Case dell’acqua, è boom nel Catanese L’ambiente ringrazia, i privati pure

In principio fu Aci Bonaccorsi. L’unico centro siciliano insieme a Collesano, in provincia di Palermo, a rientrare nell’associazione dei comuni virtuosi d’Italia. Un obiettivo raggiunto anche grazie alla prima Casa dell’acqua del Catanese, installata nel 2010. Venti litri di naturale e altrettanti di gasata alla settimana gratis per i residenti che si munivano di apposita card. Tutti ad approviggionarsi di acqua pubblica, filtrata, refrigerata e controllata periodicamente: via la plastica, spazio alle bottiglie di vetro. Un successo. «Nel periodo estivo sono stati erogati in media 2.500 litri di naturale e mille di gasata, in inverno si è scesi rispettivamente a 1.300 e 600 litri», fa i conti Marcello Franceschini che, con la sua società New Ecotecnica, cura la manutenzione dell’impianto per conto del Comune. Ad Aci Bonaccorsi, comune di tremila anime con 1.300 nuclei famigliari, più di un abitante su due possedeva la card per accedere all’acqua gratis. In totale quasi 1.800 schede. Non tutti però erano residenti del comune dell’Acese. «Non riuscivamo più a sostenere i costi; a seguito dei tagli di Stato e Regione su qualcosa dovevamo intervenire», spiega il sindaco del centro etneo Mario Alì. A partire dall’1 gennaio del 2014, il Comune ha quindi introdotto il pagamento di dieci euro per il rinnovo della card. «Ma ad oggi meno del 40 per cento di quei 1.800 utenti ha rinnovato», sottolinea Franceschini.

Aci Bonaccorsi, capofila dei comuni etnei nel servizio di erogazione dell’acqua, si è dunque avvicinato al sistema adottato dagli altri centri del Catanese che nell’ultimo anno ne hanno seguito l’esempio, inserendo però un costo minimo al litro. Tra giugno e dicembre due Case dell’acqua sono state installate ad Acireale, nelle frazioni di Guardia e di Piano d’Api, a settembre è stata la volta di Caltagirone, a dicembre di Mascalucia e da qualche giorno si è aggiunta Zafferana. Gare d’appalto sono state già espletate, o sono in fase avanzata, a San Giovanni La Punta, Ramacca, Motta Sant’Anastasia, Nicolosi, Tremestieri Etneo e San Gregorio. Ovunque l’acqua si paga. Poco, ma si paga: tra i 3 e i 5 centesimi a litro quella naturale, tra i 5 e gli 8 centesimi quella gasata.

Un boom – tardivo rispetto al resto d’Italia dove il servizio funziona già da circa sette, otto anni – in cui i privati si inseriscono, in collaborazione e in parte sostituendosi ai Comuni che si ritrovano con le casse vuote o, addirittura, in pre-dissesto. «E’ un’anomalia dei nostri territori, al Nord queste strutture sono gestite dalle amministrazioni comunali», spiega Paolo Buda, titolare della ditta Etica-Mente, che controlla la Casa dell’acqua di Caltagirone. Un investimento iniziale di 30mila euro che l’amministrazione della cittadina del Calatino non avrebbe potuto sostenere, viste le difficoltà economiche. «Avevo previsto di recuperare l’investimento in due anni ma, considerato come stanno andando le cose, la stima è scesa a 18 mesi», aggiunge Buda.

Il servizio infatti ha avuto un’ottima risposta, consentendo un risparmio ai cittadini e vantaggi all’ambiente. In soli quattro mesi, da settembre a dicembre, a Caltagirone è stata calcolata una riduzione di 4,5 tonnellate di plastica. L’80 per cento dei cittadini che si appovvigiona alle Case dell’acqua utilizza infatti bottiglie di vetro, anche perché l’erogazione automatica corrisponde alla capacità di un litro o, in alcuni casi, mezzo litro. Discorso diverso per Aci Bonaccorsi, dove l’amministrazione tre anni fa affrontò un investimento di circa 50mila euro per realizzare la struttura, che resta di proprietà comunale. «Spendiamo ogni anno 11mila euro per la manutenzione – spiega il sindaco Alì – Contiamo di recuperare o ammortizzare queste spese facendo pagare i dieci euro annuali per la card». Mentre a Zafferana è stato introdotto un sistema di premialità legato alla raccolta differenziata: per ogni chilo di carta, plastica, vetro o altro materiale che i cittadini porteranno nell’isola ecologica, verrà regalato loro un centesimo da poter spendere alla casa dell’acqua.

