Non più istigazione al suicidio ma omicidio volontario aggravato a carico di un indagato. Questo il cambiamento che ha portato alla decisione di riesumare il cadavere del 27enne siracusano Angelo De Simone, trovato impiccato nella veranda davanti alla sua abitazione, nel quartiere Bosco Minniti di Siracusa, il 16 febbraio del 2016.
L’ipotesi iniziale era stata quella di un suicidio. Poi la procura di Siracusa ha aperto un fascicolo d’inchiesta a carico di ignoti che potrebbero averlo spinto a compiere quel gesto. Intorno alle 12 di oggi ci sarà il conferimento dell’incarico al medico legale Giuseppe Ragazzi, nella stessa mattinata di oggi la salma di De Simone (che si trova nel cimitero comunale di Siracusa) verrà estumulata e per il primo pomeriggio è già prevista una tac e poi l’autopsia all’ospedale Cannizzaro di Catania.
«Dopo l’opposizione alle due richieste di archiviazione – spiega a MeridioNews l’avvocato David Buscemi che assiste la famiglia De Simone – Avevamo chiesto la riesumazione del cadavere per un approfondimento della perizia medico-legale dell’epoca e anche – continua il legale – che venisse ascoltato il collaboratore di giustizia che aveva raccontato agli inquirenti delle confidenze che gli avrebbe fatto un detenuto proprio su questo delitto». Intanto è cambiato il pubblico ministero e le indagini più recenti sono state dirette dal sostituto procuratore Gaetano Bono e coordinate dalla procuratrice Sabrina Gambino.
L’attuale indagato per omicidio volontario aggravato è uno dei soggetti che era stato interessato anche dall’operazione antidroga Bronx che, il 20 febbraio del 2018, ha smantellato una piazza di spaccio (cocaina, hashish e marijuana) nel quartiere Mazzarrona, nella zona conosciuta appunto come il Bronx. Dodici persone arrestate per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti.
Si continua a provare a fare luce su una morte che, sin da subito, era apparsa «strana» a molti, soprattutto tra i familiari e gli amici del giovane tifoso del Siracusa Calcio. «Sono tanti i dubbi che, già dal momento del ritrovamento del corpo di Angelo – aveva spiegato a Meridionews Davide Ganci, uno degli amici più intimi della vittima – ci hanno fatto pensare che non si trattasse di suicidio: i lacci usati che, però, non mancano da nessuna delle scarpe in casa, il nodo alla marinara che è difficile da fare considerando che Angelo non sapeva nemmeno allacciarsi bene le scarpe». Nessun racconto che avesse fatto presagire una scelta simile, nessun biglietto di addio a spiegarne le cause ed «è assurdo – aveva commentato l’amico – che il padre di un bambino (che all’epoca aveva quattro anni) non pensi di lasciare due parole per il figlio che, fra l’altro, aveva chiamato mezz’ora prima con la promessa che l’indomani avrebbero trascorso insieme l’intera giornata».
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