Durante la prima giornata importante visita all'impresa sottratta nel 2000 al boss Vincenzo Virga. Dopo nove anni di lotte contro la burocrazia e la stessa Cosa Nostra, i dipendenti si sono riuniti in una cooperativa e hanno salvato il posto di lavoro con un progetto fondato sulla legalità. Il messaggio ai colleghi della Riela group: «Alzate la voce». Guarda il video
Carovana antimafie, prima tappa a Trapani Il caso vincente della Calcestruzzi Ericina
È una delle pochissime imprese confiscate alla mafia che è riuscita a risorgere, mantenersi attiva e garantire lavoro a tredici persone. La Calcestruzzi Ericina Libera, alle porte di Trapani, è stata sequestrata definitivamente nel giugno del 2000 e la storia dei suoi lavoratori è stata protagonista durante la prima giornata siciliana della Carovana antimafie in corso in questi giorni. Il bene faceva parte del patrimonio del boss mafioso Vincenzo Virga e solo dopo nove anni di battaglie burocratiche l’azienda è stata consegnata alla cooperativa formata dagli ex dipendenti.
Cosa Nostra ha cercato di rimettere le mani sull’azienda, come accaduto nel Catanese con la Riela group. Ma, al contrario di quanto successo dall’altra parte dell’isola, la Calcestruzzi Ericina ha affondato le sue radici su un terreno solido e oltre alle associazioni locali e alla società civile, anche l’ex prefetto Fulvio Sodano si è dimostrato a più riprese infaticabile difensore del progetto. Grazie a questa felice sinergia tra forze dell’ordine, magistratura e lavoratori, l’azienda è anche cresciuta a livello imprenditoriale, con un sistema di lavorazione degli scarti tra i più innovativi nel Paese.
«Si fa fatica, complice la crisi», riconosce il presidente della cooperativa Giacomo Messina. «Abbiamo anche difficoltà a vendere non in nero. Perdiamo una fetta di mercato», ma la volontà di imporre la legalità è più forte di qualsiasi miraggio di guadagni un po’ più facili. Ai colleghi catanesi in difficoltà, il presidente dellazienda trapanese invia un messaggio di speranza: «Non abbattetevi e alzate la voce».