Foto di Gyula Záborszky

La Casa del mutilato di Catania diventerà un museo: dopo sei anni, il bando da 640mila euro

Una procedura – non senza incidenti di percorso – che prevede la consultazione preventiva delle offerte di almeno cinque operatori selezionati. Passano da questo bando i lavori per il restauro e l’adattamento a spazio museale della Casa del Mutilato di Catania, struttura storica nella centrale piazza Vincenzo Bellini, chiusa da circa vent’anni. La scadenza per la presentazione delle proposte era inizialmente fissata per il 27 novembre, salvo poi slittare all’indomani. Ma la Soprintendenza dei Beni culturali di Catania, stazione appaltante dell’opera, ha dovuto rivedere ulteriormente i propri piani. A causa di un problema tecnico nella consultazione della banca dati nazionale dei contratti pubblici, piattaforma online gestita dall’Autorità nazionale anticorruzione.

Il futuro del bando per la Casa del mutilato

Un malfunzionamento, quello della banca dati Anac, che ha reso necessario l’annullamento della procedura etnea. E una nuova pubblicazione in scadenza nei primi giorni di dicembre, per un contratto dal valore di 640mila euro. Invitate a presentare la loro proposta sono la Cavarra Vincenzo srl di Noto, la Ma.Ge.Co di Catania, Mazzone srl e Sciuto Costruzione di Nicolosi e, infine, la Sincol di San Giovanni La Punta. Un giro di boa – ulteriori intoppi esclusi – che arriva a distanza di sei anni dall’inserimento del bene nel patrimonio immobiliare della Regione Siciliana. Con la scelta dell’allora presidente Nello Musumeci di esercitare il diritto di prelazione sull’immobile di interesse storico. Per trasformarlo in spazio culturale. E, in questi anni, la Regione – attraverso l’assessorato ai Beni culturali – si è tenuta pronta con l’istallazione di un impianto di videosorveglianza, dal costo di circa seimila euro, e dei lavori urgenti di messa in sicurezza.

Dall’idea di un albergo all’abbandono del bene

Foto di Andrea Sciavarello

L’immobile, progettato dall’ingegnere Ercole Fischetti e inaugurato nel 1939, si affaccia su piazza Vincenzo Bellini, di fronte al teatro Massimo etneo. Con un secondo ingresso in via del Mutilato. Un nome non casuale, trattandosi di una struttura celebrativa per quanti portavano sul proprio corpo i segni della partecipazione alla prima Guerra mondiale e alla campagna d’Africa. Nella parte alta della facciata si trovano sei statue realizzate dagli scultori Salvatore Juvara, Giuseppe d’Angelo e Salvo Giordano. Sei fanti che rimandano ad altri passaggi bellici di ispirazione ed epoca fascista: la campagna d’Etiopia del 1889, la conquista della Libia nei primi del Novecento, la prima Guerra mondiale, la marcia su Roma, l’annessione dell’Etiopia nel 1936 e la guerra di Spagna del 1937. Per anni l’immobile è stato la sede dell’associazione nazionale Mutilati e invalidi di guerra, salvo poi essere dismesso nel 2006 e acquistato da una società privata.

A rilevare la struttura è allora l’imprenditore Santo Campione, avvocato ed ex braccio destro del cavaliere del lavoro Mario Rendo. L’obiettivo, come raccontato negli anni scorsi dal figlio dell’imprenditore – deceduto nel 2015 – era quello di allestire un percorso museale al piano terra e trasformare le stanze dei piani superiori in un albergo. Iniziava così una lunga battaglia burocratica con l’allora provincia di Catania guidata da Raffaele Lombardo. Che sulla struttura voleva esercitare il diritto di prelazione per trasformarla in una galleria d’arte moderna e contemporanea. Alla fine, l’immobile è rimasto in abbandono e chiuso per anni. Almeno fino al 2020, quando è entrata in scena la Regione. Adesso, il bando apre un nuovo capitolo per la storia della Casa del mutilato etnea.


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