Ma come funziona il servizio? L’acqua è la stessa che arriva nei rubinetti di tutte le abitazioni, proveniente dagli acquedotti comunali. Ma è microfiltrata, purificata dal cloro, refrigerata, controllata batteriologicamente con frequenti analisi e gasata. Ogni residente può chiedere la card che ha un costo di attivazione variabile: gratis a Caltagirone, con 5 euro di bonus, a Zafferana e ad Acireale, dove i primi 100 litri sono senza costi per i cittadini; dieci euro ad Aci Bonaccorsi senza ulteriori spese; 15 euro a Mascalucia con un bonus iniziale di 500 litri d’acqua pari a 25 euro. In quest’ultimo comune la card è personalizzata e legata al codice fiscale. «In questo modo – spiega Francesco Maugeri, uno dei soci della ditta Fontenuova che gestisce il servizio – possiamo monitorare i dati di consumo e in futuro i cittadini più virtuosi potrebbero usufruire, ad esempio, di sconti sulla spazzatura». A Mascalucia Casablu è aperta 24 ore su 24 e in meno di un mese sono già 250 gli utenti registrati. Ovunque c’è un limite di approvvigionamento: dodici litri per ogni turno a Caltagirone, 30 litri a Mascalucia, 20 litri alla settimana a Zafferana, 40 litri alla settimana ad Aci Bonaccorsi.

Discorso diverso nel comune di Acireale, dove non si può parlare di vere e proprie case dell’acqua perché manca il servizio di microfiltraggio, gasatura e raffreddamento: al posto delle fontanelle pubbliche è stato semplicemente aggiunto un sistema di dosaggio. Cosa cambia rispetto all’acqua che esce dai rubinetti di casa? «Niente, è la stessa, solo che è più vicina al pozzo», ammettono dalla Sogip, la società municipalizzata che ha realizzato l’impianto insieme al Comune. Ma dopo i primi 100 litri, i cittadini devono pagare 5 centesimi a litro. Secondo un operatore del settore, per le aziende private che si occupano del servizio, il costo di gestione dell’acqua si aggira su 1,5 centesimi a litro per la naturale e 1,52 per la gasata. Considerando 5 centesimi il prezzo medio di vendita per la naturale e 7 centesimi per la gasata, il guadagno si aggirerebbe rispettivamente sui 3,5 centesimi e i 5 centesimi a litro.

Nei mesi scorsi il Movimento Cinque Stelle di Mascalucia aveva criticato l’iniziativa parlando di privatizzazione. «Come abbiamo dimostrato nella campagna Adotta una fontanellal’acqua delle fontanelle pubbliche è di ottima qualità ed è controllata. Il servizio di potabilizzazione è già pagato nelle nostre bollette. Non vediamo quindi la necessità, né quantomeno il vantaggio di questo progetto», scrivevano in una nota. «Per noi è un servizio, non ha senso parlare di privatizzazione – concludono i titolari di CasaBlu – paghiamo l’acqua, la trattiamo e la vendiamo con un servizio aggiuntivo».


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Il primo a realizzare un impianto per l'acqua pubblica potabile, filtrata e gasata, fu Aci Bonaccorsi nel 2010. Nell'ultimo anno anche Caltagirone, Mascalucia e Acireale hanno seguito l'esempio e, di recente, Zafferana. Nei prossimi mesi sarà la volta di numerosi altri centri della provincia di Catania. Un fenomeno che in altre regioni d'Italia è gestito dai Comuni, ma che in Sicilia, a causa delle difficoltà economiche delle amministrazioni, è affidato ai privati. «Per noi è un servizio», spiegano i titolari delle ditte. Con un grande risparmio di plastica. Guarda la mappa della Case dell'Acqua

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