Per anni su quel mistero si sono concentrate indagini, inchieste, timori per gli effetti sulla salute e la preoccupazione per i seri danni economici. I carabinieri, però, sembrano aver risolto l’inquietante interrogativo degli incendi di Canneto di Caronia, in provincia di Messina. A provocarli nessun effetto collaterale dell’elettromagnetismo, né un’altra causa misteriosa. Ad appiccare dal 2004 il fuoco sarebbe stato un giovane 26enne, Giuseppe Pezzino, che oggi si trova agli arresti domiciliari. Un avviso di garanzia è stato spiccato anche per il padre, Nino, presidente del comitato locale dei residenti della frazione messinese che chiedevano aiuti economici per affrontare la situazione.
Secondo gli inquirenti i roghi – scoppiati sempre negli stessi luoghi – sarebbero stati causati da Giuseppe Pezzino con la complicità del padre. Quest’ultimo, nel frattempo, aveva riunito i concittadini in un gruppo civico che chiedeva l’intervento delle istituzioni per coprire le spese sostenute dai cannetani, alcuni dei quali per la disperazione sono anche stati costretti a lasciare le proprie abitazioni. Il 26enne già dallo scorso ottobre era indagato con l’accusa di aver dato fuoco ad alcuni oggetti in casa cercando di farli rientrare nella categoria degli incendi misteriosi.
Negli ultimi dieci anni sono state numerose le ipotesi avanzate per spiegare il fenomeno. Dall’elettromagnetismo proveniente dal mare alla dispersione di corrente dalla vicina rete ferroviaria. Alcune teorie lasciavano spazio all’intervento di poltergeist e anche oggetti volanti non identificati. Con un’apposito decreto, dal 2005 è stata creata una commissione formata da esperti della protezione civile nazionale e dalla Regione. Una sorta di tavolo tecnico che ha previsto anche un impegno di spesa. Pochi mesi fa, a ottobre, il consiglio dei ministri ha avviato una nuova commissione – presieduta dal capo della protezione civile Franco Gabrielli – e composta dai rappresentanti dei ministeri di Interni, Difesa, Ambiente e Salute.
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