decidevamo e festeggiavamo insieme». Guarda il video
Caso Gregoretti e Salvini, in aula tocca a Di Maio e Lamorgese «Mia linea sui migranti anche con Draghi». E torna Palamara
Alla fine sono andati via tutti soddisfatti. A partire da Matteo Salvini, oggi presente all’aula bunker di Bicocca per la terza udienza preliminare del caso Gregoretti, la nave della Guardia costiera a cui venne negato per diversi giorni lo sbarco nonostante ospitasse 131 migranti salvati nel Mediterraneo. Era l’estate 2009 e Salvini occupava la carica di ministro dell’Interno del primo governo Conte. Adesso è accusato di sequestro di persona e abuso d’ufficio. Oggi in aula, nelle vesti di testimoni, sono arrivati – sfuggendo a microfoni e telecamere – la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e l’ex vicepremier e attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Entrambi avrebbero confermato che la linea del governo, anche con il Conte II, sarebbe stata quella di dare priorità ai ricollocamenti dei migranti con l’aiuto dell’Europa. Confermando così la tesi difensiva del segretario del Carroccio, che ha sempre parlato di scelte condivise con tutto l’esecutivo gialloverde. «Ho sentito una ricostruzione corretta e coerente dei fatti – spiega Salvini – Quello che facevamo veniva fatto insieme e quando c’era da festeggiare lo facevamo insieme».
La testimonianza dei due ministri è stata apprezzata però anche dagli
avvocati delle parti civili. Le uniche figure che, di fatto, spingono affinché Salvini vada a processo, considerato che la procura di Catania ha già chiesto il non luogo a procedere. «Di Maio ha detto che venivano a conoscenza dell’avvenuto ordine di sbarco attraverso i tweet di Salvini», racconta l’avvocata Daniela Ciancimino di Legambiente riferendosi a quanto riferito in aula da uno dei leader del Movimento 5 stelle. «Lo ha detto in maniera chiara – aggiunge – la sua forza politica cercava sempre di sollecitare lo sbarco». Salvini in cuor suo ha detto chiaramente di volere chiudere quanto prima questa vicenda, rimarcando più volte le priorità del governo Draghi e la volontà di proseguire con le politiche dei rimpatri: «Questa politica arriva grazie alla nostra azione che ha ridotto il numero di morti e dispersi in mare, risvegliando l’Europa nei confronti dell’Italia che era considerata come un campo profughi».
Anche l’avvocata
Giulia Bongiorno, ex ministra nel governo Conte I e dall’inizio di questa vicenda legale di Salvini, mette l’accento sulle parole dei testimoni, specie su quelle di Lamorgese: «Le sue sono parole decisive – spiega ai cronisti l’avvocata – perché ha fatto presente una cosa che finora non era emersa e cioè che queste navi possono tenere a bordo i migranti per vari giorni proprio perché destinate a recuperarli». Tuttavia nave Gregoretti è stata specificatamente costruita e allestita per l’attività di vigilanza pesca. A precisa domanda su questo passaggio Bongiorno replica: «Poi è stata inserita tra le navi che secondo la legge potevano fare operazioni di ricerca e salvataggio». Resta il fatto che durante la permanenza a largo delle coste siracusane i migranti abbiano avuto a disposizione un solo bagno chimico.
La prossima udienza si svolgerà già a inizio marzo con la prevista audizione, sempre come testimone, dell’ambasciatore
Maurizio Massari. Così salvo sorprese. L’avvocato Corrado Giuliano, che rappresenta l’associazione Accoglirete, ha infatti svelato che è stata depositata richiesta, su cui il giudice Nunzio Sarpietro si riserverà di decidere, per convocare come testimone l’ex presidente dell’associazione nazionale magistrati Luca Palamara. Noto per avere svelato, anche con il libro Il Sistema, l’intreccio tra toghe e politica. «Non è una battuta – sottolinea il legale – anche perché c’è un passaggio in cui dice che Salvini aveva ragione ma andava fermato». «Palamara? Leggo il libro di sera e rabbrividisco», replica il senatore leghista. Tramontata, invece, l’iniziale ipotesi di una richiesta di ricusazione del giudice Sarpietro. Era stato proprio Giuliano, al suo arrivo a Bicocca, a chiedere sobrietà al capo ufficio gip del tribunale di Catania. Colpa delle sue dichiarazioni alla stampa dopo l’udienza del 28 gennaio scorso, tenutasi a palazzo Chigi. In quell’occasione il giudice, dopo avere ascoltato l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte, elogiò la deposizione davanti le telecamere.